«La civica amministrazione conferma la propria determinazione ed intenzione a garantire la continuità di Aster Spa ben oltre il 31 dicembre 2011, essendo questa un'azienda che svolge attività assolutamente strategica e strumentale per la valorizzazione e l'assetto del territorio. Questo indirizzo è sempre stato supportato dal giusto e contemperato trasferimento da parte del Comune di risorse e mezzi, finanziari e strumentali, nei confronti della società. Risultato pertanto incomprensibili e prive di ogni fondamento le continue illazioni in merito alla scarsità, o addirittura al definitivo esaurimento dei corrispettivi che spettano all'azienda, in particolare sotto il profilo degli stipendi del personale. Si tratta di poste in bilancio obbligatorie che spettano alla società strumentale in quando erogatrice di determinate attività a vantaggio del Comune, debitamente previste dal contratto di servizio, per le quali sia sul piano delle legittimità, sia sul quello dell'opportunità, l'Amministrazione non ha mai inteso porre alcuna questione».
L'assessore alle manutenzioni Pasquale Ottonello pronuncia queste parole da microfono del presidente del consiglio comunale, in una Sala Rossa incontestabilmente inconsueta: accanto a lui il sindaco Marta Vincenzi e, al posto dei consiglieri, nei corridoio, appoggiati ai muri, nei banchi del pubblico, diverse centinaia di operai in tuta con bandiere e striscioni, reduci da un'assemblea in piazza De Ferrari e da un corteo fino a via Garibaldi con relativa occupazione degli scranni di maggioranza e opposizione, poco prima delle 14, orario fissato per il Consiglio dedicato al Puc, per «fare chiarezza sulle prospettive dell'azienda, sul futuro dei lavoratori, sugli stipendi».
La situazione sembra messa male, vista la determinazione - che nasce dalla profonda preoccupazione dei sindacati e delle maestranze - ma in meno di un'ora chiarezza sembra fatta. Intanto perché all'arrivo dei lavoratori che vogliono a tutti i costi entrare nella Sala Rossa trionfa il buon senso e nessuno li ferma; poi perché le parole di Ottonello prima e del sindaco poi smorzano l'aggressività. «Garantire gli stipendi ai lavoratori Aster non è soltanto un impegno - dice Marta Vincenzi - è anche un obbligo».
Così la prima fase dell'occupazione si chiude, il presidente Guerello fa l'appello dei consiglieri presenti, dichiara valida la riunione e poi sospende per mezz'ora la seduta: tempo dedicato al dibattito con i lavoratori, che si conclude con l'impegno di un nuovo tavolo, la settimana prossima, con l'assessore Ottonello: da lui i 450 dipendenti si aspettano risposte “tecniche” per quanto riguarda i fondi che l'amministrazione comunale potrà dare all'azienda, in modo che con questa si possa discutere un piano aziendale che faccia intravvedere un futuro produttivo che tenga lontano lo spettro della disoccupazione. La Aster, hanno detto fra l'altro i rappresentanti sindacali aziendali Barbieri e Bobbio, ha 13 milioni di debiti verso le banche e 10 verso i fornitori; il suo amministratore delegato ha affermato che gli stipendi sono garantiti fino a dicembre e che il Comune non ha voluto fornire, dopo questa data, nessuna ipotesi di messa in sicurezza dell'azienda dal punto di vista normativo e da quello economico-finanziario. Da qui la dichiarazione dello stato di agitazione dei lavoratori, la decisione di scendere in piazza, di occupare l'aula del Comune.
«Dal 2008 in poi – ha detto Marta Vincenzi, la quale ha spiegato la difficile situazione in cui si è trovato il Comune difendendo in questi anni le diverse imprese in crisi, con un governo che puntava a trasformazioni e privatizzazioni - abbiamo avuto momenti in cui sembrava impossibile che potessimo mantenere aziende in house. Noi ci siamo sempre opposti alla richiesta di svendere le aziende sul mercato. Anche in questo caso si tratta di recuperare la professionalità dei lavoratori che operano: e non voglio perdere l'occasione, adesso, per ringraziarvi per quello che avete fatto in occasione dell'alluvione».
Quindi ha invitato a «ragionare insieme su qual è la prospettiva dell'evoluzione delle norme, e anche dei finanziamenti che vanno ai Comuni. Io ho incontrato tempo fa i vertici aziendali e ho parlato con loro di molte cose: di un protocollo per la mobilità interaziendale, di una soluzione perché ci sia la centrale unica degli acquisti, di una riduzione dei distretti, del fatto che un ragionamento su come stare in piedi bisogna che lo facciamo perché non esiste il Comune e le sue aziende, ma esiste tutto questo comparto! Se non lavoriamo insieme la città muore, e ce ne dobbiamo far carico tutti insieme. Ma siate certi che nessuno di noi si è mai sognato di dire che tutte queste difficoltà comporterebbero il fatto che gli stipendi non vengano pagati. Sgombriamo questa preoccupazione, non è questo il tema: riapriamo il dibattito sulle cose che bisogna fare per portare avanti un Comune che deve farcela nel quadro di una scelta chiara: garantire la continuità a un'azienda come questa che svolge un'azione strumentale dalla quale non possiamo prescindere e vogliamo che venga riconosciuta per quello che è. Abbiamo lottato nei mesi bui, quando ci veniva detto che in base alle normative dovevamo considerarla diversamente e che in questa città chissà quali appalti avremmo potuto dare ai privati se avessimo svenduto Aster; in cui ci veniva chiesto di dividerla ai pezzettini... abbiamo detto sempre no a tutto questo. Andiamo avanti insieme, ma lasciamo da parte paure improprie, sappiamo però che dobbiamo trovare risorse, superare difficoltà, confrontarci con norme che ci vengono imposte».
Numerosi gli interventi dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali, alcuni anche duri e polemici, ma senza mai passare il segno. Anzi, finito il dibattito, la riunione si è sciolta consentendo l'inizio del Consiglio sul Puc con poco più di mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Puntuale l'intervento di Ottonello - quello che ha spiegato gli impegni dell'amministrazione comunale nei confronti di Aster ponendo le basi per una discussione di merito senza troppe esasperazioni - da cui poi è stato tratto un ordine del giorno sottoposto al Consiglio.
«Solo il particolare contesto politico nazionale che, come noto, si ripercuote sui pesanti vincoli legati al rispetto del patto di stabilità a carico degli Enti locali - ha detto l'assessore - costringe a ricalibrare e monitorare le scadenze dei corrispettivi spettanti all'azienda, fermo restando il rispetto degli importi previsti nel bilancio del Comune a favore di Aster, e la tutela della retribuzione del personale. La civica amministrazione rimane convinta delle caratteristiche di azienda strumentale di Aster, ferma restando la responsabile attenzione all'evoluzione dello scenario normativo e legislativo con l'impegno di proseguire il processo di rafforzamento dell'azienda.
Quanto sopra esposto si concretizza attraverso
- la continuità di Aster Spa sia per rispondere alle esigenze di servizio manutentivo alla città per tutelare l'attività aziendale e, di conseguenza, le condizioni professionali ed economiche dei dipendenti;
- l'importanza dell'impianto di Borzoli, per la sua flessibilità che consente in tale contesto un utilizzo dello stesso collegato alla concreta attività aziendale;
- il sostegno economico dell'azienda, pur nelle difficoltà delle amministrazioni pubbliche;
- l'individuazione di ulteriori commesse da affidare nell'ambito delle Previsioni statutarie e del Contratto di Servizio;
- l'opportuna verifica di una riallocazione nell'ambito di attività pubbliche, di personale dell'azienda con ridotte capacità lavorative attraverso protocolli interaziendali di mobilità, da perseguire fra le Società partecipate del Comune di Genova, che si pone come strumento fondamentale per il sistema, a fronte dei vincoli di assunzione previsti dalla normativa vigente a carico delle società pubbliche;
- la valorizzazione, sempre nell'ambito del Protocollo interaziendale con l'Amministrazione Comunale e le Aziende Partecipate (ad esempio: centrale unica degli acquisti) di professionalità interne, con l'obiettivo di favorirne la crescita professionale diminuendo e/o eliminando il ricorso a collaborazioni e/o consulenze esterne;
- la messa in sicurezza dell'azienda - obiettivo condiviso dall'amministrazione, che intende perseguire e affrontare con forza e serietà - necessita di attendere il previsto decreto ministeriale.
Le difficoltà politico-amministrative che da tempo condizionano e pregiudicano l'operato dei Comuni richiedono inoltre:
- un allentamento dei vincoli del piano di stabilità;
- la possibilità di assunzione e/o sostituzione del turn-over, soprattutto in ambiti lavorativi che di fatto si avvalgono in modo significativo di manodopera operaia;
- il trattamento dei fondi destinati all'alluvione al di fuori degli attuali vincoli di spesa.
Il Comune di Genova, in stretto raccordo con l'Anci, è tutt'ora impegnato in tal senso»
L'assessore alle manutenzioni Pasquale Ottonello pronuncia queste parole da microfono del presidente del consiglio comunale, in una Sala Rossa incontestabilmente inconsueta: accanto a lui il sindaco Marta Vincenzi e, al posto dei consiglieri, nei corridoio, appoggiati ai muri, nei banchi del pubblico, diverse centinaia di operai in tuta con bandiere e striscioni, reduci da un'assemblea in piazza De Ferrari e da un corteo fino a via Garibaldi con relativa occupazione degli scranni di maggioranza e opposizione, poco prima delle 14, orario fissato per il Consiglio dedicato al Puc, per «fare chiarezza sulle prospettive dell'azienda, sul futuro dei lavoratori, sugli stipendi».
La situazione sembra messa male, vista la determinazione - che nasce dalla profonda preoccupazione dei sindacati e delle maestranze - ma in meno di un'ora chiarezza sembra fatta. Intanto perché all'arrivo dei lavoratori che vogliono a tutti i costi entrare nella Sala Rossa trionfa il buon senso e nessuno li ferma; poi perché le parole di Ottonello prima e del sindaco poi smorzano l'aggressività. «Garantire gli stipendi ai lavoratori Aster non è soltanto un impegno - dice Marta Vincenzi - è anche un obbligo».
Così la prima fase dell'occupazione si chiude, il presidente Guerello fa l'appello dei consiglieri presenti, dichiara valida la riunione e poi sospende per mezz'ora la seduta: tempo dedicato al dibattito con i lavoratori, che si conclude con l'impegno di un nuovo tavolo, la settimana prossima, con l'assessore Ottonello: da lui i 450 dipendenti si aspettano risposte “tecniche” per quanto riguarda i fondi che l'amministrazione comunale potrà dare all'azienda, in modo che con questa si possa discutere un piano aziendale che faccia intravvedere un futuro produttivo che tenga lontano lo spettro della disoccupazione. La Aster, hanno detto fra l'altro i rappresentanti sindacali aziendali Barbieri e Bobbio, ha 13 milioni di debiti verso le banche e 10 verso i fornitori; il suo amministratore delegato ha affermato che gli stipendi sono garantiti fino a dicembre e che il Comune non ha voluto fornire, dopo questa data, nessuna ipotesi di messa in sicurezza dell'azienda dal punto di vista normativo e da quello economico-finanziario. Da qui la dichiarazione dello stato di agitazione dei lavoratori, la decisione di scendere in piazza, di occupare l'aula del Comune.
«Dal 2008 in poi – ha detto Marta Vincenzi, la quale ha spiegato la difficile situazione in cui si è trovato il Comune difendendo in questi anni le diverse imprese in crisi, con un governo che puntava a trasformazioni e privatizzazioni - abbiamo avuto momenti in cui sembrava impossibile che potessimo mantenere aziende in house. Noi ci siamo sempre opposti alla richiesta di svendere le aziende sul mercato. Anche in questo caso si tratta di recuperare la professionalità dei lavoratori che operano: e non voglio perdere l'occasione, adesso, per ringraziarvi per quello che avete fatto in occasione dell'alluvione».
Quindi ha invitato a «ragionare insieme su qual è la prospettiva dell'evoluzione delle norme, e anche dei finanziamenti che vanno ai Comuni. Io ho incontrato tempo fa i vertici aziendali e ho parlato con loro di molte cose: di un protocollo per la mobilità interaziendale, di una soluzione perché ci sia la centrale unica degli acquisti, di una riduzione dei distretti, del fatto che un ragionamento su come stare in piedi bisogna che lo facciamo perché non esiste il Comune e le sue aziende, ma esiste tutto questo comparto! Se non lavoriamo insieme la città muore, e ce ne dobbiamo far carico tutti insieme. Ma siate certi che nessuno di noi si è mai sognato di dire che tutte queste difficoltà comporterebbero il fatto che gli stipendi non vengano pagati. Sgombriamo questa preoccupazione, non è questo il tema: riapriamo il dibattito sulle cose che bisogna fare per portare avanti un Comune che deve farcela nel quadro di una scelta chiara: garantire la continuità a un'azienda come questa che svolge un'azione strumentale dalla quale non possiamo prescindere e vogliamo che venga riconosciuta per quello che è. Abbiamo lottato nei mesi bui, quando ci veniva detto che in base alle normative dovevamo considerarla diversamente e che in questa città chissà quali appalti avremmo potuto dare ai privati se avessimo svenduto Aster; in cui ci veniva chiesto di dividerla ai pezzettini... abbiamo detto sempre no a tutto questo. Andiamo avanti insieme, ma lasciamo da parte paure improprie, sappiamo però che dobbiamo trovare risorse, superare difficoltà, confrontarci con norme che ci vengono imposte».
Numerosi gli interventi dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali, alcuni anche duri e polemici, ma senza mai passare il segno. Anzi, finito il dibattito, la riunione si è sciolta consentendo l'inizio del Consiglio sul Puc con poco più di mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Puntuale l'intervento di Ottonello - quello che ha spiegato gli impegni dell'amministrazione comunale nei confronti di Aster ponendo le basi per una discussione di merito senza troppe esasperazioni - da cui poi è stato tratto un ordine del giorno sottoposto al Consiglio.
«Solo il particolare contesto politico nazionale che, come noto, si ripercuote sui pesanti vincoli legati al rispetto del patto di stabilità a carico degli Enti locali - ha detto l'assessore - costringe a ricalibrare e monitorare le scadenze dei corrispettivi spettanti all'azienda, fermo restando il rispetto degli importi previsti nel bilancio del Comune a favore di Aster, e la tutela della retribuzione del personale. La civica amministrazione rimane convinta delle caratteristiche di azienda strumentale di Aster, ferma restando la responsabile attenzione all'evoluzione dello scenario normativo e legislativo con l'impegno di proseguire il processo di rafforzamento dell'azienda.
Quanto sopra esposto si concretizza attraverso
- la continuità di Aster Spa sia per rispondere alle esigenze di servizio manutentivo alla città per tutelare l'attività aziendale e, di conseguenza, le condizioni professionali ed economiche dei dipendenti;
- l'importanza dell'impianto di Borzoli, per la sua flessibilità che consente in tale contesto un utilizzo dello stesso collegato alla concreta attività aziendale;
- il sostegno economico dell'azienda, pur nelle difficoltà delle amministrazioni pubbliche;
- l'individuazione di ulteriori commesse da affidare nell'ambito delle Previsioni statutarie e del Contratto di Servizio;
- l'opportuna verifica di una riallocazione nell'ambito di attività pubbliche, di personale dell'azienda con ridotte capacità lavorative attraverso protocolli interaziendali di mobilità, da perseguire fra le Società partecipate del Comune di Genova, che si pone come strumento fondamentale per il sistema, a fronte dei vincoli di assunzione previsti dalla normativa vigente a carico delle società pubbliche;
- la valorizzazione, sempre nell'ambito del Protocollo interaziendale con l'Amministrazione Comunale e le Aziende Partecipate (ad esempio: centrale unica degli acquisti) di professionalità interne, con l'obiettivo di favorirne la crescita professionale diminuendo e/o eliminando il ricorso a collaborazioni e/o consulenze esterne;
- la messa in sicurezza dell'azienda - obiettivo condiviso dall'amministrazione, che intende perseguire e affrontare con forza e serietà - necessita di attendere il previsto decreto ministeriale.
Le difficoltà politico-amministrative che da tempo condizionano e pregiudicano l'operato dei Comuni richiedono inoltre:
- un allentamento dei vincoli del piano di stabilità;
- la possibilità di assunzione e/o sostituzione del turn-over, soprattutto in ambiti lavorativi che di fatto si avvalgono in modo significativo di manodopera operaia;
- il trattamento dei fondi destinati all'alluvione al di fuori degli attuali vincoli di spesa.
Il Comune di Genova, in stretto raccordo con l'Anci, è tutt'ora impegnato in tal senso»