Prendersi cura dei beni comuni – ad esempio piazze, giardini, scuole, sentieri, beni culturali – come se fossero cose proprie. Perché, se ci pensiamo bene, le cose di tutti sono anche nostre.
Questo è il pensiero forte che sta alla base dell’azione di tante persone, di tutte le età, che, in tutta Italia e anche a Genova, hanno deciso di dedicare un po’ del loro tempo libero alla cura di qualcosa che non è di loro esclusiva proprietà, ma è di tutti.
Questa è “l’amministrazione condivisa”, un modo nuovo di intendere la convivenza civile, di vedere la cura della cosa pubblica anche come un momento di crescita del senso di coesione sociale.
Giovedì 21 luglio Gregorio Arena, presidente dell’associazione Labsus, “Laboratorio per la sussidiarietà”, impegnato da anni sul tema della amministrazione condivisa dei beni comuni nelle amministrazioni locali, è stato ospite del Comune di Genova.
Nel corso della mattina ha incontrato il sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali - Monica Russo, Nadia Canepa, Barbara Comparini e Lucio Padovani – che hanno proposto una delibera di iniziativa consiliare per l’adozione di un “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini ed istituzioni per la cura, la gestione e la rigenerazione in forma condivisa dei beni comuni urbani”.
Questo provvedimento, i cui contenuti sono ora sottoposti al parere dei Municipi, delle commissioni consiliari e saranno poi portati al vaglio del Consiglio comunale, riconosce ai cittadini una capacità autonoma di azione per l’interesse generale e dispone che le istituzioni ne sostengano gli sforzi.
La norma mette a disposizione dei cittadini attivi e degli uffici comunali e municipali i cosiddetti “patti di collaborazione”, strumento principale di condivisione degli obiettivi e delle modalità per le azioni previste.
«Il regolamento per l’amministrazione condivisa – spiega Gregorio Arena, professore di Diritto Amministrativo all’Università di Trento e dell’associazione Labsus,– rappresenta un nuovo modo per amministrare. Consente ai cittadini che vogliono partecipare attivamente alla cura del bene comune di poterlo fare in sicurezza. E’ uno strumento che tutela sia loro sia i dirigenti comunali: toglie responsabilità ai funzionari e libera energie».
Questo non vuol dire che le istituzioni sono esonerate dai loro compiti di cura e tutela, ma che si lavora insieme, su piani paralleli.
«Il punto fondamentale – sottolinea Arena – non è tanto la manutenzione, quanto come il lavorare insieme per un obiettivo comune aiuti a (ri)costruire il senso di comunità. E’ un modo formidabile per uscire dalla solitudine in cui spesso si vive in città, ci si dà fiducia. Ecco, questa è la sfida da vincere: recuperare il senso di fiducia nel futuro, senza il quale la crisi economica avrà vinto e noi saremo stati sconfitti».
Il regolamento ha solo 26 articoli, ma «incrocia un fenomeno straordinario che abbiamo incontrato in tutta Italia e anche a Genova: nostri concittadni che vogliono essere parte attiva nella vita della città, che vogliono prendersi cura delle cose comuni come se fossero proprie. Questo è un cambiamento di paradigma straordinario. Spero che il prossimo anno ci si possa incontrare per fare un primo bilancio e renderci conto di quante energie questo regolamento è stato in grado di liberare».
Nel pomeriggio, Arena ha visitato la Casa di Quartiere del Lagaccio, inaugurata recentemente nell’ex caserma Gavoglio. Uno spazio restituito recentemente al quartiere e alla città. Il percorso seguito in questa occasione costituisce un esempio concreto dei principi di amministrazione condivisa: cittadinanza attiva, riuso temporaneo degli spazi pubblici, condivisione nella cura e rigenerazione del quartiere da parte di una comunità, ruolo di facilitazione da parte delle istituzioni.
Proprio questa importante esperienza è la migliore testimonianza di come «i cittadini possono diventare soggetti attivi in rapporto con il Comune superando il ruolo di amministrati - osserva il sindaco di Genova Marco Doria - le esperienze in corso, come questa della ex Gavoglio, dimostrano che anche a Genova esistono le risorse per realizzare l’obiettivo. Per far funzionare questo modello di gestione della cosa pubblica occorre che i cittadini si assumano una parte di responsabilità su temi di interesse generale e che i dipendenti comunali siano adeguatamente formati e motivati».
A questo proposito, dopo l'incontro con gli amministratori comunali, Arena ha tenuto un seminario informativo rivolto a dirigenti e funzionari del Comune.
Questo è il pensiero forte che sta alla base dell’azione di tante persone, di tutte le età, che, in tutta Italia e anche a Genova, hanno deciso di dedicare un po’ del loro tempo libero alla cura di qualcosa che non è di loro esclusiva proprietà, ma è di tutti.
Questa è “l’amministrazione condivisa”, un modo nuovo di intendere la convivenza civile, di vedere la cura della cosa pubblica anche come un momento di crescita del senso di coesione sociale.
Giovedì 21 luglio Gregorio Arena, presidente dell’associazione Labsus, “Laboratorio per la sussidiarietà”, impegnato da anni sul tema della amministrazione condivisa dei beni comuni nelle amministrazioni locali, è stato ospite del Comune di Genova.
Nel corso della mattina ha incontrato il sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali - Monica Russo, Nadia Canepa, Barbara Comparini e Lucio Padovani – che hanno proposto una delibera di iniziativa consiliare per l’adozione di un “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini ed istituzioni per la cura, la gestione e la rigenerazione in forma condivisa dei beni comuni urbani”.
Questo provvedimento, i cui contenuti sono ora sottoposti al parere dei Municipi, delle commissioni consiliari e saranno poi portati al vaglio del Consiglio comunale, riconosce ai cittadini una capacità autonoma di azione per l’interesse generale e dispone che le istituzioni ne sostengano gli sforzi.
La norma mette a disposizione dei cittadini attivi e degli uffici comunali e municipali i cosiddetti “patti di collaborazione”, strumento principale di condivisione degli obiettivi e delle modalità per le azioni previste.
«Il regolamento per l’amministrazione condivisa – spiega Gregorio Arena, professore di Diritto Amministrativo all’Università di Trento e dell’associazione Labsus,– rappresenta un nuovo modo per amministrare. Consente ai cittadini che vogliono partecipare attivamente alla cura del bene comune di poterlo fare in sicurezza. E’ uno strumento che tutela sia loro sia i dirigenti comunali: toglie responsabilità ai funzionari e libera energie».
Questo non vuol dire che le istituzioni sono esonerate dai loro compiti di cura e tutela, ma che si lavora insieme, su piani paralleli.
«Il punto fondamentale – sottolinea Arena – non è tanto la manutenzione, quanto come il lavorare insieme per un obiettivo comune aiuti a (ri)costruire il senso di comunità. E’ un modo formidabile per uscire dalla solitudine in cui spesso si vive in città, ci si dà fiducia. Ecco, questa è la sfida da vincere: recuperare il senso di fiducia nel futuro, senza il quale la crisi economica avrà vinto e noi saremo stati sconfitti».
Il regolamento ha solo 26 articoli, ma «incrocia un fenomeno straordinario che abbiamo incontrato in tutta Italia e anche a Genova: nostri concittadni che vogliono essere parte attiva nella vita della città, che vogliono prendersi cura delle cose comuni come se fossero proprie. Questo è un cambiamento di paradigma straordinario. Spero che il prossimo anno ci si possa incontrare per fare un primo bilancio e renderci conto di quante energie questo regolamento è stato in grado di liberare».
Nel pomeriggio, Arena ha visitato la Casa di Quartiere del Lagaccio, inaugurata recentemente nell’ex caserma Gavoglio. Uno spazio restituito recentemente al quartiere e alla città. Il percorso seguito in questa occasione costituisce un esempio concreto dei principi di amministrazione condivisa: cittadinanza attiva, riuso temporaneo degli spazi pubblici, condivisione nella cura e rigenerazione del quartiere da parte di una comunità, ruolo di facilitazione da parte delle istituzioni.
Proprio questa importante esperienza è la migliore testimonianza di come «i cittadini possono diventare soggetti attivi in rapporto con il Comune superando il ruolo di amministrati - osserva il sindaco di Genova Marco Doria - le esperienze in corso, come questa della ex Gavoglio, dimostrano che anche a Genova esistono le risorse per realizzare l’obiettivo. Per far funzionare questo modello di gestione della cosa pubblica occorre che i cittadini si assumano una parte di responsabilità su temi di interesse generale e che i dipendenti comunali siano adeguatamente formati e motivati».
A questo proposito, dopo l'incontro con gli amministratori comunali, Arena ha tenuto un seminario informativo rivolto a dirigenti e funzionari del Comune.