Si respirava l'aria serena della Pace ieri sera tra le colonne del Cortile Maggiore di Palazzo Ducale. In giorni in cui l'umanità sembra sprofondata nell'abisso più profondo dell'odio e dell'intolleranza, Genova ha celebrato, in una festa laica aperta a tutte le religioni, per iniziativa del progetto Moschee aperte, della Fondazione della Cultura di Palazzo Ducale, del Secolo XIX e della comunità islamica genovese, la fine del Ramadan.
Il progetto Moschee aperte è nato alla fine del 2015, in seguito ai tragici attentati di Parigi. Per rispondere alla cultura della morte i centri di preghiera islamici di Genova hanno dato vita a una serie di visite guidate ai luoghi di culto musulmani, con laboratori per bambini e incontri interreligiosi.
Sul palco allestito nel Cortile Maggiore di Palazzo Ducale, gremito di gente proveniente da ogni parte della città, Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale, ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime di Dacca. "Genova, per i valori che ha saputo far crescere, dimostra di essere - ha detto Borzani - un antidoto alla violenza. La cultura unisce i popoli ed evita gli stereotipi mettendo in moto processi che creano solidarietà".
Ha preso poi la parola Andrea Castanini: " In queste occasioni – ha detto vicedirettore del Secolo XIX – in cui vedo tante persone di tante religioni insieme, mi piace ricordare Paolo Arvati, studioso di fenomeni sociali, che aveva individuato proprio nella nostra città un grande laboratorio per fenomeni che poi interessano l'Italia. Se aveva ragione c'è uno squarcio di luce, nonostante le guerre e i morti. Presto saremo sette miliardi sul pianeta e ognuno chiederà rispetto. Per dare rispetto bisogna conoscere e per conoscere bisogna incontrare".
"In queste occasioni - ha detto Marco Doria - si vivono i giusti valori di pace e fratellanza. Valori che alcune persone continuano a non voler ascoltare. Sostenere che l'Islam moderato non esista è una grande sciocchezza: l'Islam è una grande religione, con milioni di credenti che si battono per la pace. L'importante è impegnarsi per il dialogo tra persone per costruire un mondo migliore".
L’idea di sindaco è propria di una grande comunità di persone. Ciascuna con la sua storia, tradizione e dignità umana. Non ho dubbi, ha continuato il sindaco, che avrebbero volentieri fatto a meno di emigrare, se le condizioni dei loro Paesi di origine fossero state meno tragiche.
"Chi arriva a far parte della nostra comunità – ha concluso il sindaco - sono persone credenti, ma anche non credenti. Oggi si celebra la fine del Ramadan che rappresenta un'occasione importante per proseguire nel dialogo tra le religioni, fondamentale per condannare la violenza in tutte le sue forme e rinnovare i valori di pace, fratellanza e convivenza. Un messaggio forte che arriva a tutti i genovesi e che sono onorato di condividere con voi".
A fare gli onori di casa il responsabile della comunità islamica ligure, Husein Salah: "Dobbiamo stare insieme, uniti: la pace e la solidarietà devono prevalere su tutto il resto. Ma dobbiamo anche superare il concetto di tolleranza, troppo povero. Bisogna superarlo e guardare oltre, con spirito di condivisione».
Hanno portato il loro saluto il vescovo ausiliare Nicolò Anselmi: "Stasera viviamo una comune dimensione di comunità, che racchiude le passioni della nostra città, i suoi problemi economici, le sue speranze, i suoi sforzi»; il Rabbino Capo di Genova Rav Giuseppe Momigliano "Essere vicini ai musulmani è importante, in un momento così difficile, per affermare il valore della vita e delle nostre speranze»; il pastore valdese Massimo Marottoli: "Il valore della laicità deve essere difeso ad ogni costo perché permette a tutte le differenze di esprimersi» e infine il sacerdote ortodosso Padre Marian Selvini: "Il digiuno, seguito anche dai cristiani, sia un modo per mettere alla prova il proprio impegno verso il prossimo».
Il progetto Moschee aperte è nato alla fine del 2015, in seguito ai tragici attentati di Parigi. Per rispondere alla cultura della morte i centri di preghiera islamici di Genova hanno dato vita a una serie di visite guidate ai luoghi di culto musulmani, con laboratori per bambini e incontri interreligiosi.
Sul palco allestito nel Cortile Maggiore di Palazzo Ducale, gremito di gente proveniente da ogni parte della città, Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale, ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime di Dacca. "Genova, per i valori che ha saputo far crescere, dimostra di essere - ha detto Borzani - un antidoto alla violenza. La cultura unisce i popoli ed evita gli stereotipi mettendo in moto processi che creano solidarietà".
Ha preso poi la parola Andrea Castanini: " In queste occasioni – ha detto vicedirettore del Secolo XIX – in cui vedo tante persone di tante religioni insieme, mi piace ricordare Paolo Arvati, studioso di fenomeni sociali, che aveva individuato proprio nella nostra città un grande laboratorio per fenomeni che poi interessano l'Italia. Se aveva ragione c'è uno squarcio di luce, nonostante le guerre e i morti. Presto saremo sette miliardi sul pianeta e ognuno chiederà rispetto. Per dare rispetto bisogna conoscere e per conoscere bisogna incontrare".
"In queste occasioni - ha detto Marco Doria - si vivono i giusti valori di pace e fratellanza. Valori che alcune persone continuano a non voler ascoltare. Sostenere che l'Islam moderato non esista è una grande sciocchezza: l'Islam è una grande religione, con milioni di credenti che si battono per la pace. L'importante è impegnarsi per il dialogo tra persone per costruire un mondo migliore".
L’idea di sindaco è propria di una grande comunità di persone. Ciascuna con la sua storia, tradizione e dignità umana. Non ho dubbi, ha continuato il sindaco, che avrebbero volentieri fatto a meno di emigrare, se le condizioni dei loro Paesi di origine fossero state meno tragiche.
"Chi arriva a far parte della nostra comunità – ha concluso il sindaco - sono persone credenti, ma anche non credenti. Oggi si celebra la fine del Ramadan che rappresenta un'occasione importante per proseguire nel dialogo tra le religioni, fondamentale per condannare la violenza in tutte le sue forme e rinnovare i valori di pace, fratellanza e convivenza. Un messaggio forte che arriva a tutti i genovesi e che sono onorato di condividere con voi".
A fare gli onori di casa il responsabile della comunità islamica ligure, Husein Salah: "Dobbiamo stare insieme, uniti: la pace e la solidarietà devono prevalere su tutto il resto. Ma dobbiamo anche superare il concetto di tolleranza, troppo povero. Bisogna superarlo e guardare oltre, con spirito di condivisione».
Hanno portato il loro saluto il vescovo ausiliare Nicolò Anselmi: "Stasera viviamo una comune dimensione di comunità, che racchiude le passioni della nostra città, i suoi problemi economici, le sue speranze, i suoi sforzi»; il Rabbino Capo di Genova Rav Giuseppe Momigliano "Essere vicini ai musulmani è importante, in un momento così difficile, per affermare il valore della vita e delle nostre speranze»; il pastore valdese Massimo Marottoli: "Il valore della laicità deve essere difeso ad ogni costo perché permette a tutte le differenze di esprimersi» e infine il sacerdote ortodosso Padre Marian Selvini: "Il digiuno, seguito anche dai cristiani, sia un modo per mettere alla prova il proprio impegno verso il prossimo».