Come è noto, Giovanni Allevi ha scelto Genova per l’esordio mondiale della sua prima composizione sinfonica, il concerto per violino e orchestra in Fa minore che fa parte della sua ultima incisione, “Sunrise”; in attesa del concerto, in cartellone per mercoledì 14, Banca Carige ha organizzato questa mattina un incontro fra il compositore e alcune classi di scuole genovesi, compreso il Conservatorio Paganini, permettendo una lunga ed emozionata conversazione fra Allevi e i ragazzi, introdotta da Antonello Amato di Carige. Il musicista ha spiegato che ha scelto Genova perchè questo concerto ha un forte significato emotivo e personale per lui, per cui ha voluto metterlo in scena in una città che sente come casa, dove è sempre stato accolto con affetto e calore; anche se eseguire un concerto per violino nella città di Paganini lo carica di responsabilità.
Molte domande si sono concentrate su come nasce la sua musica, se influenzata da una ispirazione esterna, o collegata strettamente a eventi o emozioni personali. Allevi ha raccontato che la musica, semplicemente, “appare” dentro la sua testa, dove lui la lascia girare, facendola risuonare dentro di sé centinaia di volte, finché non è pronta per essere scritta; dalla musica che si manifesta ("come una strega capricciosa e volubile”) nasce poi l’emozione; l’ispirazione non ha bisogno di contesti poetici o di grandi paesaggi per attivarsi, tant’è vero che spesso, ha confessato, compone lavando i piatti! Il nuovo lavoro si chiama Sunrise – Alba, perché dopo due anni di crisi creativa la musica è ricomparsa all’improvviso, durante un volo verso il Giappone: alzando la tendina del finestrino, il musicista ha visto che fuori era l’alba, come il segnale per una rinascita; ha però scelto la parola inglese “Sunrise” perché con le sue “r” ed “s” gli sembrava riecheggiare meglio il rosso e l’arancio del primo mattino.
Sempre per questo suo manifestarsi improvviso, il concerto che verrà eseguito mercoledì è in Fa minore, tonalità estremamente insolita per il violino, come ha notato con grande accuratezza tecnica uno dei ragazzi presenti: Allevi ha però raccontato che, quando l’ha composto, il concerto gli si è presentato in quella tonalità, cambiando completamente di senso se provava a trasportarlo in una tonalità più “canonica”; quindi ha deciso di lasciarlo così, con buona pace di Mariusz Patyra, vincitore della 48a edizione "Premio Paganini", chiamato ad eseguirlo. Sempre rispondendo a una ragazza, Allevi ha spiegato di aver scelto proprio Patyra perché voleva, per il suo concerto, un musicista giovane, che coniugasse “un’anima disordinata” e un grande rigore tecnico.
Molti dei ragazzi presenti sono musicisti, e gli chiedono del suo rapporto con il pubblico e con la notorietà. Allevi ha confessato di vivere con grandissima ansia, quando non proprio con panico, il rapporto col pubblico, con le interviste, con le foto rubate; prima di ogni esibizione è colto da un tale terrore che deve essere letteralmente spinto sul palco; la tensione poi si scioglie lasciando il posto all’emozione dell’esecuzione e dell’applauso del pubblico; per poi tornare ad attanagliarlo all’esibizione successiva.
Sono le domande dei due ragazzi più giovani ad ispirare ad Allevi le risposte più poetiche: Dorotea che quando suona deve prima sentire la musica “nella testa e nell’anima”; ed Edoardo che da qualche tempo si è accorto che ascoltare la musica gli fa sentire dentro qualcosa di forte e di grande. Allevi racconta di essersi interrotto, mentre dirigeva in prova l’orchestra del Carlo Felice che eseguiva la sua musica, rapito lui stesso dal compiersi di quel meccanismo di note che andavano esattamente al loro posto.
Davanti alla musica ci si ritrova stupiti, non si suona per la fama o per sentirsi lodare da un insegnante, ma per sfiorare qualcosa di divino e provare a trasmetterlo. La passione per la musica lo ha preso fin da bambino, per il desiderio provato davanti al pianoforte, chiuso, di casa: il consiglio che dà ai ragazzi presenti è di inseguire il proprio sogno, che sia la musica o altro, con passione bruciante.
La parte più difficile è entrare in contatto con il proprio sogno, capire qual’è la propria strada. Poi, le strade si aprono, e qualcosa di buono succede per forza.
Molte domande si sono concentrate su come nasce la sua musica, se influenzata da una ispirazione esterna, o collegata strettamente a eventi o emozioni personali. Allevi ha raccontato che la musica, semplicemente, “appare” dentro la sua testa, dove lui la lascia girare, facendola risuonare dentro di sé centinaia di volte, finché non è pronta per essere scritta; dalla musica che si manifesta ("come una strega capricciosa e volubile”) nasce poi l’emozione; l’ispirazione non ha bisogno di contesti poetici o di grandi paesaggi per attivarsi, tant’è vero che spesso, ha confessato, compone lavando i piatti! Il nuovo lavoro si chiama Sunrise – Alba, perché dopo due anni di crisi creativa la musica è ricomparsa all’improvviso, durante un volo verso il Giappone: alzando la tendina del finestrino, il musicista ha visto che fuori era l’alba, come il segnale per una rinascita; ha però scelto la parola inglese “Sunrise” perché con le sue “r” ed “s” gli sembrava riecheggiare meglio il rosso e l’arancio del primo mattino.
Sempre per questo suo manifestarsi improvviso, il concerto che verrà eseguito mercoledì è in Fa minore, tonalità estremamente insolita per il violino, come ha notato con grande accuratezza tecnica uno dei ragazzi presenti: Allevi ha però raccontato che, quando l’ha composto, il concerto gli si è presentato in quella tonalità, cambiando completamente di senso se provava a trasportarlo in una tonalità più “canonica”; quindi ha deciso di lasciarlo così, con buona pace di Mariusz Patyra, vincitore della 48a edizione "Premio Paganini", chiamato ad eseguirlo. Sempre rispondendo a una ragazza, Allevi ha spiegato di aver scelto proprio Patyra perché voleva, per il suo concerto, un musicista giovane, che coniugasse “un’anima disordinata” e un grande rigore tecnico.
Molti dei ragazzi presenti sono musicisti, e gli chiedono del suo rapporto con il pubblico e con la notorietà. Allevi ha confessato di vivere con grandissima ansia, quando non proprio con panico, il rapporto col pubblico, con le interviste, con le foto rubate; prima di ogni esibizione è colto da un tale terrore che deve essere letteralmente spinto sul palco; la tensione poi si scioglie lasciando il posto all’emozione dell’esecuzione e dell’applauso del pubblico; per poi tornare ad attanagliarlo all’esibizione successiva.
Sono le domande dei due ragazzi più giovani ad ispirare ad Allevi le risposte più poetiche: Dorotea che quando suona deve prima sentire la musica “nella testa e nell’anima”; ed Edoardo che da qualche tempo si è accorto che ascoltare la musica gli fa sentire dentro qualcosa di forte e di grande. Allevi racconta di essersi interrotto, mentre dirigeva in prova l’orchestra del Carlo Felice che eseguiva la sua musica, rapito lui stesso dal compiersi di quel meccanismo di note che andavano esattamente al loro posto.
Davanti alla musica ci si ritrova stupiti, non si suona per la fama o per sentirsi lodare da un insegnante, ma per sfiorare qualcosa di divino e provare a trasmetterlo. La passione per la musica lo ha preso fin da bambino, per il desiderio provato davanti al pianoforte, chiuso, di casa: il consiglio che dà ai ragazzi presenti è di inseguire il proprio sogno, che sia la musica o altro, con passione bruciante.
La parte più difficile è entrare in contatto con il proprio sogno, capire qual’è la propria strada. Poi, le strade si aprono, e qualcosa di buono succede per forza.