"Genova: un angolo di mondo dove ricominciare una vita senza fame o guerra"

Un convegno contro i pregiudizi che si ispira alla cultura dell’accoglienza. Favorire l'integrazione con percorsi individuali di aiuto: dall'alloggio al cibo, dalle cure mediche all'assistenza giuridica, dall'apprendimento della lingua all'inserimento lavorativo. E' lo Stato che finanzia i programmi di recupero. Ai Comuni spetta l'organizzazione dell’assistenza, il controllo e l'attivazione dei percorsi in collaborazione con il Terzo Settore. A breve verranno organizzati lavori di "pubblica utilità" per migranti

Convegno immigrati al Muma
"Massimo impegno per gestire una fase particolarmente delicata in cui la bella stagione favorisce gli sbarchi dei migranti".  A dirlo l'assessore alle politiche sociali Emanuela Fracassi introducendo il seminario "Verso una cultura dell'accoglienza fondata sui diritti", che si è tenuto oggi pomeriggio, 15 luglio, al Galata Museo del Mare di Genova. Presenti Walter Massa - ARCI Liguria e Chiara Fasce - Città Metropolitana (referente tavolo del lavoro), Edoardo Valter Tizzi – Progetto Mondo MLAL e Cecilia De Chiara - Centro Astalli (referente tavolo istruzione) e Emilio Di Maria e Luisa Mondo - Società Italiana Medicina Migrazioni (referente tavolo salute). Modera: Nancy Soraya Scano – Januaforum.

Un’occasione di confronto tra soggetti impegnati a diverso titolo nell’accoglienza in Liguria. Al centro, si legge nella brochure di presentazione, "le maggiori criticità e le azioni prioritarie da adottare sul territorio ligure, affrontate sulla base delle rispettive competenze e delle esperienze di buone pratiche partendo dalla declinazione dei diritti fondamentali: lavoro, istruzione, salute".

"Spesso - ha continuato l'assessore Fracassi - siamo spinti nostro malgrado a confrontarci nella spirale dell'emergenza, dimenticando il lavoro che svolgiamo tutti i giorni, al di fuori del clamore dei Media, basato sui diritti e sui principi della convivenza civile".

Il flusso di migranti dalle aree svantaggiate, dalla guerra in Medio Oriente e dalla fame nelle regioni sub sahariane, è un fenomeno strutturale, non un’emergenza congiunturale e la richiesta di asilo è l’unico strumento oggi disponibile in Europa per acquisire i diritti fondamentali ed entrare nella comunità dei cittadini.

Sono i Comuni e il Terzo Settore che gestiscono i progetti di accoglienza per i rifugiati (richiedenti e titolari di protezione internazionale). Genova aderisce, come molte altre città italiane, soprattutto al Sud, al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR).

"Come Comune di Genova stiamo studiando con la Prefettura, un protocollo di intesa per impiegare i migranti che lo desiderano - spiega Fracassi - con un impegno volontario, a favore della città, perché vogliamo dimostrare ai cittadini che, se il paese Italia offre strumenti di integrazione le persone rispondono mettendosi a disposizione della comunità. Attualmente - prosegue l'assessore - stiamo lavorando con il settore delle politiche della casa per creare una squadra che possa fare piccoli interventi di manutenzione e abbellimento dei quartieri popolari".

Da dieci anni il Comune di Genova è impegnato a studiare e realizzare percorsi di integrazione, puntando a garantire da un lato diritti e dignità ai migranti e dall'altro l'accoglienza sostenibile nei territori, evitando gli sprechi di risorse e contrastando le pratiche illegali.

Rientrano nei protocollo Sprar anche le tematiche legate all'apprendimento della lingua e all'impegno civico. "Se le persone non hanno documentazione adeguata, per la quale servono alcuni mesi - spiega Fracassi - non possono lavorare in regola. Un tempo di latenza abbastanza dilatato durante il quale - conclude l'assessore alle politiche sociali e della casa - si può, comunque, studiare diversi percorsi di integrazione attiva".

Nel corso del seminario, inoltre, sono state affrontate anche le tematiche legate alla salute degli immigrati arrivati in Liguria volte a sfatare alcuni luoghi comuni.

"Secondo le conoscenze che già abbiamo - spiega Emilio Di Maria del Gruppo ligure immigrazione e salute dell'Università di Genova – comprese le informazioni che provengono dagli ultimi richiedenti asilo in Liguria secondo il piano della Prefettura, non c'è alcuna evidenza rispetto al fatto che i profughi arrivino malati o addirittura portino malattie. Non vi è neppure alcuna evidenza scientifica che siano partiti malati. Anzi, chi parte, non può che godere di ottima salute visto il viaggio che si accinge ad affrontare. Le uniche segnalazioni riguardano la scabbia e la pediculosi, vale a dire i pidocchi, gli stessi che si prendono i nostri figli nelle scuole. Si tratta di condizioni assolutamente lievi che hanno a che fare con il lungo viaggio che hanno affrontato, prima di arrivare sulle coste italiane".

Anche rispetto alle polemiche sul cosiddetto costo sanitario degli immigrati, Di Maria chiarisce: “Si spende per gli immigrati meno della norma perché, ripeto, si tratta di persone sane che stanno bene e nella maggior parte dei casi giovani. Assistere tutte le persone che si trovano sul territorio nazionale è un dovere visto che la Costituzione garantisce il diritto alla salute a tutti gli individui e non solo ai cittadini italiani”.
15 luglio 2015
Ultimo aggiornamento: 15/07/2015
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