Un'assemblea e poi la decisione: recarsi nella sede centrale di Vimercate (Monza) per consegnare una lettera al Presidente della divisione Reti e fibre ottiche, James Watt, della multinazionale cui appartengono, dicendo in sostanza che non ci stanno ad essere trattati come pacchi postali. Quindi presidio e volantinaggio per chiedere la solidarietà dei cittadini. Detto fatto. I 62 ingegneri del centro di ricerca genovese Alcatel Lucent - centro di eccellenza nelle telecomunicazioni e nella realizzazione di apparati per Internet, ai quali l'azienda ha comunicato la chiusura per fine gennaio, al pari delle altre 15 sedi già dismesse in tutto il mondo, se non troverà società disposte ad “assorbirli” – hanno realizzato la manifestazione martedì scorso, 20 dicembre, ed è stata un successo. Dalla multinazionale – 80 mila dipendenti nel mondo, 2 mila solo in Italia e un migliaio nella sede centrale di Vimercate - ancora nessuna risposta.
Sulla vicenda della Alcatel Lucent, il 22 novembre scorso si era espresso anche il Consiglio comunale di Genova: dopo un incontro di una delegazione dei lavoratori con l'assessore alle politiche del lavoro Mario Margini, e un'informativa ai consiglieri, era stato approvato un ordine del giorno.
Alcuni delegati aziendali della Alcatel Lucent ci hanno fatto pervenire una cronaca della manifestazione di Vimercate, che volentieri pubblichiamo. Eccola.
(g.san.)
* * *
Ieri giornata di sciopero. Levataccia e partenza in pullman per Vimercate. Tanti dubbi aleggiano prima dell’alba. Saremo solo un gruppo di illusi?
Il programma in effetti era ambizioso ma gli eventi non ci hanno deluso. Anzi.
Volantinaggio ai tornelli, con distribuzione di focaccia ai colleghi che entrano frettolosi e infreddoliti. Ci danno una mano i delegati RSU di Vimercate. Quasi assiderati accogliamo lo spuntare del sole. Intanto abbiamo già distribuito decine di volantini che parlano di una realtà scomoda: l’insediamento della nostra azienda in Italia è sotto la scure dei tagli. Meno siti, meno occupati e la dirigenza canadese che ci dà un bel calcio nel di dietro.
Si chiacchiera con quelli che stanno entrando e che conosciamo meglio. Fino a quando non ci hanno visti ai tornelli eravamo un sito in chiusura, ora siamo degli uomini nei guai.
L’assemblea è gremita. Per fortuna. Ci saranno cinquecento persone, almeno. Ci sono interventi da parte dei sindacalisti presenti. La platea è silenziosa. Ascolta e applaude con discrezione. Chissà se il messaggio sta passando: noi a Genova stiamo inseguendo gli eventi, cercando di cambiare marcia all’occorrenza. Lottando un filo sopra le righe e le regole. Voi qua dovreste cominciare la resistenza già da ora. Piazziamo lì a sorpresa l’idea del corteo interno alla sede. Per scuotere un po’ i colleghi. La RSU di Vimercate sembra cogliere al volo l’occasione della nostra presenza e ci trascinano in giro per i reparti. Ci affidiamo a megafono e fischietti. Il frastuono non ci permette di parlare mentre intravediamo facce attonite che seguono il nostro passaggio. Siamo un fiume in piena e rompiamo gli argini.
Non si sa come ci ritroviamo nell’ufficio del capo della nostra divisione. Lui ci guarda quasi spaventato e cala un silenzio strano. «Siamo qui per dimostrarle la nostra contrarietà e abbiamo una lettera da consegnarle. Spiega il perché proprio non riusciamo a capire cosa stiate combinando in Italia».
Alla fine riportiamo a Genova la soddisfazione dei ringraziamenti dei colleghi di Vimercate. Se c’era un modo per far germogliare qualcosa di buono dalla nostra situazione lo abbiamo trovato.
Dall’incontro di martedì scorso al Ministero dello Sviluppo economico sapevamo che l’azienda non accetta incentivi dalle istituzioni e non vuole farsi partecipe delle ambizioni genovesi all’eccellenza tecnologica. Ottusamente taglia.
Parliamo lingue diverse e il tempo stringe. Non possiamo riposarci neanche un’ora. Non possiamo che impegnarci per agevolare e monitorare la ricerca di un buon acquirente per il nostro gruppo. Il 24 gennaio è in programma un ulteriore incontro al Ministero. Abbiamo l’impegno dell’azienda a fornirci in quella sede una soluzione per la nostra cessione. Tutti speriamo che non sia un “aut aut” ma un inizio di trattativa.
Sarebbe bello arrivare con qualche proposta alternativa che tuteli il nostro know how. Ci dobbiamo lavorare.
Dopo la trasferta si torna a giocare in casa...
Antonio Tosi
Massimiliano Omero
Aldo Perasso
RSU Alcatel Lucent Genova
Sulla vicenda della Alcatel Lucent, il 22 novembre scorso si era espresso anche il Consiglio comunale di Genova: dopo un incontro di una delegazione dei lavoratori con l'assessore alle politiche del lavoro Mario Margini, e un'informativa ai consiglieri, era stato approvato un ordine del giorno.
Alcuni delegati aziendali della Alcatel Lucent ci hanno fatto pervenire una cronaca della manifestazione di Vimercate, che volentieri pubblichiamo. Eccola.
(g.san.)
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Ieri giornata di sciopero. Levataccia e partenza in pullman per Vimercate. Tanti dubbi aleggiano prima dell’alba. Saremo solo un gruppo di illusi?
Il programma in effetti era ambizioso ma gli eventi non ci hanno deluso. Anzi.
Volantinaggio ai tornelli, con distribuzione di focaccia ai colleghi che entrano frettolosi e infreddoliti. Ci danno una mano i delegati RSU di Vimercate. Quasi assiderati accogliamo lo spuntare del sole. Intanto abbiamo già distribuito decine di volantini che parlano di una realtà scomoda: l’insediamento della nostra azienda in Italia è sotto la scure dei tagli. Meno siti, meno occupati e la dirigenza canadese che ci dà un bel calcio nel di dietro.
Si chiacchiera con quelli che stanno entrando e che conosciamo meglio. Fino a quando non ci hanno visti ai tornelli eravamo un sito in chiusura, ora siamo degli uomini nei guai.
L’assemblea è gremita. Per fortuna. Ci saranno cinquecento persone, almeno. Ci sono interventi da parte dei sindacalisti presenti. La platea è silenziosa. Ascolta e applaude con discrezione. Chissà se il messaggio sta passando: noi a Genova stiamo inseguendo gli eventi, cercando di cambiare marcia all’occorrenza. Lottando un filo sopra le righe e le regole. Voi qua dovreste cominciare la resistenza già da ora. Piazziamo lì a sorpresa l’idea del corteo interno alla sede. Per scuotere un po’ i colleghi. La RSU di Vimercate sembra cogliere al volo l’occasione della nostra presenza e ci trascinano in giro per i reparti. Ci affidiamo a megafono e fischietti. Il frastuono non ci permette di parlare mentre intravediamo facce attonite che seguono il nostro passaggio. Siamo un fiume in piena e rompiamo gli argini.
Non si sa come ci ritroviamo nell’ufficio del capo della nostra divisione. Lui ci guarda quasi spaventato e cala un silenzio strano. «Siamo qui per dimostrarle la nostra contrarietà e abbiamo una lettera da consegnarle. Spiega il perché proprio non riusciamo a capire cosa stiate combinando in Italia».
Alla fine riportiamo a Genova la soddisfazione dei ringraziamenti dei colleghi di Vimercate. Se c’era un modo per far germogliare qualcosa di buono dalla nostra situazione lo abbiamo trovato.
Dall’incontro di martedì scorso al Ministero dello Sviluppo economico sapevamo che l’azienda non accetta incentivi dalle istituzioni e non vuole farsi partecipe delle ambizioni genovesi all’eccellenza tecnologica. Ottusamente taglia.
Parliamo lingue diverse e il tempo stringe. Non possiamo riposarci neanche un’ora. Non possiamo che impegnarci per agevolare e monitorare la ricerca di un buon acquirente per il nostro gruppo. Il 24 gennaio è in programma un ulteriore incontro al Ministero. Abbiamo l’impegno dell’azienda a fornirci in quella sede una soluzione per la nostra cessione. Tutti speriamo che non sia un “aut aut” ma un inizio di trattativa.
Sarebbe bello arrivare con qualche proposta alternativa che tuteli il nostro know how. Ci dobbiamo lavorare.
Dopo la trasferta si torna a giocare in casa...
Antonio Tosi
Massimiliano Omero
Aldo Perasso
RSU Alcatel Lucent Genova