Necessità di una lettura aggiornata dei bisogni in una società in cui aumenta il rischio di cadere nella povertà e nell’emarginazione; ruolo fondamentale dei Comuni per una parte essenziale del welfare, a fronte di un fondo per le politiche sociali “spaventosamente ridotto”; realtà articolata dei soggetti che gestiscono servizi affidati e finanziati dal comune - terzo settore, volontariato, cooperative - e conseguente esigenza di affinare una politica di confronto con questo mondo e al contempo di adeguare le prestazioni e orientare le risorse ai bisogni. Questi i principali temi affrontati dal sindaco. “I comuni non possono essere lasciati soli” - ha detto Doria rivendicando l’adozione di politiche nazionali – “una particolare attenzione va data alle aree metropolitane, che sono il luogo dove più si concentra il rischio”.
“A Genova - ha ricordato Doria - sono giunti nei giorni scorsi novanta minori di cui non si conoscono neppure il paese di provenienza e l’età esatta”. Questo è solo un esempio delle tante forme di nuove povertà che compongono il quadro attuale dei bisogni, modificato e accresciuto rispetto al passato.
Il sindaco, che è partito dal richiamo ai valori della Costituzione e dai documenti dell’Unione europea sul rischio povertà, ha osservato che, a causa della contrazione delle risorse, ai Comuni è rimasto il compito di sostenere servizi sociali primari per il welfare, finanziandoli con risorse proprie.
Per la maggior parte - a Genova al 90% - questi servizi sono affidati al Terzo settore, al volontariato, alle cooperative sociali i quali, gestendoli attraverso finanziamenti comunali, si sentono parte del sistema Comune, pur rimanendo soggetti esterni ed avendo natura diversa gli uni dagli altri. Ciò pone ai Comuni - ha suggerito Doria – la necessità di sviluppare il confronto con questo mondo, per la lettura dei bisogni e per una migliore organizzazione dei servizi, ma al contempo di saper aggiornare gli interventi, l’allocazione delle risorse e la stessa scelta dei soggetti cui affidarle, a seconda del mutare dei bisogni sociali.
“A Genova - ha ricordato Doria - sono giunti nei giorni scorsi novanta minori di cui non si conoscono neppure il paese di provenienza e l’età esatta”. Questo è solo un esempio delle tante forme di nuove povertà che compongono il quadro attuale dei bisogni, modificato e accresciuto rispetto al passato.
Il sindaco, che è partito dal richiamo ai valori della Costituzione e dai documenti dell’Unione europea sul rischio povertà, ha osservato che, a causa della contrazione delle risorse, ai Comuni è rimasto il compito di sostenere servizi sociali primari per il welfare, finanziandoli con risorse proprie.
Per la maggior parte - a Genova al 90% - questi servizi sono affidati al Terzo settore, al volontariato, alle cooperative sociali i quali, gestendoli attraverso finanziamenti comunali, si sentono parte del sistema Comune, pur rimanendo soggetti esterni ed avendo natura diversa gli uni dagli altri. Ciò pone ai Comuni - ha suggerito Doria – la necessità di sviluppare il confronto con questo mondo, per la lettura dei bisogni e per una migliore organizzazione dei servizi, ma al contempo di saper aggiornare gli interventi, l’allocazione delle risorse e la stessa scelta dei soggetti cui affidarle, a seconda del mutare dei bisogni sociali.