Invitato dal coordinamento comitati Case Erp e dal Comitato di Quartiere, accompagnato dagli assessori al Bilancio Pietro Piciocchi e alla Sicurezza Stefano Garassino, ieri sera il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha incontrato gli abitanti della "Diga" di Begato, due palazzoni di 276 appartamenti l'uno e 245 l'altro.
Un'assemblea vivace ma ordinata, in cui sono state squadernate agende zeppe interventi mancati, promesse deluse e lamentele passate sotto silenzio, insomma un "cahier de doléances" descritto dal recente documentario #Digavox.
Tutto ha inizio nel 1984 quando, a causa di un forte piano di ristrutturazione urbanistica del Centro Storico, il Comune decise, con l'allora sindaco Fulvio Cerofolini, di realizzare due maxiedifici nella zona alle spalle di Begato che, a causa dell'orografia accidentata, hanno preso la forma di giganti di cemento adagiati sui versanti collinari di una piccola valle, immediatamente ribattezzati, dall'irriducibile fantasia popolare genovese: "La Diga".
Nelle intenzioni degli amministratori di allora si sarebbe dovuto trattare di una soluzione temporanea per poi realizzare nuovi edifici più confortevoli, cinque anni di sacrificio insomma, ma nel nostro Paese, si sa, non c'è nulla di più definitivo di una soluzione provvisoria. Oggi, a 34 anni di distanza, la "Diga" è ancora lì, con gli abitanti esasperati per la cattiva manutenzione degli edifici, con coperture che lasciano spazio a copiose infiltrazioni, ascensori che non funzionano, riscaldamento a singhiozzo e impianti di illuminazione carenti, nonché abusivismo, incuria e vandalismo, con abitazioni distrutte dai roghi, porte forzate, furti e spaccio di droga a cielo aperto.
“Credo sia giusto che si inviti il sindaco - ha detto Bucci - a vedere come si vive nei quartieri, in tutti, ma soprattutto in periferia. Serve a rafforzare il legame tra i cittadini e le istituzioni. In questo caso, non unico, la causa è a monte, nel concentramento eccessivo di alloggi popolari, che creano un "effetto ghetto". Le priorità sono due. La prima è combattere l'abusivismo, la seconda garantire la manutenzione, oggi rallentata da questioni burocratiche. Ci vuole un cambio di passo nella qualità e nella velocità nelle ristrutturazioni, anche perché senza questi ritardi i costi diminuiscono. Il problema è che ci sono due enti che si dividono i compiti, cosa che si trasforma in un rimpallo delle responsabilità e nella mancanza di un referente unico per gli abitanti”.
Il sindaco ha anche prospettato la possibilità che il Comune prenda in carico direttamente la gestione delle manutenzioni senza il passare attraverso Arte, l'azienda regionale della casa. Si è anche raccomandato di segnalare con maggior vigore i casi di abusivismo o di altri comportamenti incivili o illegali.
"La reazione all'abusivismo e le azioni per combattere l'illegalità e il vandalismo è una priorità, perché è inutile spendere dei soldi per le ristrutturazioni quando ci sono persone che non solo occupano gli appartamenti senza averne titolo, ma li distruggono. Così è come buttar via il denaro pubblico - ha concluso il sindaco -".
Circa la sicurezza l'assessore Stefano Garassino ha assicurato i presenti che le loro ragioni verranno portate sul tavolo del Comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura. "Un focus su Begato - ha detto l'assessore - come quello che già si fa sul centro storico. Servono servizi congiunti con le forze di polizia per incidere veramente sui problemi che oggi si registrano. A partire dalla lotta al racket dell’occupazione abusiva delle case, compreso il fenomeno del subaffitto".
Un'assemblea vivace ma ordinata, in cui sono state squadernate agende zeppe interventi mancati, promesse deluse e lamentele passate sotto silenzio, insomma un "cahier de doléances" descritto dal recente documentario #Digavox.
Tutto ha inizio nel 1984 quando, a causa di un forte piano di ristrutturazione urbanistica del Centro Storico, il Comune decise, con l'allora sindaco Fulvio Cerofolini, di realizzare due maxiedifici nella zona alle spalle di Begato che, a causa dell'orografia accidentata, hanno preso la forma di giganti di cemento adagiati sui versanti collinari di una piccola valle, immediatamente ribattezzati, dall'irriducibile fantasia popolare genovese: "La Diga".
Nelle intenzioni degli amministratori di allora si sarebbe dovuto trattare di una soluzione temporanea per poi realizzare nuovi edifici più confortevoli, cinque anni di sacrificio insomma, ma nel nostro Paese, si sa, non c'è nulla di più definitivo di una soluzione provvisoria. Oggi, a 34 anni di distanza, la "Diga" è ancora lì, con gli abitanti esasperati per la cattiva manutenzione degli edifici, con coperture che lasciano spazio a copiose infiltrazioni, ascensori che non funzionano, riscaldamento a singhiozzo e impianti di illuminazione carenti, nonché abusivismo, incuria e vandalismo, con abitazioni distrutte dai roghi, porte forzate, furti e spaccio di droga a cielo aperto.
“Credo sia giusto che si inviti il sindaco - ha detto Bucci - a vedere come si vive nei quartieri, in tutti, ma soprattutto in periferia. Serve a rafforzare il legame tra i cittadini e le istituzioni. In questo caso, non unico, la causa è a monte, nel concentramento eccessivo di alloggi popolari, che creano un "effetto ghetto". Le priorità sono due. La prima è combattere l'abusivismo, la seconda garantire la manutenzione, oggi rallentata da questioni burocratiche. Ci vuole un cambio di passo nella qualità e nella velocità nelle ristrutturazioni, anche perché senza questi ritardi i costi diminuiscono. Il problema è che ci sono due enti che si dividono i compiti, cosa che si trasforma in un rimpallo delle responsabilità e nella mancanza di un referente unico per gli abitanti”.
Il sindaco ha anche prospettato la possibilità che il Comune prenda in carico direttamente la gestione delle manutenzioni senza il passare attraverso Arte, l'azienda regionale della casa. Si è anche raccomandato di segnalare con maggior vigore i casi di abusivismo o di altri comportamenti incivili o illegali.
"La reazione all'abusivismo e le azioni per combattere l'illegalità e il vandalismo è una priorità, perché è inutile spendere dei soldi per le ristrutturazioni quando ci sono persone che non solo occupano gli appartamenti senza averne titolo, ma li distruggono. Così è come buttar via il denaro pubblico - ha concluso il sindaco -".
Circa la sicurezza l'assessore Stefano Garassino ha assicurato i presenti che le loro ragioni verranno portate sul tavolo del Comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura. "Un focus su Begato - ha detto l'assessore - come quello che già si fa sul centro storico. Servono servizi congiunti con le forze di polizia per incidere veramente sui problemi che oggi si registrano. A partire dalla lotta al racket dell’occupazione abusiva delle case, compreso il fenomeno del subaffitto".