Nel corso della cerimonia sono stati premiati anche i vincitori della settima edizione del concorso regionale per gli istituti secondari di secondo grado: “27 gennaio: Giorno della Memoria”.
Nel suo discorso, Foà, ebreo napoletano, bambino e poi ragazzo all'epoca delle leggi razziali, ha raccontato la vita quotidiana drammaticamente stravolta dalla discriminazione, dalla umiliazione, dalla persecuzione.
Una ricostruzione di vita personale e collettiva, ricca di spunti e riflessioni sui fatti accaduti durante il periodo fascista e sulla lezione della storia. In primo piano i temi della memoria e la necessità di battersi, non solo contro chi nega la Shoah, ma anche contro il riduzionismo, volto a far credere che le leggi razziali in Italia fossero poca cosa.
Furono invece pesanti le privazioni, i soprusi, molte più di quelle che possono immaginare i giovani oggi, e portarono alla cacciata degli ebrei dalle scuole, dagli uffici, considerati alla stregua di nemici del paese in cui vivevano, fino alla schedatura in liste "di razza ebraica" per essere destinate prima alle persecuzioni e poi ai campi di sterminio.
Un intervento concluso con il rifiuto della violenza, ma con una "vendetta" morale, quella di poter parlare liberamente, di raccontare, di non tacere. E d essere liberi di andare a scuola, come in quel giorno di festa in cui finalmente Foà poté tornare in una classe da cui era stato cacciato perché ebreo.
Nel suo discorso, Foà, ebreo napoletano, bambino e poi ragazzo all'epoca delle leggi razziali, ha raccontato la vita quotidiana drammaticamente stravolta dalla discriminazione, dalla umiliazione, dalla persecuzione.
Una ricostruzione di vita personale e collettiva, ricca di spunti e riflessioni sui fatti accaduti durante il periodo fascista e sulla lezione della storia. In primo piano i temi della memoria e la necessità di battersi, non solo contro chi nega la Shoah, ma anche contro il riduzionismo, volto a far credere che le leggi razziali in Italia fossero poca cosa.
Furono invece pesanti le privazioni, i soprusi, molte più di quelle che possono immaginare i giovani oggi, e portarono alla cacciata degli ebrei dalle scuole, dagli uffici, considerati alla stregua di nemici del paese in cui vivevano, fino alla schedatura in liste "di razza ebraica" per essere destinate prima alle persecuzioni e poi ai campi di sterminio.
Un intervento concluso con il rifiuto della violenza, ma con una "vendetta" morale, quella di poter parlare liberamente, di raccontare, di non tacere. E d essere liberi di andare a scuola, come in quel giorno di festa in cui finalmente Foà poté tornare in una classe da cui era stato cacciato perché ebreo.