“Le ultime due scialuppe, erano la numero 5 e la numero 11, mi corregga se sbaglio, direttore Cordera” – si rivolge all’ufficiale di macchina Giovanni Cordera, presente in sala, che nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 1956 era a bordo dell’Andrea Doria, Pierangelo Campodonico, direttore del Museo del Mare, nel rievocare il comportamento dell’equipaggio in quella che rimane la più grande operazione di salvataggio in mare.
E’ affollatissimo l’auditorium, molte persone sono in piedi, in questo pomeriggio che il Museo del Mare dedica al comandante Piero Calamai e al suo equipaggio, ma anche ai familiari e ai superstiti. “In quella notte - prosegue il racconto di Campodonico - il Comandante Calamai, seguito dalle persone del suo equipaggio, mise in salvo oltre 1650 persone nel giro di poche ore e questo resta uno dei più grandi avvenimenti della storia della navigazione.
Nell’equipaggio moltissimi fecero il loro dovere e, tra questi, molti furono dei veri e propri eroi come chi si buttò in mare per liberare le eliche delle scialuppe o chi tenne accesi i gruppi elettronici fino a quando l’ultimo fu lambito dalle acque. La nave andò a fondo con le pompe in funzione e le luci ancora accese”.
Il 2016 è l’anno del sessantesimo anniversario dell’affondamento della turbo nave Andrea Doria, avvenuto nelle acque dell’Atlantico, davanti a New York, a seguito dello speronamento da parte della nave svedese Stockolm nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 1956.
“Con questa dedica chiudiamo l’anno mettendo un punto fermo sulla verità di quella notte. Credo che per molto tempo - afferma Campodonico - sull’Andrea Doria ci sia stata una verità di facciata, abilmente costruita dalla controparte e poi alimentata anche da un sentimento anti italiano, presente soprattutto negli Stati Uniti, che gettava discredito sull'equipaggio”.
La targa dedicata al Comandante e all'equipaggio è in una delle sale dove è allestita la mostra " t/n Andrea Doria. La nave più bella del mondo", inaugurata l'11 novembre, che, tra l'altro, spiega i legami tra Genova e l’Andrea Doria: a cominciare dalla costruzione nei cantieri genovesi, la nave è stata parte della storia industriale e marittima della città, c’erano genovesi a bordo sia tra i marinai sia tra gli emigranti.
E al lavoro, “al saper fare, alla capacità di lavorare” fa riferimento il Sindaco Marco Doria nel suo saluto “in questo Museo dove si parla delle persone che hanno lavorato, hanno fatto il loro dovere. Mi fa piacere che il comandante Calamai e il suo equipaggio vengano ricordati qui, in questo museo della città e del Comune di Genova che presenta le pagine della nostra storia in un modo, preciso sempre, ma anche molto chiaro e rinnovandosi continuamente”.
E’ affollatissimo l’auditorium, molte persone sono in piedi, in questo pomeriggio che il Museo del Mare dedica al comandante Piero Calamai e al suo equipaggio, ma anche ai familiari e ai superstiti. “In quella notte - prosegue il racconto di Campodonico - il Comandante Calamai, seguito dalle persone del suo equipaggio, mise in salvo oltre 1650 persone nel giro di poche ore e questo resta uno dei più grandi avvenimenti della storia della navigazione.
Nell’equipaggio moltissimi fecero il loro dovere e, tra questi, molti furono dei veri e propri eroi come chi si buttò in mare per liberare le eliche delle scialuppe o chi tenne accesi i gruppi elettronici fino a quando l’ultimo fu lambito dalle acque. La nave andò a fondo con le pompe in funzione e le luci ancora accese”.
Il 2016 è l’anno del sessantesimo anniversario dell’affondamento della turbo nave Andrea Doria, avvenuto nelle acque dell’Atlantico, davanti a New York, a seguito dello speronamento da parte della nave svedese Stockolm nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 1956.
“Con questa dedica chiudiamo l’anno mettendo un punto fermo sulla verità di quella notte. Credo che per molto tempo - afferma Campodonico - sull’Andrea Doria ci sia stata una verità di facciata, abilmente costruita dalla controparte e poi alimentata anche da un sentimento anti italiano, presente soprattutto negli Stati Uniti, che gettava discredito sull'equipaggio”.
La targa dedicata al Comandante e all'equipaggio è in una delle sale dove è allestita la mostra " t/n Andrea Doria. La nave più bella del mondo", inaugurata l'11 novembre, che, tra l'altro, spiega i legami tra Genova e l’Andrea Doria: a cominciare dalla costruzione nei cantieri genovesi, la nave è stata parte della storia industriale e marittima della città, c’erano genovesi a bordo sia tra i marinai sia tra gli emigranti.
E al lavoro, “al saper fare, alla capacità di lavorare” fa riferimento il Sindaco Marco Doria nel suo saluto “in questo Museo dove si parla delle persone che hanno lavorato, hanno fatto il loro dovere. Mi fa piacere che il comandante Calamai e il suo equipaggio vengano ricordati qui, in questo museo della città e del Comune di Genova che presenta le pagine della nostra storia in un modo, preciso sempre, ma anche molto chiaro e rinnovandosi continuamente”.