Dopo l'introduzione del presidente Ilsrec Giacomo Ronzitti e il saluto di Pino Boero, assessore comunale alle scuole e politiche giovanili, storici e studiosi provenienti da cinque atenei italiani hanno analizzato, sotto diversi profili, il periodo che va dal 25 luglio - data del voto del gran consiglio del fascismo che determina la caduta di Mussolini - all’8 settembre 1943 - data della comunicazione via radio, da parte del capo del governo Pietro Badoglio, dell'entrata in vigore dell'armistizio firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese. Due date che sono punti di riferimento nodali per la storia italiana e – l’8 settembre in particolare - per la storia della seconda guerra mondiale.
Alberto De Bernardi, dell’università di Bologna, ha ripercorso i fatti salienti del 1943 suddividendoli in tre fasi: la crisi militare con lo sfacelo della “campagna di Russia”, l’estate in cui la crisi militare diventa crisi politica e l’8 settembre.
Claudio Della Valle ha messo in evidenza il ruolo svolto dagli scioperi della classe operaia, che arriverà ad una piena presa di coscienza politica solo dopo l’8 settembre.
Gabriella Gribaudi, dell'università di Napoli, ha puntato l’attenzione sull’impatto della guerra sulla popolazione e sui bombardamenti “strategici” (moral bombing) finalizzati a disarticolare la nazionee stremare la popolazione.
Antonio Gibelli, dell’università di Genova, a partire dallo studio in prospettiva diacronica di una ventina di epistolari di altrettanti soldati italiani in Russia, per la maggioranza alpini, soldati semplici di estrazione contadina, ha evidenziato quale fosse la reale mentalità del combattente italiano, diversamente da quanto che la nota retorica fascista del culto del duce e della patria potrebbe far pensare.
Maria Elisabetta Tonizzi, docente di storia contemporanea all’università di Genova, in un intervento dal titolo “ dal 25 luglio all’8 settembre”, ha spiegato che “Si tratta di un periodo di 45 giorni piuttosto sbiadito nel comune senso storico, un periodo che nei manuali è surclassato dalle due date che lo delimitano. In quei giorni d’estate in cui i prezzi alla borsa nera continuano a salire, lo sfollamento non è più garanzia di salvezza, i bombardamenti colpiscono città e centri abitati e nemmeno le chiese vengono risparmiate il solo desiderio della popolazione è la pace e il ritorno a casa dei soldati.”
Alberto De Bernardi, dell’università di Bologna, ha ripercorso i fatti salienti del 1943 suddividendoli in tre fasi: la crisi militare con lo sfacelo della “campagna di Russia”, l’estate in cui la crisi militare diventa crisi politica e l’8 settembre.
Claudio Della Valle ha messo in evidenza il ruolo svolto dagli scioperi della classe operaia, che arriverà ad una piena presa di coscienza politica solo dopo l’8 settembre.
Gabriella Gribaudi, dell'università di Napoli, ha puntato l’attenzione sull’impatto della guerra sulla popolazione e sui bombardamenti “strategici” (moral bombing) finalizzati a disarticolare la nazionee stremare la popolazione.
Antonio Gibelli, dell’università di Genova, a partire dallo studio in prospettiva diacronica di una ventina di epistolari di altrettanti soldati italiani in Russia, per la maggioranza alpini, soldati semplici di estrazione contadina, ha evidenziato quale fosse la reale mentalità del combattente italiano, diversamente da quanto che la nota retorica fascista del culto del duce e della patria potrebbe far pensare.
Maria Elisabetta Tonizzi, docente di storia contemporanea all’università di Genova, in un intervento dal titolo “ dal 25 luglio all’8 settembre”, ha spiegato che “Si tratta di un periodo di 45 giorni piuttosto sbiadito nel comune senso storico, un periodo che nei manuali è surclassato dalle due date che lo delimitano. In quei giorni d’estate in cui i prezzi alla borsa nera continuano a salire, lo sfollamento non è più garanzia di salvezza, i bombardamenti colpiscono città e centri abitati e nemmeno le chiese vengono risparmiate il solo desiderio della popolazione è la pace e il ritorno a casa dei soldati.”