Genova città fragile, duramente colpita dalle alluvioni del 2011 e del 2014.
Sabato 5 novembre, alle ore 11, all'angolo tra corso Sardegna e corso De Stefanis, sotto una pioggia sottile e incessante, alla presenza dei familiari delle vittime, dell'assessore ai Lavori pubblici e manutenzioni Giovanni Crivello e del presidente del Municipio Bassa Valbisagno Massimo Ferrante, delle forze dell'Ordine, dei volontari e di tante persone comuni, si è svolta una cerimonia in memoria delle vittime.
«È la giornata della commozione - ha commentato a margine della cerimonia Giovanni Crivello - in una città ancora ferita da quei tragici avvenimenti. Testimoniamo la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime con la nostra presenza, ma ancor di più con il grande lavoro di riassetto idrogeologico della città che stiamo portando avanti dal 2012 con i lavori del Fereggiano, del Bisagno, a Ponente e in altre zone della città. Dobbiamo continuare a lavorare con umiltà, con gli strumenti che abbiamo a disposizione: il grande lavoro della Protezione Civile e il presidio della Polizia Municipale. Le previsioni non danno certezze assolute, ma l'allerta rossa del 14 ottobre scorso ha evitato danni alle persone e questo è importante».
Dopo la deposizione della corona davanti alla targa apposta dal Comune di Genova il 4 aprile 2012, le parole commosse di Silvio D'Anna, rappresentante del comitato spontaneo dei cittadini di via Fereggiano, per ricordare Sphresa Djala e le figlie Gioia e Gianissa, Angela Chiaramonte, Serena Costa ed Evelina Pietranera.
Successivamente, l'assessore Crivello e il presidente Ferrante si sono trasferiti in via Canevari dove hanno deposto una corona in ricordo di Antonio Campanella, vittima dell'alluvione del 9 ottobre 2014.
«C'è una presa di coscienza da parte dei cittadini - ha sottolineato Massimo Ferrante - di vivere in un città fragile, in un Paese fragile. Durante la scorsa allerta rossa il Municipio è stato subissato di telefonate da parte di negozianti e semplici cittadini che ci chiedevano cosa fare, questo significa che si sta diffondendo una cultura della protezione civile, dell'autoprotezione e dell'autotutela».
Sabato 5 novembre, alle ore 11, all'angolo tra corso Sardegna e corso De Stefanis, sotto una pioggia sottile e incessante, alla presenza dei familiari delle vittime, dell'assessore ai Lavori pubblici e manutenzioni Giovanni Crivello e del presidente del Municipio Bassa Valbisagno Massimo Ferrante, delle forze dell'Ordine, dei volontari e di tante persone comuni, si è svolta una cerimonia in memoria delle vittime.
«È la giornata della commozione - ha commentato a margine della cerimonia Giovanni Crivello - in una città ancora ferita da quei tragici avvenimenti. Testimoniamo la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime con la nostra presenza, ma ancor di più con il grande lavoro di riassetto idrogeologico della città che stiamo portando avanti dal 2012 con i lavori del Fereggiano, del Bisagno, a Ponente e in altre zone della città. Dobbiamo continuare a lavorare con umiltà, con gli strumenti che abbiamo a disposizione: il grande lavoro della Protezione Civile e il presidio della Polizia Municipale. Le previsioni non danno certezze assolute, ma l'allerta rossa del 14 ottobre scorso ha evitato danni alle persone e questo è importante».
Dopo la deposizione della corona davanti alla targa apposta dal Comune di Genova il 4 aprile 2012, le parole commosse di Silvio D'Anna, rappresentante del comitato spontaneo dei cittadini di via Fereggiano, per ricordare Sphresa Djala e le figlie Gioia e Gianissa, Angela Chiaramonte, Serena Costa ed Evelina Pietranera.
Successivamente, l'assessore Crivello e il presidente Ferrante si sono trasferiti in via Canevari dove hanno deposto una corona in ricordo di Antonio Campanella, vittima dell'alluvione del 9 ottobre 2014.
«C'è una presa di coscienza da parte dei cittadini - ha sottolineato Massimo Ferrante - di vivere in un città fragile, in un Paese fragile. Durante la scorsa allerta rossa il Municipio è stato subissato di telefonate da parte di negozianti e semplici cittadini che ci chiedevano cosa fare, questo significa che si sta diffondendo una cultura della protezione civile, dell'autoprotezione e dell'autotutela».