Il suo stile ha segnato un’epoca e ha rappresentato un punto di riferimento, di moda e di bellezza, a cui ancora le nuove generazioni di fotografi guardano con ammirazione.
La mostra Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes, curata da Matthias Harder e Denis Curti, si apre mercoledì 14 settembre a Palazzo Ducale e presenta, per la prima volta a Genova, oltre duecento immagini di uno dei più importanti e celebrati fotografi del Novecento.
L’esposizione è il frutto di un progetto nato nel 2011 per volontà di June Newton, vedova del grande fotografo e presidente della Helmut Newton Foundation.
La rassegna raccoglie le immagini di White Women, Sleepless Nights e Big Nudes - i primi tre libri di Newton pubblicati alla fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, da cui deriva il titolo della mostra e l’allestimento articolato in tre sezioni – volumi oggi considerati leggendari e gli unici curati dallo stesso Newton.
Nel selezionare le fotografie mise in sequenza, l’uno accanto all’altro, gli scatti compiuti per committenza con quelli realizzati liberamente per se stesso, costruendo una narrazione in cui la ricerca dello stile, la scoperta del gesto elegante, presuppone l’esistenza di una vicenda che sta allo spettatore interpretare.
Nel corso della sua carriera ha lavorato per stilisti del calibro di Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent e, attraverso la fotografia pubblicitaria, la sua ricerca va incontro alla figura di una donna nuova, che si scopre androgina, oltre lo stereotipo della più comune rappresentazione sociale e culturale.
«Ironia, voyeurismo e seduzione estetica sono le componenti essenziali della fotografia di Helmut Newton, che porta la moda fuori dagli studio, a incontrare la città e il mondo esterno. Sono scatti realizzati nei luoghi che Newton amava di più - lui non aveva uno studio - e che faceva propri: le stanze degli alberghi di lusso e delle ville, ma anche le piscine» racconta Matthias Harder.
L’innovativo concetto di una nudità radicale che ha introdotto nella fotografia di moda, fu poi seguito da molti altri fotografi e da un regista: la scena finale del film Prêt-à-porter, girato da Robert Altman nel 1994, mostra alcune modelle che a Parigi sfilano in passerella completamente nude dinanzi a un pubblico che, dopo un primo attimo di scetticismo, appare estasiato.
Negli anni Settanta, in piena rivoluzione culturale, Newton compì un decisivo passo avanti usando, dentro al mondo della moda, una nudità pura o sottilmente accennata. Le sue immagini insolite provocarono e stupirono, ma soprattutto rivoluzionarono la fotografia di moda.
«E’ stato un precursore dello storytelling attuale: oggi ci sono spot pubblicitari “virali” che non parlano del prodotto, ma raccontano una storia che conduce lo spettatore alla scoperta del marchio o del logo da pubblicizzare» spiega Denis Curti.
Fortemente intuitivo, affascinato dal corpo delle donne, ha sempre ritratto donne di grande personalità e sensualità, in grado di affermare se stesse a prescindere dagli uomini.
Il suo primo nudo è dedicato a un'attrice e sua grande amica: Charlotte Rampling, che lui fotografa nella camera di un grande albergo di Arles.
Ma ciò che lo distingue dall’ordinario di una moda già satura e largamente patinata è la messa in scena del suo stesso punto di vista: nella foto non c’è niente di casuale, tutto rimanda alla vita vera.
«Usava la macchina fotografica come un notes - racconta Denis Curti - andava in giro, guardava e la foto nasceva nella sua mente. Faceva fotografie a cose, come una statua della Madonna in una chiesa toscana, nella cui stessa posizione ritrasse poi Andy Warhol».
In una fotografia del 1981, lo specchio riflette una modella nuda, dietro di lei il fotografo che la ritrae, davanti a loro, accanto allo specchio, una donna vestita, seduta su una sedia da regista li osserva. Si tratta, probabilmente, della dichiarazione di stile più efficace di tutta la produzione artistica di Helmut Newton, in cui l’autore appare come artefice e creatore dell'azione, mentre il corpo femminile, protagonista assoluto, esce dall’immagine grazie ai valori di una materia e di una plasticità assolute. Sullo sfondo, Helmut e June Newton (sua moglie) entrano nella foto, lui con l’ironia che lo contraddistingue, lei costantemente presente al suo fianco. Questa fotografia, probabilmente la più famosa della sua produzione, Self-portrait with Wife and models, Vogue Studio Paris, 1981, racchiude il genio e la follia di un artista eternamente attratto dalla bellezza.
E, ancora oggi, l'arte di Newton continua a scandalizzare. Facebook ha recentemente oscurato per tre settimane la pagina del curatore Denis Curti che, in occasione dell'esposizione della mostra a Venezia, aveva pubblicato sulla sua pagina alcune foto: troppo audaci per la policy del social network.
Helmut Newton, nella sua lunga carriera, ha fotografato tantissimi personaggi dello spettacolo, della cultura, della politica e del cinema come Ava Gardner, Charlotte Rampling, Catherine Deneuve, Romy Schneider, Raquel Welch, Sigourney Weaver, Margaret Thatcher, Helmut Kohl, Jean-Marie Le Pen, Rainer Werner Fassbinder e Wim Wenders.
Onorato nel 1996 del titolo di Gran Commendatore delle arti e delle lettere, per volontà del ministro della cultura francese, muore a 83 anni, il 23 gennaio del 2004, per un infarto.
White Women
In White Women, pubblicato nel 1976, Newton sceglie 81 immagini (42 a colori e 39 in bianco e nero), introducendo per la prima volta il nudo e l’erotismo nella fotografia di moda. In bilico tra arte e moda, gli scatti sono per lo più nudi femminili, attraverso i quali presentava la moda contemporanea. Queste visioni trovano origine nella storia dell’arte, in particolare nella Maja desnuda e nella Maja vestida di Francisco Goya, quadri conservati entrambi al Museo del Prado di Madrid.
Sleepless Nights
Sono ancora le donne, i loro corpi e gli abiti, i protagonisti di Sleepless Nights, pubblicato nel 1978. In questo caso, però, Newton si avvia a una visione che trasforma le immagini da foto di moda a ritratti, e da ritratti a reportage quasi da scena del crimine.
È un volume a carattere più retrospettivo che raccoglie 69 fotografie (31 a colori e 38 in bianco e nero) realizzate per diversi magazine («Vogue», tra tutti) ed è quello che definisce il suo stile rendendolo un’icona della fashion photography.
I soggetti, generalmente modelle seminude che indossano corsetti ortopedici, donne bardate con selle in cuoio, nonché manichini per lo più amorosamente allacciati a veri esseri umani, vengono colti sistematicamente fuori dallo studio, spesso in atteggiamenti provocanti, a suggerire un uso della fotografia di moda come puro pretesto per realizzare qualcosa di totalmente differente e molto personale.
Big Nudes
Con la pubblicazione Big Nudes del 1981, Newton raggiunge il ruolo di protagonista della fotografia del secondo Novecento.
I 39 scatti in bianco e nero inaugurano una nuova dimensione della fotografia umana: quella delle gigantografie che, da questo momento, entrano prepotentemente e di fatto nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo.
Fonte di ispirazione dei nudi a figura intera ed in bianco e nero, ripresi in studio con la macchina fotografica di medio formato, sono stati per Newton i manifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare gli appartenenti al gruppo terroristico della RAF (Rote Armee Fraktion).
Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes, è promossa dalla Regione Liguria, dal Comune di Genova e da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura. E' organizzata da Civita Mostre in collaborazione con la Helmut Newton Foundation.
La mostra è visitabile dal 14 settembre 2016 al 22 gennaio 2017, nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, piazza Matteotti, 9
Orari
da martedì a domenica dalle 10 alle 19 e lunedì dalle 14 alle 19.
La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti (comprensivi di audioguida)
€ 11,00 intero;
€ 9,00 ridotto: disabili, insegnanti, giovani dai 19 fino a 27 anni compiuti con documento e/o tesserino universitario, gruppi da 15 a 25 persone, possessori del biglietto della mostra “Andy Warhol. Pop Society” Convenzionati: Touring Club Italiano, ACI, ARCI, FAI, dipendenti BNL, tessera Feltrinelli, abbonati Teatro Carlo Felice e Teatro Stabile, Amici dei Musei e di Palazzo Ducale, Tosse Card, possessori della card Musei di Strada Nuova, abbonati annuali AMT.
€ 4,00 ridotto speciale scuole e bambini dai 6 ai 14 anni e ogni venerdì giovani sino a 27 anni
Gratuito minori di 6 anni, accompagnatori di portatori di handicap, giornalisti e guide turistiche, un accompagnatore per gruppo, due insegnanti accompagnatori per classe, membri ICOM
Diritto di prenotazione
€ 1,50 per i biglietti: intero, ridotto, gruppi
€ 1,00 per i biglietti: ridotto speciale scuole, minori 14 anni, ogni venerdì giovani sino a 27 anni
Visite guidate
€ 100,00 gruppi
€ 70,00 scuole
€ 120,00 in lingua
La mostra Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes, curata da Matthias Harder e Denis Curti, si apre mercoledì 14 settembre a Palazzo Ducale e presenta, per la prima volta a Genova, oltre duecento immagini di uno dei più importanti e celebrati fotografi del Novecento.
L’esposizione è il frutto di un progetto nato nel 2011 per volontà di June Newton, vedova del grande fotografo e presidente della Helmut Newton Foundation.
La rassegna raccoglie le immagini di White Women, Sleepless Nights e Big Nudes - i primi tre libri di Newton pubblicati alla fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, da cui deriva il titolo della mostra e l’allestimento articolato in tre sezioni – volumi oggi considerati leggendari e gli unici curati dallo stesso Newton.
Nel selezionare le fotografie mise in sequenza, l’uno accanto all’altro, gli scatti compiuti per committenza con quelli realizzati liberamente per se stesso, costruendo una narrazione in cui la ricerca dello stile, la scoperta del gesto elegante, presuppone l’esistenza di una vicenda che sta allo spettatore interpretare.
Nel corso della sua carriera ha lavorato per stilisti del calibro di Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent e, attraverso la fotografia pubblicitaria, la sua ricerca va incontro alla figura di una donna nuova, che si scopre androgina, oltre lo stereotipo della più comune rappresentazione sociale e culturale.
«Ironia, voyeurismo e seduzione estetica sono le componenti essenziali della fotografia di Helmut Newton, che porta la moda fuori dagli studio, a incontrare la città e il mondo esterno. Sono scatti realizzati nei luoghi che Newton amava di più - lui non aveva uno studio - e che faceva propri: le stanze degli alberghi di lusso e delle ville, ma anche le piscine» racconta Matthias Harder.
L’innovativo concetto di una nudità radicale che ha introdotto nella fotografia di moda, fu poi seguito da molti altri fotografi e da un regista: la scena finale del film Prêt-à-porter, girato da Robert Altman nel 1994, mostra alcune modelle che a Parigi sfilano in passerella completamente nude dinanzi a un pubblico che, dopo un primo attimo di scetticismo, appare estasiato.
Negli anni Settanta, in piena rivoluzione culturale, Newton compì un decisivo passo avanti usando, dentro al mondo della moda, una nudità pura o sottilmente accennata. Le sue immagini insolite provocarono e stupirono, ma soprattutto rivoluzionarono la fotografia di moda.
«E’ stato un precursore dello storytelling attuale: oggi ci sono spot pubblicitari “virali” che non parlano del prodotto, ma raccontano una storia che conduce lo spettatore alla scoperta del marchio o del logo da pubblicizzare» spiega Denis Curti.
Fortemente intuitivo, affascinato dal corpo delle donne, ha sempre ritratto donne di grande personalità e sensualità, in grado di affermare se stesse a prescindere dagli uomini.
Il suo primo nudo è dedicato a un'attrice e sua grande amica: Charlotte Rampling, che lui fotografa nella camera di un grande albergo di Arles.
Ma ciò che lo distingue dall’ordinario di una moda già satura e largamente patinata è la messa in scena del suo stesso punto di vista: nella foto non c’è niente di casuale, tutto rimanda alla vita vera.
«Usava la macchina fotografica come un notes - racconta Denis Curti - andava in giro, guardava e la foto nasceva nella sua mente. Faceva fotografie a cose, come una statua della Madonna in una chiesa toscana, nella cui stessa posizione ritrasse poi Andy Warhol».
In una fotografia del 1981, lo specchio riflette una modella nuda, dietro di lei il fotografo che la ritrae, davanti a loro, accanto allo specchio, una donna vestita, seduta su una sedia da regista li osserva. Si tratta, probabilmente, della dichiarazione di stile più efficace di tutta la produzione artistica di Helmut Newton, in cui l’autore appare come artefice e creatore dell'azione, mentre il corpo femminile, protagonista assoluto, esce dall’immagine grazie ai valori di una materia e di una plasticità assolute. Sullo sfondo, Helmut e June Newton (sua moglie) entrano nella foto, lui con l’ironia che lo contraddistingue, lei costantemente presente al suo fianco. Questa fotografia, probabilmente la più famosa della sua produzione, Self-portrait with Wife and models, Vogue Studio Paris, 1981, racchiude il genio e la follia di un artista eternamente attratto dalla bellezza.
E, ancora oggi, l'arte di Newton continua a scandalizzare. Facebook ha recentemente oscurato per tre settimane la pagina del curatore Denis Curti che, in occasione dell'esposizione della mostra a Venezia, aveva pubblicato sulla sua pagina alcune foto: troppo audaci per la policy del social network.
Helmut Newton, nella sua lunga carriera, ha fotografato tantissimi personaggi dello spettacolo, della cultura, della politica e del cinema come Ava Gardner, Charlotte Rampling, Catherine Deneuve, Romy Schneider, Raquel Welch, Sigourney Weaver, Margaret Thatcher, Helmut Kohl, Jean-Marie Le Pen, Rainer Werner Fassbinder e Wim Wenders.
Onorato nel 1996 del titolo di Gran Commendatore delle arti e delle lettere, per volontà del ministro della cultura francese, muore a 83 anni, il 23 gennaio del 2004, per un infarto.
White Women
In White Women, pubblicato nel 1976, Newton sceglie 81 immagini (42 a colori e 39 in bianco e nero), introducendo per la prima volta il nudo e l’erotismo nella fotografia di moda. In bilico tra arte e moda, gli scatti sono per lo più nudi femminili, attraverso i quali presentava la moda contemporanea. Queste visioni trovano origine nella storia dell’arte, in particolare nella Maja desnuda e nella Maja vestida di Francisco Goya, quadri conservati entrambi al Museo del Prado di Madrid.
Sleepless Nights
Sono ancora le donne, i loro corpi e gli abiti, i protagonisti di Sleepless Nights, pubblicato nel 1978. In questo caso, però, Newton si avvia a una visione che trasforma le immagini da foto di moda a ritratti, e da ritratti a reportage quasi da scena del crimine.
È un volume a carattere più retrospettivo che raccoglie 69 fotografie (31 a colori e 38 in bianco e nero) realizzate per diversi magazine («Vogue», tra tutti) ed è quello che definisce il suo stile rendendolo un’icona della fashion photography.
I soggetti, generalmente modelle seminude che indossano corsetti ortopedici, donne bardate con selle in cuoio, nonché manichini per lo più amorosamente allacciati a veri esseri umani, vengono colti sistematicamente fuori dallo studio, spesso in atteggiamenti provocanti, a suggerire un uso della fotografia di moda come puro pretesto per realizzare qualcosa di totalmente differente e molto personale.
Big Nudes
Con la pubblicazione Big Nudes del 1981, Newton raggiunge il ruolo di protagonista della fotografia del secondo Novecento.
I 39 scatti in bianco e nero inaugurano una nuova dimensione della fotografia umana: quella delle gigantografie che, da questo momento, entrano prepotentemente e di fatto nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo.
Fonte di ispirazione dei nudi a figura intera ed in bianco e nero, ripresi in studio con la macchina fotografica di medio formato, sono stati per Newton i manifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare gli appartenenti al gruppo terroristico della RAF (Rote Armee Fraktion).
Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes, è promossa dalla Regione Liguria, dal Comune di Genova e da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura. E' organizzata da Civita Mostre in collaborazione con la Helmut Newton Foundation.
La mostra è visitabile dal 14 settembre 2016 al 22 gennaio 2017, nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, piazza Matteotti, 9
Orari
da martedì a domenica dalle 10 alle 19 e lunedì dalle 14 alle 19.
La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti (comprensivi di audioguida)
€ 11,00 intero;
€ 9,00 ridotto: disabili, insegnanti, giovani dai 19 fino a 27 anni compiuti con documento e/o tesserino universitario, gruppi da 15 a 25 persone, possessori del biglietto della mostra “Andy Warhol. Pop Society” Convenzionati: Touring Club Italiano, ACI, ARCI, FAI, dipendenti BNL, tessera Feltrinelli, abbonati Teatro Carlo Felice e Teatro Stabile, Amici dei Musei e di Palazzo Ducale, Tosse Card, possessori della card Musei di Strada Nuova, abbonati annuali AMT.
€ 4,00 ridotto speciale scuole e bambini dai 6 ai 14 anni e ogni venerdì giovani sino a 27 anni
Gratuito minori di 6 anni, accompagnatori di portatori di handicap, giornalisti e guide turistiche, un accompagnatore per gruppo, due insegnanti accompagnatori per classe, membri ICOM
Diritto di prenotazione
€ 1,50 per i biglietti: intero, ridotto, gruppi
€ 1,00 per i biglietti: ridotto speciale scuole, minori 14 anni, ogni venerdì giovani sino a 27 anni
Visite guidate
€ 100,00 gruppi
€ 70,00 scuole
€ 120,00 in lingua