La bellezza di cui parla Marco Doria non è fatta solo di eccellenze - l'Acquario, il Ducale, il Muma e tutte le altre citate da Bampi - ma è anche la volontà di un futuro economico migliore basato su un'industria che "difendiamo con le unghie e con i denti", sulle nuove imprese della ricerca ad Erzelli, sulle riparazioni navali, sul progetto del Blue Print, sullo sviluppo culturale e turistico di Genova che nessuno avrebbe immaginato fino a pochi decenni fa. E hanno dovuto attendere fino ad oggi, ma finalmente sono arrivati, importanti investimenti per mettere in sicurezza Genova e il suo fragile territorio dal rischio delle alluvioni. I disagi che questi lavori comportano, mugugnati anche dall’Abate del popolo, sono ben giustificati dall'obiettivo di accrescere la sicurezza dei genovesi e il futuro della città.
Sale alta, bianca e dritta la grande fumata dal ceppo di alloro che brucia in piazza De Ferrari, proprio davanti al paxo, l'antico palazzo del Doge. Anche questo è un segno augurale, secondo la tradizione, che la folla applaude subito dopo il saluto del Doge, oggi il sindaco, all'Abate del popolo giunto in testa al corteo storico che si è snodato lungo via San Lorenzo fin dentro la magnificenza del Maggior consiglio. Sfilano tra gli altri il gruppo folclorico di Genova in costume storico e gli sbandieratori dei sestieri di Lavagna mentre suona il campanone del palazzo.
Nel Salone del Ducale la serata è dedicata al librettista genovese Felice Romani con brani eseguiti dal mezzo soprano del Carlo Felice Anna Venturi Caruso e dalla pianista Carla Casanova, l'esibizione dei giovani cantori dell'Accademia vocale di Genova diretta da Roberta Paraninfo e quella dei violinisti del teatro lirico Loris e Manrico Cosso.
Tutta la sala in piedi, nel concludere la manifestazione, intona il Ma se ghe pensu. E' il canto dell'emigrato da Genova che si confronta con il figlio nato e cresciuto lontano. "Un episodio significativo - ricorda il sindaco - dell'importanza di confermare Genova come città aperta all'accoglienza".
A chiudere il tradizionale appuntamento che precede il Natale, lo spettacolare gioco di luci e suoni "GenovAccesa" offerto dalla ditta Setti, organizzato dal Comune di Genova e seguito da una folla numerosissima radunata in piazza De Ferrari. A dare il via allo spettacolo per l'amministrazione comunale l'assessore a cultura e turismo Carla Sibilla.
Sale alta, bianca e dritta la grande fumata dal ceppo di alloro che brucia in piazza De Ferrari, proprio davanti al paxo, l'antico palazzo del Doge. Anche questo è un segno augurale, secondo la tradizione, che la folla applaude subito dopo il saluto del Doge, oggi il sindaco, all'Abate del popolo giunto in testa al corteo storico che si è snodato lungo via San Lorenzo fin dentro la magnificenza del Maggior consiglio. Sfilano tra gli altri il gruppo folclorico di Genova in costume storico e gli sbandieratori dei sestieri di Lavagna mentre suona il campanone del palazzo.
Nel Salone del Ducale la serata è dedicata al librettista genovese Felice Romani con brani eseguiti dal mezzo soprano del Carlo Felice Anna Venturi Caruso e dalla pianista Carla Casanova, l'esibizione dei giovani cantori dell'Accademia vocale di Genova diretta da Roberta Paraninfo e quella dei violinisti del teatro lirico Loris e Manrico Cosso.
Tutta la sala in piedi, nel concludere la manifestazione, intona il Ma se ghe pensu. E' il canto dell'emigrato da Genova che si confronta con il figlio nato e cresciuto lontano. "Un episodio significativo - ricorda il sindaco - dell'importanza di confermare Genova come città aperta all'accoglienza".
A chiudere il tradizionale appuntamento che precede il Natale, lo spettacolare gioco di luci e suoni "GenovAccesa" offerto dalla ditta Setti, organizzato dal Comune di Genova e seguito da una folla numerosissima radunata in piazza De Ferrari. A dare il via allo spettacolo per l'amministrazione comunale l'assessore a cultura e turismo Carla Sibilla.