Migliaia di persone a De Ferrari hanno risposto all'appello del Tavolo della Pace e rilanciato dal tam tam dei telefonini e del socialnetwork: dalle 17,30 la piazza principale di Genova ha cominciato a riempirsi di gente, soprattutto giovani e lavoratori, con bandiere delle sigle sindacali e di Libera, invadendo prima i gradini e poi lo spiazzo davanti a Palazzo Ducale, e riempiendo via via i vuoti verso la fontana e quelli laterali. Fra i primi il sindaco uscente Marta Vincenzi, che ha dichiarato il lutto cittadino facendo abbrunare le bandiere di Palazzo Tursi e degli edifici pubblici cittadini; i dirigenti della Fiom e della Camera del lavoro di Genova, quelli dell'Anpi.
Poi molti ragazzi boy scout nelle loro divise, tantissimi giovani, i due candidati sindaci Marco Doria (nonostante la febbre alta) del centro sinistra ed Enrico Musso della lista civica sostenuta dal Terzo polo che da domani si sfideranno nel ballottaggio per le elezioni comunali; vecchi e (probabili) nuovi consiglieri comunali; amministratori regionali, rappresentanti di istituzioni e dell'associazionismo.
Nessun intervento ufficiale ma un minuto di silenzio per ricordare le vittime del brutale attentato
di stamattina a Brindisi, davanti alla scuola professionale “Francesca Laura Morvillo–Falcone”, in cui ha perso la vita, per lo scoppio di un ordigno costituito da tre bombole di gas collegate tra loro, la sedicenne Melissa Bassi col ferimenti di altre dieci persone, di cui alcune in modo grave.
A Brindisi proprio oggi doveva arrivare la carovana antimafia e l'istituto scolastico Morvillo si era distinto più volte per le sue posizioni a favore della legalità. La bomba è esplosa alle 7,45, ma il timer trovato nei pressi della scuola segnava dieci minuti dopo, le 7,55, segno evidente che la bomba è esplosa in anticipo. In ogni caso, nell'ora in cui le studentesse - sono infatti in maggioranza ragazze che frequentano la scuola tecnica specializzata nella moda - stavano per entrare, come che la strage fosse stata cercata.
Nel primo pomeriggio è arrivato in città il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che ha presieduto il Comitato per la Sicurezza e l'Ordine pubblico, mentre poco dopo è giunto anche il ministro dell'interno Cancellieri. Molti sono coloro che propendono per un attentato di origine mafiosa, anche se altre voci si levano a favore dell'escalation terroristica. Ma ancora sembra presto per formulare ipotesi fondate.
«Ancora una volta - ha dichiarato Marta Vincenzi - ci troviamo in piazza a dire un forte no», riferendosi alla manifestazione di giovedì scorso per la gambizzazione dell'ad di Ansaldo Adinolfi rivendicata Federazione anarchica informale-Cellula Olga. «Sono molto preoccupata - ha continuato il sindaco uscente di Genova - che accadano cose di questo tipo proprio in questo momento in cui il Paese è scosso da molti problemi e la politica accusa una debolezza particolare. Bisogna alzare molto il livello di guardia. Certo questi attentati cadono in un periodo caratterizzato da tornate elettorali. A Brindisi ha vinto il centro sinistra e nelle città vicine ci sono ballottaggi in corso. Al momento è impossibile fare qualunque ipotesi sulla matrice della bomba. Se non è stata la mafia è stato qualcuno molto interessato a farle tirare su la testa. Se fosse terrorismo penso che lo scopo sarebbe sempre destabilizzare il Paese, e non oso nemmno pensarci... mi auguro che in ogni caso chi indaga arrivi presto a scoprire la verità».
Per il segretario della Camera del lavoro genovese Ivano Bosco, «ci ritroviamo in piazza 3 giorni dopo esserci stati per il ferimento dell'ing. Adinolfi e ancora una volta ci pare che la risposta democratica sia venuta grazie ai sindacati, all'associazionismo. Durante due fasi elettorali il Paese è stato sconvolto, noi non possiamo dire nulla sulla matrice di questo attentato e anche il ministro Cancellieri ha usato cautela e prudenza, ma è da sperare che non rimangano zone buie come è successo in analoghe occasioni 30-40 anni fa».
In piazza anche i due candidati che nei prossimi due giorni andranno al ballottaggio per le comunali a Genova, Marco Doria ed Enrico Musso.
Il primo ha sottolineato «il carattere inaudito di quanto è avvenuto, che nelle modalità si allontana da quanto finora siamo stati abituati a vedere in questo Paese e, senza voler fare illazioni di alcun tipo, richiama a tecniche di tipo orientale o ci riporta a un lontano passato che ricorda antichi attentati irlandesi. Non ci siamo abituati, è un fatto nuovo e per questo è chiaro che diventa più difficile dare giudizi e valutazioni. Ma quello che diventa immediatamente evidente è che è assolutamente necessario dare una risposta adeguata, e questa non può che essere quella della partecipazione dei cittadini, qualunque tipo di partecipazione, nelle piazze per opporsi alla violenza di qualunque matrice e alzare un muro per fermarla, e durante le elezioni per esercitare un diritto di democrazia e dare una risposta in questo modo a chi volesse cercare di creare uno scollamento con le istituzioni per indebolirle».
Per Enrico Musso «sembra evidente che siamo di fronte a un'impennata di follia omicida e violenta per la quale serve reagire in tutte le piazze, in tutte le città in tutte le regioni, in tutto il Paese». Per Musso non ci sono collegamenti diretti tra mafia e terrorismo ma una «sincronia che può mettere in crisi gli apparati dello Stato. La situazione di crisi e di disagio sociale che sta vivendo il Paese può rappresentare un humus che può favorire il fenomeno terroristico e mafioso».
L'europarlamentare del Pd Sergio Cofferati, considera invece poco significatico il fatto che le modalità usate per l'attentato (una bomba che cercava la strage in una scuola) sia considerata anomala per le organizzazioni mafiose, che finora non hanno mai colpito a caso e stanno attente a non perdere il "consenso" sul territorio con azioni gratuite (le mafie, se di mafie si tratta, non spoarano mai a caso, perché «la storia insegna che molte cose che sono cominciate come anomalie hanno finito per diventare normali aprendo nuove fasi di comportamento».
Infine, per la Regione Liguria, una dichiarazione dell'assessore Sergio Rossetti, che ha parlato di gesto vile che colpisce al cuore le forse più sane della nostra società, i giovani. «Un gesto che è frutto di una barbarie che tenta di ridurre al silenzio chi da anni è in prima linea nella lotta contro la mafia e tutti i terrorismi. Se gli assassini - ha aggiunto Rossetti, assessore alle politiche giovanili, oltre che al Bilancio - pensano di poter colpire lo Stato e tutte le forze che da anni si impegnano per la legalità si sbagliano. Potrebbe non essere un caso infatti che sia stata colpita proprio la scuola di Brindisi che ha vinto il primo premio dell'edizione del concorso sulla legalità e si stava preparando alla celebrazione dei 20 anni dalla strage di Capaci, a testimonianza di un impegno che non può andare perduto e che deve essere raccolto da tutti noi».
Poi molti ragazzi boy scout nelle loro divise, tantissimi giovani, i due candidati sindaci Marco Doria (nonostante la febbre alta) del centro sinistra ed Enrico Musso della lista civica sostenuta dal Terzo polo che da domani si sfideranno nel ballottaggio per le elezioni comunali; vecchi e (probabili) nuovi consiglieri comunali; amministratori regionali, rappresentanti di istituzioni e dell'associazionismo.
Nessun intervento ufficiale ma un minuto di silenzio per ricordare le vittime del brutale attentato
di stamattina a Brindisi, davanti alla scuola professionale “Francesca Laura Morvillo–Falcone”, in cui ha perso la vita, per lo scoppio di un ordigno costituito da tre bombole di gas collegate tra loro, la sedicenne Melissa Bassi col ferimenti di altre dieci persone, di cui alcune in modo grave.
A Brindisi proprio oggi doveva arrivare la carovana antimafia e l'istituto scolastico Morvillo si era distinto più volte per le sue posizioni a favore della legalità. La bomba è esplosa alle 7,45, ma il timer trovato nei pressi della scuola segnava dieci minuti dopo, le 7,55, segno evidente che la bomba è esplosa in anticipo. In ogni caso, nell'ora in cui le studentesse - sono infatti in maggioranza ragazze che frequentano la scuola tecnica specializzata nella moda - stavano per entrare, come che la strage fosse stata cercata.
Nel primo pomeriggio è arrivato in città il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che ha presieduto il Comitato per la Sicurezza e l'Ordine pubblico, mentre poco dopo è giunto anche il ministro dell'interno Cancellieri. Molti sono coloro che propendono per un attentato di origine mafiosa, anche se altre voci si levano a favore dell'escalation terroristica. Ma ancora sembra presto per formulare ipotesi fondate.
«Ancora una volta - ha dichiarato Marta Vincenzi - ci troviamo in piazza a dire un forte no», riferendosi alla manifestazione di giovedì scorso per la gambizzazione dell'ad di Ansaldo Adinolfi rivendicata Federazione anarchica informale-Cellula Olga. «Sono molto preoccupata - ha continuato il sindaco uscente di Genova - che accadano cose di questo tipo proprio in questo momento in cui il Paese è scosso da molti problemi e la politica accusa una debolezza particolare. Bisogna alzare molto il livello di guardia. Certo questi attentati cadono in un periodo caratterizzato da tornate elettorali. A Brindisi ha vinto il centro sinistra e nelle città vicine ci sono ballottaggi in corso. Al momento è impossibile fare qualunque ipotesi sulla matrice della bomba. Se non è stata la mafia è stato qualcuno molto interessato a farle tirare su la testa. Se fosse terrorismo penso che lo scopo sarebbe sempre destabilizzare il Paese, e non oso nemmno pensarci... mi auguro che in ogni caso chi indaga arrivi presto a scoprire la verità».
Per il segretario della Camera del lavoro genovese Ivano Bosco, «ci ritroviamo in piazza 3 giorni dopo esserci stati per il ferimento dell'ing. Adinolfi e ancora una volta ci pare che la risposta democratica sia venuta grazie ai sindacati, all'associazionismo. Durante due fasi elettorali il Paese è stato sconvolto, noi non possiamo dire nulla sulla matrice di questo attentato e anche il ministro Cancellieri ha usato cautela e prudenza, ma è da sperare che non rimangano zone buie come è successo in analoghe occasioni 30-40 anni fa».
In piazza anche i due candidati che nei prossimi due giorni andranno al ballottaggio per le comunali a Genova, Marco Doria ed Enrico Musso.
Il primo ha sottolineato «il carattere inaudito di quanto è avvenuto, che nelle modalità si allontana da quanto finora siamo stati abituati a vedere in questo Paese e, senza voler fare illazioni di alcun tipo, richiama a tecniche di tipo orientale o ci riporta a un lontano passato che ricorda antichi attentati irlandesi. Non ci siamo abituati, è un fatto nuovo e per questo è chiaro che diventa più difficile dare giudizi e valutazioni. Ma quello che diventa immediatamente evidente è che è assolutamente necessario dare una risposta adeguata, e questa non può che essere quella della partecipazione dei cittadini, qualunque tipo di partecipazione, nelle piazze per opporsi alla violenza di qualunque matrice e alzare un muro per fermarla, e durante le elezioni per esercitare un diritto di democrazia e dare una risposta in questo modo a chi volesse cercare di creare uno scollamento con le istituzioni per indebolirle».
Per Enrico Musso «sembra evidente che siamo di fronte a un'impennata di follia omicida e violenta per la quale serve reagire in tutte le piazze, in tutte le città in tutte le regioni, in tutto il Paese». Per Musso non ci sono collegamenti diretti tra mafia e terrorismo ma una «sincronia che può mettere in crisi gli apparati dello Stato. La situazione di crisi e di disagio sociale che sta vivendo il Paese può rappresentare un humus che può favorire il fenomeno terroristico e mafioso».
L'europarlamentare del Pd Sergio Cofferati, considera invece poco significatico il fatto che le modalità usate per l'attentato (una bomba che cercava la strage in una scuola) sia considerata anomala per le organizzazioni mafiose, che finora non hanno mai colpito a caso e stanno attente a non perdere il "consenso" sul territorio con azioni gratuite (le mafie, se di mafie si tratta, non spoarano mai a caso, perché «la storia insegna che molte cose che sono cominciate come anomalie hanno finito per diventare normali aprendo nuove fasi di comportamento».
Infine, per la Regione Liguria, una dichiarazione dell'assessore Sergio Rossetti, che ha parlato di gesto vile che colpisce al cuore le forse più sane della nostra società, i giovani. «Un gesto che è frutto di una barbarie che tenta di ridurre al silenzio chi da anni è in prima linea nella lotta contro la mafia e tutti i terrorismi. Se gli assassini - ha aggiunto Rossetti, assessore alle politiche giovanili, oltre che al Bilancio - pensano di poter colpire lo Stato e tutte le forze che da anni si impegnano per la legalità si sbagliano. Potrebbe non essere un caso infatti che sia stata colpita proprio la scuola di Brindisi che ha vinto il primo premio dell'edizione del concorso sulla legalità e si stava preparando alla celebrazione dei 20 anni dalla strage di Capaci, a testimonianza di un impegno che non può andare perduto e che deve essere raccolto da tutti noi».