Pubblicità: le iniziative di Tursi
per far rispettare la dignità

“Un altro modo è possibile”, il titolo di un concorso (premiazione ed esposizione elaborati a marzo) per attirare l’attenzione sulla correttezza dell’uso in comunicazione dei bambini e del corpo delle donne. Istituiti una Commissione tecnica e un Osservatorio

Testo Alternativo
I corpi delle donne e quelli dei bambini soprattutto, ma anche quelli degli uomini. La pubblicità li usa troppo spesso in modo lesivo della dignità. Rispondendo come altri Comuni italiani a una raccomandazione della Commissione Europea contro la pubblicità sessista, il Comune di Genova è andato oltre: con il bando di un concorso, che dal 12 febbraio passerà alla fase conclusiva con il lavoro della giuria; con l’istituzione, unica città in Italia, di una Commissione Tecnica per stabilire i criteri sulla cui base giudicare se un messaggio pubblicitario sia lesivo o no della dignità dei soggetti umani ritratti; con l’istituzione, adesso, di un osservatorio sul fenomeno.

Il concorso, in primo luogo: ragazzi delle scuole superiori, delle università e delle accademie sono stati chiamati a produrre un manifesto, settanta centimetri per cento, raffigurante una delle seguenti coppie prodotto - soggetto: yogurt ipocalorico, donna; deodorante 24 ore, uomo; rossetto impermeabile, donna; stivaletto moda, bambino. 
Domenica prossima sarà l’ultimo giorno per la consegna dei lavori, poi si riunirà la giuria e, in occasione dell’8 marzo, i genovesi potranno vedere affisso sui muri della città il lavoro premiato, mentre tutti gli elaborati in concorso saranno visibili in Rete e in una mostra di cui si sta curando l’allestimento. 
«Questo è il primo, importante passo della battaglia culturale che il Comune sta portando avanti», informa l’assessore ai servizi sociali Roberta Papi.

Secondo passo, già fatto, l’istituzione di una Commissione tecnica, con rappresentanti del Comune e delle associazioni Udi, “25 novembre” e “Usciamo dal Silenzio”, per definire i criteri di ammissibilità o meno di un’immagine pubblicitaria, rispetto alla presenza di corpi di minori e femminili. Il punto di partenza è costituito dal codice di autoregolamentazione Iap (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria), che si pone il problema dei bambini; nel lavoro della commissione è stato considerato anche il corpo femminile (e nel concorso anche quello maschile). Una clausola del nuovo regolamento della pubblicità che richiama all’attenzione su questi temi, con la consulenza della Commissione, ha permesso di rifiutare l’affissione di alcune immagini e di ritirarne altre. In assenza di normative nazionali, il Comune, che non ha il potere di emanare leggi, non può fare molto: può intervenire tutt’al più sul proprio servizio di affissioni, ma non sugli spazi privati.

Da questi limiti all’azione dell’ente discende la terza azione in programma: l’istituzione, a partire dalle indicazioni della commissione, di un Osservatorio, a cui parteciperanno vari soggetti, fra cui anche agenzie pubblicitarie, sul fenomeno. Non potendo intervenire in modo normativo, la scelta è aprire il dibattito, favorire un movimento culturale.
C’è poi la disponibilità dell’Iap alla formazione di giovani pubblicitari per sensibilizzarli sull’argomento, creando così una cultura nuova tra gli stessi operatori.
Il movimento si sta creando, il Comune è in prima fila.
Genova, 9 febbraio 2012
Ultimo aggiornamento: 10/02/2012
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