Garibaldi e la spedizione dei Mille
L'attualità dei loro ideali

Venerdì 5 maggio a Quarto è stata ricordata la partenza della spedizione dei Mille. Comandati da Giuseppe Garibaldi, combatterono e sacrificarono tutto per realizzare il sogno di un’Italia unita

Il mare è calmo, come lo era la sera del 5 maggio 1866, quando mille uomini partirono per una missione quasi epica: comandati da Giuseppe Garibaldi erano diretti in Sicilia, con l’obiettivo di  appoggiare le rivolte scoppiate nell'isola e capovolgere il governo borbonico.

Venerdì 5 maggio a Quarto, davanti allo stesso mare che vide salpare i due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, l’impresa e la figura di Garibaldi sono state ricordate dalle autorità comunali, della città metrolpolitana e del municipio Levante, da Armando Sicilia, presidente della Federazione Provinciale dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e da Annita Garibaldi Jallet presidente nazionale ANVRG.

Sono presenti anche i ragazzi della III G Liceo Scientifico King e della scuola secondaria di primo grado Bernardo Strozzi – IC Quarto. E a loro, che dovranno continuare ad alimentare la democrazia e la libertà dell’Italia, sono rivolte le riflessioni sul senso di questa giornata, perché, come è stato ricordato dagli oratori “un popolo senza memoria storica perde la sua identità e il futuro si costruisce partendo proprio dalla memoria storica”.

GIUSEPPE GARIBALDI, GLI IDEALI, I SOGNI
Nei loro discorsi hanno tratteggiato la figura di Giuseppe Garibaldi. un uomo coraggioso, con ideali di libertà e uguaglianza, che lo portarono a non partecipare alla guerra americana tra le fila dei nordisti, perché Lincoln non poté assicurargli la liberazione degli schiavi di colore. E fu un abile politico, che perseguì con tenacia e costanza il disegno dell’unità d’Italia e prima di Altiero Spinelli, sognò un’Europa unita. Nel 1860, nel pieno della Spedizione dei Mille, Garibaldi si impegna ad interessare i capi di stato europei a mettere fine alle guerre per dedicarsi al benessere dei sudditi. Nel Memorandum alle potenze d'Europa di ottobre 1860 - scritto nel Palazzo reale di Caserta subito dopo la battaglia sul fiume Volturno -  chiede che i governi si facciano paladini dell'unificazione politica del continente che deve diventare un unico grande stato federale: è il progetto di una Unione europea capace di riordinare dalle fondamenta i rapporti tra i popoli nel rispetto dei diritti di ognuno.

IL RISORGIMENTO E I GIOVANI 
E’ stato sottolineato che in questa epoca dove parole come impegno, partecipazione, vengono rifiutate perché ritenute retoriche, bisogna ricordarsi e ricordare alle nuove generazioni che viviamo in un mondo libero perché altri giovani non si tirarono indietro e lasciarono tutto, rischiarono la vita, per realizzare i loro ideali di unità e democrazia. I mille di Garibaldi venivano da diverse regioni italiane, erano di differente estrazione sociale – operai, contadini, ma anche avvocati, medici, notai – e anche se male armati, partirono per combattere contro un esercito di 93 mila uomini  che  aveva il supporto della flotta inglese.

Per loro l’Italia unita voleva dire non essere più dominati dagli stranieri, avere la possibilità di riconoscersi sotto un’unica bandiera, un unico re, italiano. Ma anche crescere, uscire dall’analfabetismo – nel sud il 90 per cento lo era – e dalla miseria.

Genova è grata a questo suo figlio illustre e ai suoi uomini, e nel 1915 affidò allo scultore Eugenio Baroni realizzò il monumento che si trova a Quarto, di fronte al mare. La figura e l’opera di questo scultore, il collegamento della sua arte con gli ideali risorgimentali sono stati la base del progetto di alternanza scuola - lavoro della classe III G dello scientifico King. I ragazzi, insieme con il Fai, hanno studiato un percorso artistico risorgimentale che parte dal monumento di Quarto, prosegue alla Gam, dove sono esposte tele che ricordno le lotte indipendentiste italiane , per concludersi al museo del risoprgimento, dove sono conservati i bozzetti di Baroni per la realizzazione del monunento oltre ai manifesti realizzati da Plinio Nomellini per pubblicizzare, nel 1915, l’inaugurazione del monumento di Baroni.

Ma cosa resta, nel 2017, di quegli ideali risorgimentali? La risposta la danno direttamente i ragazzi del King “Abbiamo studiato come siamo arrivati a essere una nazione unita e con questo progetto, “Apprendista cicerone” , ci siamo ripromessi di trasmettere alle persone gli ideali che hanno guidato le azioni e anche le opere di tanti artisti. Pensiamo che non potremmo vivere in uno stato e in un'Europa unita, in pace e in democrazia, se altri ragazzi prima di noi non avessero combattuto. Dobbiamo tanto al Risorgimento, e questo non deve essere dimenticato”.
5 maggio 2017
Ultimo aggiornamento: 08/05/2017
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