OGGI IN SALA ROSSA – IL COMUNE CONTRO LA LUDOPATIA
A cura dell'Ufficio Stampa del Consiglio comunale di Genova
È il prossimo 2 maggio, il termine previsto dalla legge regionale del 2012 che, dopo 5 anni di tolleranza, impone ai locali in cui si pratica il gioco d’azzardo di chiedere l’autorizzazione al Comune. Ciò comporterà, se la Regione non concederà una proroga, una drastica riduzione delle slot machine sul territorio genovese.
Nell’imminenza di questa importante scadenza, le commissioni consiliari I Affari istituzionali e generali e VI Sviluppo Economico, con la presidenza di Gian Piero Pastorino (Fds), fanno il punto sulla situazione, grazie alle notizie fornite dall’assessore alla legalità Elena Fiorini e all’audizione di Paolo Barbieri in rappresentanza di Confesercenti. Altri incontri seguiranno, con ulteriori audizioni.
La legge regionale 30 aprile 2012 sulla disciplina delle sale da gioco prescrive per il gioco d’azzardo l’autorizzazione del sindaco, valida per cinque anni, e alcune limitazioni, tra cui la distanza di almeno 300 metri da luoghi sensibili, come le scuole e, in genere, i luoghi frequentati da soggetti deboli. La normativa concedeva alle attività già esistenti cinque anni, a partire dalla sua entrata in vigore, con il vecchio regime. Tra due mesi perciò la norma sarà pienamente attiva.
Nel frattempo, la polizia municipale ha compiuto una ricognizione del settore sulla base del regolamento regionale e di quello genovese, leggermente più restrittivo. L’amministrazione, con l’istituzione della Consulta comunale per i giochi leciti e con altre iniziative, ha inoltre lavorato per la sensibilizzazione della popolazione, soprattutto giovanile, e si è confrontata con i cittadini e con chi, istituzioni e volontariato, si occupa di ludopatia.
Secondo i dati emersi dal monitoraggio del novembre scorso, su 1015 esercizi in cui si pratica il gioco lecito, 927 non sono autorizzabili in base alla legge, in genere per la vicinanza con le scuole. Le sale dotate di video lotterie sono 26, dimezzate rispetto all’inizio del ciclo amministrativo, mentre sono aperti 22 tra punti lotto e agenzie di scommesse. Gli altri esercizi attivi sul gioco sono per lo più tabaccherie (264, quasi tutte), bar o pubblici esercizi (611 su 2957), 19 circoli su 428, edicole, call center e perfino un calzolaio.
Sul piano nazionale, il quadro si è evoluto anche grazie all’azione politica del Comune di Genova, che su questi temi è all’avanguardia e si sta lavorando su una proposta che prevede una drastica riduzione dei giochi nei bar e nelle tabaccherie, con la creazione di una serie di sale di categoria A su base nazionale, che si possano sottrarre alle normative locali.
Se Confesercenti, che pure non opera in favore della diffusione del gioco a premi, pone il problema della ricaduta occupazionale provocata dall’applicazione delle normative, paventando la perdita di 500 posti di lavoro, Cristina Lodi (Pd) sottolinea che le strategie per il lavoro e gli ammortizzatori sociali competono alla Regione: «non è accettabile – sostiene la commissaria – che la Regione non voglia fare il tavolo regionale per affrontare il tema». Nel corso dell’ampio dibattito, l’ipotesi di una proroga dei termini è respinta da vari interventi di consiglieri.
Sono intervenuti anche Guido Grillo, (Pdl), Giovanni Vassallo (Percorso Comune), Claudio Villa (Pd), Mauro Muscarà, Paolo Putti e Stefano De Pietro (Effetto Genova), Alfonso Gioia (Udc), Clizia Nicolella (L.Doria), Gianpaolo Malatesta (G.Misto), Andrea Boccaccio (M5s).
data: 
06/03/2017
Ultimo aggiornamento: 06/03/2017
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