Il premio Primo Levi a Sebastiao Salgado

Il grande fotografo brasiliano ha ricevuto a Palazzo Ducale il riconoscimento del Centro culturale che dal 1992 assegna il premio a personalità che hanno dato voce a valori di giustizia, pace, tolleranza e ripudio del razzismo. Insieme al presidente Piero Dello Strologo, il sindaco Marco Doria

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Un padre che deposita il corpo del proprio bambino sulla catasta dei morti in Rwanda, un ragazzo con le gambe troncate da una mina antiuomo in Cambogia, i boat people che fuggivano e finivano incarcerati a Hong Kong come i migranti sui gommoni di oggi, i bambini abbandonati di una metropoli cresciuta a dismisura come San Paolo.

Le dieci foto scelte da Sebastiao Salgado scorrono sul grande schermo nel salone di Palazzo Ducale. Il bianco nero e il contrasto di luci e ombre trafiggono l'anima come nessun colore riuscirebbe a fare.

"Le mie foto sono le persone che ho fotografato, in questo senso questo premio è per loro" ha detto il grande fotografo brasiliano accogliendo il premio Primo Levi. Ad attribuirglielo è Piero Dello Strologo, presidente del Centro culturale Primo Levi che dal 1992 assegna questo riconoscimento a personalità che hanno dato voce a valori di giustizia, pace, tolleranza e ripudio del razzismo. Insieme a Dello Strologo, il sindaco Marco Doria.

Un pubblico foltissimo segue l'incontro con passione per oltre tre ore senza perdere un minuto dell'appassionata riflessione dell'artista. Perché l'uomo è stato capace del nazismo e dei genocidi? Perché dobbiamo assistere alla Siria sconvolta dal conflitto e perché la guerra in Iraq basata su una "menzogna" da cui scaturì il disastro del paese e della regione? E che mestiere è mai quello dell'ingegnere che deve disegnare una mina antiuomo? (Perché - ricorda - l'Italia è grande produttore di questi strumenti di morte e mutilazione).

E poi, noi vogliamo essere eredi della filosofia classica e del comandamento d'amore del cristianesimo oppure la nostra natura è distruggerci l'uno con l'altro? L'uomo è una specie che ha smarrito il legame con la terra - osserva Salgado - grandi masse di popolazione si sono concentrate nelle città. "Siamo diventati degli alieni, lontani dal pianeta su cui viviamo. Abbiamo bisogno di un ritorno spirituale alla terra".

Il Sindaco saluta Salgado a nome della città: "Diciamo grazie a Salgado perché ci aiuta a pensare oltre il nostro quotidiano, a guardare al mondo, alla sua realtà e ai suoi destini, alle migrazioni, al lavoro disumano, alle atrocità della guerra. Il tratto comune che unisce le personalità che hanno ricevuto il Premio Levi - sottolinea Doria - è quello di aver unito la maestria della propria professionalità ad un messaggio forte di inclusione, di tolleranza, di rispetto degli altri, all'impegno civile e politico".

La consegna del premio Levi a Salgado e il suo intervento nel Salone del Maggior Consiglio segnano un'altra importante giornata per Genova e per Palazzo Ducale che - rimarca Doria - continua a produrre cultura "in una città che non si chiude ma guarda al mondo".
28 novembre 2016
Ultimo aggiornamento: 28/11/2016
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