LA FAVOLA DI LATONA DI ORAZIO DE FERRARI, IL RITORNO A CASA DI UN CAPOLAVORO. Dal 23 marzo all’8 maggio a Palazzo Bianco
Palazzo Bianco ospita fino all’8 maggio il dipinto La favola di Latona di Orazio De Ferrari a lungo dato per disperso. Tutto nasce dall’importante ritrovamento del capolavoro dell’artista voltrese che raffigura una favola tratta dalle Metamorfosi di Ovidio: la Latona che trasforma i contadini di Licia in rane. Il dipinto verrà esposto all’interno del percorso espositivo e, in particolare, nella sala dedicata proprio a Orazio De Ferrari.Il capolavoro, prima di pervenire a Giorgio Baratti, l’antiquario di Milano che ne è l’attuale proprietario e che sostiene l’intera iniziativa affidandola alla curatela di Anna Orlando, era stato acquistato nel 2005 presso i discendenti di Rodrigo Díaz de Vivar y Mendoza VII Duca dell’Infantado dagli antiquari madrileni Jorge Coll e Nicolás Cortés, che lo hanno pubblicato su loro catalogo della mostra in galleria di quell’anno affidandone la scheda alla storica dell’arte genovese Elena De Laurentiis (Maestros del Barroco Europeo, Madrid, Galleria Coll&Cortés, 2005).
Orazio De Ferrari è nato nel 1606 a Voltri in una famiglia di umili origini. Il nonno esercitava il mestiere di fabbro (ferrè), professione che spiega probabilmente l’origine del cognome, da non confondersi con quello della nobile casata. Allievo di Andrea Ansaldo, anch’egli voltrese, De Ferrari fu attivo soprattutto per ordini religiosi e confraternite, dipingendo più raramente soggetti profani come appunto La Favola di Latona celebrata nel 1642 dal poeta ligure Luca Assarino.
Nell’occasione sarà presentato anche il volume La favola di Latona di Orazio De Ferrari. Il ritorno di un capolavoro. Con aggiunte al catalogo del pittore a cura di Anna Orlando. Sagep Editori (italiano e inglese, 96 pp., 30 €).
Il libro, in italiano e in inglese offre un importante approfondimento critico sul capolavoro, con saggi di Raffaella Besta, Piero Boccardo, Agnese Marengo, Simona Morando e Franco Vazzoler e Anna Orlando, e vede inoltre un repertorio di circa 50 dipinti del pittore in gran parte inediti e riapparsi dopo la pubblicazione della monografia di Piero Donati, pubblicata sempre da Sagep nel 1997. A vent’anni da quel catalogo ragionato la ricognizione di Anna Orlando offre così un consistente aggiornamento sul corpus pittorico dell’artista, protagonista della stagione del naturalismo del primo Seicento genovese.
data:
22/03/2016
Ultimo aggiornamento: 23/03/2016