Oggi una tra le più prospere e variegate del mondo, la cucina giapponese ha origini lontane, ma la sua evoluzione in epoca premoderna è legata sia ai movimenti d’uomini e merci che si dipanavano lungo le principali vie di comunicazione, sia allo sviluppo delle grandi città – Kyōto, Ōsaka e specialmente Edo, l’attuale Tōkyō – e alla precoce formazione di una vivace cultura borghese.
“La cucina giapponese che oggi conosciamo non proviene dalle tradizioni aristocratiche – ha spiegato Donatella Failla, curatrice della mostra e direttore del Museo – ma è il frutto dell’evoluzione della cucina della borghesia formatasi dalla seconda metà del diciassettesimo secolo nella capitale shogunale di Edo (oggi Tōkyō ), dove negli ambienti borghesi si andava piacevolmente a cena nei ristoranti e dove, a seguito dell’incendio del 1657, nacquero anche i primi ristorantini 'monocibo' per sfamare operai e muratori che arrivarono a Edo per la ricostruzione della città”.
La storia della cucina giapponese è anche storia della bellezza delle suppellettili e delle stampe policrome correlate al cibo e che spesso ritraggono gli dei protettori dei campi e dei raccolti, dei mari e dei pescatori: pescatori e Dei del mare, la cerimonia del tè e l’eleganza delle ciotole e dei servizi da tavola - ma anche da picnic - sono solo alcuni degli ingredienti della mostra su una cucina tradizionale come quella giapponese che è una delle più apprezzate al mondo, dichiarata patrimonio intangibile dell’Umanità Unesco.
Le motivazioni di questo riconoscimento d’importanza planetaria evidenziano innanzitutto che la cucina giapponese (washoku) è intimamente legata al rispetto della natura e, di conseguenza, anche all’uso sostenibile delle risorse alimentari e naturali; sottolineano, inoltre, che la tradizionale dieta nipponica contribuisce validamente alla longevità e alla prevenzione dell’obesità.
“Una importante mostra che ci racconta la bellezza, il gusto e l’immagine della tavola giapponese – ha detto l’assessore alla cultura Carla Sibilla, intervenuta all’inaugurazione – un tema di assoluta attualità, sia perché collegato a Expo sia al riconoscimento della cucina giapponese come patrimonio intangibile dell’umanità Unesco. Il Museo Chiossone è costantemente attivo con iniziative che forniscono stimoli a genovesi e ospiti, ma è anche un ponte con la cultura del Giappone, paese con cui Genova ha storiche relazioni economiche e culturali, ma anche rapporti turistici costruiti più di recente”.
La mostra, che sarà visitabile dal 31 ottobre 2015 al 25 giugno 2016, è ordinata in sei sezioni:
1. Introduzione. Washoku, la cucina giapponese. Il cibo nell’antichità giapponese. Influenze dello Shintō e del Buddhismo sulle abitudini e i tabù alimentari giapponesi. Divinità del mare, dei campi e della cucina.
2. Ricchezze delle acque, dei campi e dei monti. Pesci, pescatori e mercati ittici. Riso e sake. Prodotti dei campi coltivati, dei boschi e dei monti.
3. Suppellettili giapponesi da pasto in lacca e porcellana. La tavola in casa. Gioire della natura e mangiare: suppellettili per merende e picnic.
4. Case da tè e ristoranti alla moda nel periodo premoderno. Locali di ristoro nella capitale shogunale Edo.
5. Yōshoku, i cibi occidentali e i forestieri in Giappone. Ricette d’importazione nel Giappone del secolo XVI. La tavola occidentale in Giappone e gli Olandesi di Dejima. Suppellettili da esportazione per la tavola occidentale. L’apertura del Giappone alle relazioni internazionali alla metà del secolo XIX: i residenti stranieri di Yokohama a tavola visti dai Giapponesi. “Mangiar carne per illuminarsi”: le nuove abitudini alimentari di origine occidentale nel periodo Meiji (1868-1912).
6. Chanoyu e sencha. Chanoyu, la cerimonia del tè classica e le sue tradizioni artistiche e collezionistiche. Sencha, il tè infuso alla maniera cinese: gli adepti nell’ambiente dei letterati bunjin e le suppellettili di gusto cinese.
Orari:
il 31 ottobre: 9.30-19.30;
dal 1° novembre: da martedì a venerdì 8.30-18; sabato e domenica 9.30-18.30;
chiuso il lunedì
Info
tel. 010 542285
www.visitgenoa.it
“La cucina giapponese che oggi conosciamo non proviene dalle tradizioni aristocratiche – ha spiegato Donatella Failla, curatrice della mostra e direttore del Museo – ma è il frutto dell’evoluzione della cucina della borghesia formatasi dalla seconda metà del diciassettesimo secolo nella capitale shogunale di Edo (oggi Tōkyō ), dove negli ambienti borghesi si andava piacevolmente a cena nei ristoranti e dove, a seguito dell’incendio del 1657, nacquero anche i primi ristorantini 'monocibo' per sfamare operai e muratori che arrivarono a Edo per la ricostruzione della città”.
La storia della cucina giapponese è anche storia della bellezza delle suppellettili e delle stampe policrome correlate al cibo e che spesso ritraggono gli dei protettori dei campi e dei raccolti, dei mari e dei pescatori: pescatori e Dei del mare, la cerimonia del tè e l’eleganza delle ciotole e dei servizi da tavola - ma anche da picnic - sono solo alcuni degli ingredienti della mostra su una cucina tradizionale come quella giapponese che è una delle più apprezzate al mondo, dichiarata patrimonio intangibile dell’Umanità Unesco.
Le motivazioni di questo riconoscimento d’importanza planetaria evidenziano innanzitutto che la cucina giapponese (washoku) è intimamente legata al rispetto della natura e, di conseguenza, anche all’uso sostenibile delle risorse alimentari e naturali; sottolineano, inoltre, che la tradizionale dieta nipponica contribuisce validamente alla longevità e alla prevenzione dell’obesità.
“Una importante mostra che ci racconta la bellezza, il gusto e l’immagine della tavola giapponese – ha detto l’assessore alla cultura Carla Sibilla, intervenuta all’inaugurazione – un tema di assoluta attualità, sia perché collegato a Expo sia al riconoscimento della cucina giapponese come patrimonio intangibile dell’umanità Unesco. Il Museo Chiossone è costantemente attivo con iniziative che forniscono stimoli a genovesi e ospiti, ma è anche un ponte con la cultura del Giappone, paese con cui Genova ha storiche relazioni economiche e culturali, ma anche rapporti turistici costruiti più di recente”.
La mostra, che sarà visitabile dal 31 ottobre 2015 al 25 giugno 2016, è ordinata in sei sezioni:
1. Introduzione. Washoku, la cucina giapponese. Il cibo nell’antichità giapponese. Influenze dello Shintō e del Buddhismo sulle abitudini e i tabù alimentari giapponesi. Divinità del mare, dei campi e della cucina.
2. Ricchezze delle acque, dei campi e dei monti. Pesci, pescatori e mercati ittici. Riso e sake. Prodotti dei campi coltivati, dei boschi e dei monti.
3. Suppellettili giapponesi da pasto in lacca e porcellana. La tavola in casa. Gioire della natura e mangiare: suppellettili per merende e picnic.
4. Case da tè e ristoranti alla moda nel periodo premoderno. Locali di ristoro nella capitale shogunale Edo.
5. Yōshoku, i cibi occidentali e i forestieri in Giappone. Ricette d’importazione nel Giappone del secolo XVI. La tavola occidentale in Giappone e gli Olandesi di Dejima. Suppellettili da esportazione per la tavola occidentale. L’apertura del Giappone alle relazioni internazionali alla metà del secolo XIX: i residenti stranieri di Yokohama a tavola visti dai Giapponesi. “Mangiar carne per illuminarsi”: le nuove abitudini alimentari di origine occidentale nel periodo Meiji (1868-1912).
6. Chanoyu e sencha. Chanoyu, la cerimonia del tè classica e le sue tradizioni artistiche e collezionistiche. Sencha, il tè infuso alla maniera cinese: gli adepti nell’ambiente dei letterati bunjin e le suppellettili di gusto cinese.
Orari:
il 31 ottobre: 9.30-19.30;
dal 1° novembre: da martedì a venerdì 8.30-18; sabato e domenica 9.30-18.30;
chiuso il lunedì
Info
tel. 010 542285
www.visitgenoa.it