La Maddalena è un quartiere in crisi: lo svuotamento della zona dalle attività storicamente legate al porto e dalla gran parte degli abitanti storici, lo hanno reso uno spazio urbano deprivato del tessuto commerciale, dei suoi uffici e abitato da persone che per status sociale, aspettative e provenienza etnica, nonché per il loro rapporto con le regole ritenute prioritarie, hanno approcci conflittuali e divergenti.
Questo vuoto è stato occupato, anche attraverso la gestione e l’accumulo di proprietà immobiliari, da una criminalità organizzata che ha trasformato il quartiere in una grande fabbrica della prostituzione, oggi crocevia logistico di una rete internazionale. Questa monocultura è un fattore di crisi del sestiere perché lo soffoca, lo isola, rende impossibile o residuale ogni altro uso e funzione dello spazio urbano.
Il Patto per la Maddalena, mettendo a fattor comune le idee e le risorse delle istituzioni e del quartiere, è nato come risposta progettuale a questa crisi. A che punto siamo?
Il lavoro di tessitura che si sta attuando nei tavoli e gruppi di lavoro produce idee, progetti, fatti insieme simbolici e concreti. Molte cose stanno cambiando. Abbiamo piantato tanti semi, che sono ben vivi e che germoglieranno.
Le azioni di cambiamento fisico, progettate dal Laboratorio Urbanistico, cofinanziate dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, hanno l’obiettivo di migliorare i servizi per gli abitanti e riconnettere il quartiere alla città: molte opere sono già in fase di appalto (come l’asilo nido) e i lavori sono in corso (rifacimento vicoli, segnaletica di orientamento e copertura wi-fi , laboratorio sociale), altre seguiranno (il Centro arti e Mestieri ed il Distretto socio sanitario). Il Laboratorio Urbanistico cura anche la fase di realizzazione si sviluppi informando e coinvolgendo attivamente il territorio.
Sul fronte del sostegno alle imprese si intravedono segnali incoraggianti. I primi due anni abbiamo finanziato i progetti di riqualificazione di 14 imprese esistenti, aiutandole a resistere e a migliorarsi, ma non siamo riusciti a portare nuovi insediamenti. Un paradosso riscontrato a fronte delle tante saracinesche chiuse, è quello della scarsa disponibilità di locali a prezzi e in condizioni accettabili. Da qualche mese abbiamo più spazi a disposizione e cominciano a pervenire anche le prime domande di finanziamento da parte di nuove attività. Per carità: piano, ma qualcosa si muove.
Il Laboratorio sociale consiste nella messa a disposizione di spazi oggetto e simbolo della trasformazione del quartiere. Locali destinati all’insediamento di imprese, o a lavori per il nuovo asilo, o nell’ambito del nuovo distretto sociosanitario sono utilizzati da più di 60 diversi soggetti per realizzare le loro attività di incontro, culturali, ricreative o sociali. Il Patto per lo Sviluppo garantisce solamente la messa a disposizione gratuita, l’assicurazione e l’elettricità, senza porre vincoli e consentendo ad ogni nuova richiesta di essere accolta, se compatibile con un calendario di utilizzazione trasparente. Questa agibilità ha generato energie e ha dato del quartiere un’idea fertile e accogliente, per sono molte le associazioni genovesi che al giorno d’oggi vi fanno riferimento. Entro quest’anno il laboratorio avrà una bellissima sede definitiva.
Il laboratorio è un seme che ha dato altri frutti: la Fiera della Maddalena, nata come segnale volontaristico, quest’anno ha visto il contributo di 51 associazioni e più di duecento persone che hanno giocato, cucinato, recitato, suonato in una giornata di festa dove il quartiere ha raccontato i suoi progetti e la sua propositività.
Nel novembre 2010 con la firma del protocollo del Distretto della Legalità tra Patto, CIV Libera e Libera terra si è concretizzato un percorso basato su un’idea della sicurezza multidimensionale incentrata su processi di cittadinanza attiva, coinvolgimento, benessere e appropriazione del territorio da parte degli abitanti.
Le prime azioni che sono state sviluppate hanno coinvolto 36 commercianti del quartiere nell’esposizione, per Natale, del Pacco dono di Libera terra e nella vendita dei prodotti. Sono state organizzate degustazioni e pastasciutte della Legalità in piazza. La Carovana della Legalità ha fatto tappa proprio alla Maddalena con un forte coinvolgimento dei commercianti. Questo ha permesso a migliaia di genovesi di compiere un gesto, di essere vicini e utili, alla Maddalena.
Il locale di Vico Mele sottratto alla Mafia è in ristrutturazione ed entro la fine di luglio sarà emanato il bando per insediarvi una cooperativa sociale che diverrà un punto di riferimento della trama di legalità che stiamo tessendo, venderà i prodotti delle terre liberate e contribuirà ad animare il quartiere.
Sulla prostituzione, con un apposito gruppo di lavoro, stiamo mettendo a punto gli strumenti, peraltro creandone di nuovi e più integrati, per avviare un’azione mossa da un obiettivo chiaro: ridurne drasticamente la presenza e l’impatto nella vita del quartiere. Occorre creare un differenziale negativo, fatto di regole rispettate, di “inagibilità industriale” per le famiglie che lucrano sugli immobili e sui servizi di accoglienza e un differenziale positivo per offrire mediazione e, per chi lo voglia, percorsi alternativi. Ci stiamo lavorando.
La Cultura è la leva di sviluppo sulla quale pensiamo possa ripartire il sestiere. Creare raccordi stabili con eventi cittadini, come la Notte della Poesia, il Festival del Mediterraneo, il Festival della Scienza o la Settimana Internazionale dei Diritti, si è rivelata un’esperienza positiva. Ora abbiamo avviato il Tavolo del Distretto Culturale, chiamando i principali attori a cimentarsi progettualmente sul tema: cosa può fare la cultura per la Maddalena e viceversa.
L’infrastruttura wi-fi e le nuove tecnologie consentono una narrazione esperienziale disvelante, capace di raccontare le storie di arte, di commercio, gli amori e l’antropologia del quartiere, trasformandolo in un nuovo spazio della musealità cittadina. Stiamo facendo convergere sul Distretto della Cultura progetti e risorse: il progetto Creative Cities avrà come luogo di messa alla prova della capacità trasformativa della creatività proprio la Maddalena. La Compagnia di San Paolo ha aderito al Patto per lo Sviluppo, portando esperienza e la possibilità di sviluppare ulteriori iniziative. Come prima opportunità c’è un bando della compagnia “generazione Creativa” che sostiene l’interazione tra i giovani talenti e il territorio della Maddalena.
La sfida che stiamo collettivamente conducendo, ricca di fatiche e contraddizioni, è una prova dell’intera città. Ci fa interrogare sulla possibilità di costruire un Piano di Sviluppo non dirigistico, con punti definiti e altri ancora da sviluppare: in cerca di partner, energie, soluzioni, nuovi giocatori.
Ma non è per niente facile. Le città sono povere. La nostra città è povera: Genova ha più problemi e meno risorse che in passato. Anche scegliere le priorità o situarsi, “distendersi” (come dice Baricco) come un grande connettore, un epicentro di reti personali e collettive, come un garante del “noi”, è operazione ardua. La politica nazionale, almeno a parole, può fare di più, con leggi simboliche, con dibattiti sui diritti e sui valori. Ma le città non possono essere “liquide”, ci sono i marciapiedi, l’estrema indigenza, i conflitti, i rifiuti, il traffico, la rabbia dei ricchi contro i poveri.
Anche cambiare la struttura fisica, ridisegnare e riconnettere un quartiere alla città è difficile, richiede la costruzione di nuove identità, progetti, tempi e consenso che spesso manca, che è sempre più merce di giornata, scade e si deteriora se si tenta di percorrere vie a lungo termine.
Ci stiamo provando, e tutto questo, a seconda di come lo si guarda, può essere considerato già un frutto. Noi lo vediamo soprattutto come un seme.
*Referente del Patto per lo Sviluppo della Maddalena
Questo vuoto è stato occupato, anche attraverso la gestione e l’accumulo di proprietà immobiliari, da una criminalità organizzata che ha trasformato il quartiere in una grande fabbrica della prostituzione, oggi crocevia logistico di una rete internazionale. Questa monocultura è un fattore di crisi del sestiere perché lo soffoca, lo isola, rende impossibile o residuale ogni altro uso e funzione dello spazio urbano.
Il Patto per la Maddalena, mettendo a fattor comune le idee e le risorse delle istituzioni e del quartiere, è nato come risposta progettuale a questa crisi. A che punto siamo?
Il lavoro di tessitura che si sta attuando nei tavoli e gruppi di lavoro produce idee, progetti, fatti insieme simbolici e concreti. Molte cose stanno cambiando. Abbiamo piantato tanti semi, che sono ben vivi e che germoglieranno.
Le azioni di cambiamento fisico, progettate dal Laboratorio Urbanistico, cofinanziate dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, hanno l’obiettivo di migliorare i servizi per gli abitanti e riconnettere il quartiere alla città: molte opere sono già in fase di appalto (come l’asilo nido) e i lavori sono in corso (rifacimento vicoli, segnaletica di orientamento e copertura wi-fi , laboratorio sociale), altre seguiranno (il Centro arti e Mestieri ed il Distretto socio sanitario). Il Laboratorio Urbanistico cura anche la fase di realizzazione si sviluppi informando e coinvolgendo attivamente il territorio.
Sul fronte del sostegno alle imprese si intravedono segnali incoraggianti. I primi due anni abbiamo finanziato i progetti di riqualificazione di 14 imprese esistenti, aiutandole a resistere e a migliorarsi, ma non siamo riusciti a portare nuovi insediamenti. Un paradosso riscontrato a fronte delle tante saracinesche chiuse, è quello della scarsa disponibilità di locali a prezzi e in condizioni accettabili. Da qualche mese abbiamo più spazi a disposizione e cominciano a pervenire anche le prime domande di finanziamento da parte di nuove attività. Per carità: piano, ma qualcosa si muove.
Il Laboratorio sociale consiste nella messa a disposizione di spazi oggetto e simbolo della trasformazione del quartiere. Locali destinati all’insediamento di imprese, o a lavori per il nuovo asilo, o nell’ambito del nuovo distretto sociosanitario sono utilizzati da più di 60 diversi soggetti per realizzare le loro attività di incontro, culturali, ricreative o sociali. Il Patto per lo Sviluppo garantisce solamente la messa a disposizione gratuita, l’assicurazione e l’elettricità, senza porre vincoli e consentendo ad ogni nuova richiesta di essere accolta, se compatibile con un calendario di utilizzazione trasparente. Questa agibilità ha generato energie e ha dato del quartiere un’idea fertile e accogliente, per sono molte le associazioni genovesi che al giorno d’oggi vi fanno riferimento. Entro quest’anno il laboratorio avrà una bellissima sede definitiva.
Il laboratorio è un seme che ha dato altri frutti: la Fiera della Maddalena, nata come segnale volontaristico, quest’anno ha visto il contributo di 51 associazioni e più di duecento persone che hanno giocato, cucinato, recitato, suonato in una giornata di festa dove il quartiere ha raccontato i suoi progetti e la sua propositività.
Nel novembre 2010 con la firma del protocollo del Distretto della Legalità tra Patto, CIV Libera e Libera terra si è concretizzato un percorso basato su un’idea della sicurezza multidimensionale incentrata su processi di cittadinanza attiva, coinvolgimento, benessere e appropriazione del territorio da parte degli abitanti.
Le prime azioni che sono state sviluppate hanno coinvolto 36 commercianti del quartiere nell’esposizione, per Natale, del Pacco dono di Libera terra e nella vendita dei prodotti. Sono state organizzate degustazioni e pastasciutte della Legalità in piazza. La Carovana della Legalità ha fatto tappa proprio alla Maddalena con un forte coinvolgimento dei commercianti. Questo ha permesso a migliaia di genovesi di compiere un gesto, di essere vicini e utili, alla Maddalena.
Il locale di Vico Mele sottratto alla Mafia è in ristrutturazione ed entro la fine di luglio sarà emanato il bando per insediarvi una cooperativa sociale che diverrà un punto di riferimento della trama di legalità che stiamo tessendo, venderà i prodotti delle terre liberate e contribuirà ad animare il quartiere.
Sulla prostituzione, con un apposito gruppo di lavoro, stiamo mettendo a punto gli strumenti, peraltro creandone di nuovi e più integrati, per avviare un’azione mossa da un obiettivo chiaro: ridurne drasticamente la presenza e l’impatto nella vita del quartiere. Occorre creare un differenziale negativo, fatto di regole rispettate, di “inagibilità industriale” per le famiglie che lucrano sugli immobili e sui servizi di accoglienza e un differenziale positivo per offrire mediazione e, per chi lo voglia, percorsi alternativi. Ci stiamo lavorando.
La Cultura è la leva di sviluppo sulla quale pensiamo possa ripartire il sestiere. Creare raccordi stabili con eventi cittadini, come la Notte della Poesia, il Festival del Mediterraneo, il Festival della Scienza o la Settimana Internazionale dei Diritti, si è rivelata un’esperienza positiva. Ora abbiamo avviato il Tavolo del Distretto Culturale, chiamando i principali attori a cimentarsi progettualmente sul tema: cosa può fare la cultura per la Maddalena e viceversa.
L’infrastruttura wi-fi e le nuove tecnologie consentono una narrazione esperienziale disvelante, capace di raccontare le storie di arte, di commercio, gli amori e l’antropologia del quartiere, trasformandolo in un nuovo spazio della musealità cittadina. Stiamo facendo convergere sul Distretto della Cultura progetti e risorse: il progetto Creative Cities avrà come luogo di messa alla prova della capacità trasformativa della creatività proprio la Maddalena. La Compagnia di San Paolo ha aderito al Patto per lo Sviluppo, portando esperienza e la possibilità di sviluppare ulteriori iniziative. Come prima opportunità c’è un bando della compagnia “generazione Creativa” che sostiene l’interazione tra i giovani talenti e il territorio della Maddalena.
La sfida che stiamo collettivamente conducendo, ricca di fatiche e contraddizioni, è una prova dell’intera città. Ci fa interrogare sulla possibilità di costruire un Piano di Sviluppo non dirigistico, con punti definiti e altri ancora da sviluppare: in cerca di partner, energie, soluzioni, nuovi giocatori.
Ma non è per niente facile. Le città sono povere. La nostra città è povera: Genova ha più problemi e meno risorse che in passato. Anche scegliere le priorità o situarsi, “distendersi” (come dice Baricco) come un grande connettore, un epicentro di reti personali e collettive, come un garante del “noi”, è operazione ardua. La politica nazionale, almeno a parole, può fare di più, con leggi simboliche, con dibattiti sui diritti e sui valori. Ma le città non possono essere “liquide”, ci sono i marciapiedi, l’estrema indigenza, i conflitti, i rifiuti, il traffico, la rabbia dei ricchi contro i poveri.
Anche cambiare la struttura fisica, ridisegnare e riconnettere un quartiere alla città è difficile, richiede la costruzione di nuove identità, progetti, tempi e consenso che spesso manca, che è sempre più merce di giornata, scade e si deteriora se si tenta di percorrere vie a lungo termine.
Ci stiamo provando, e tutto questo, a seconda di come lo si guarda, può essere considerato già un frutto. Noi lo vediamo soprattutto come un seme.
*Referente del Patto per lo Sviluppo della Maddalena