Tabemono No Bi bellezza gusto e immagine della tavola giapponese al museo Chiossone

Dipinti, stampe policrome, lacche, porcellane, bronzi. Sono 150 le opere appartenenti alle collezioni del Museo Chiossone che compongono la mostra Tabemono No Bi bellezza, gusto e immagine della tavola giapponese, inaugurata venerdì 30 ottobre al museo d’arte orientale Edoardo Chiossone a villetta Di Negro. Tutte le opere fanno riferimento al cibo, alle sue raffigurazioni e all’apparato per prepararlo e per servirlo. L’iniziativa rientra nell’ambito di rassegna “Nutrirsi d’arte” dei musei di Genova per Expo 2015 e celebra la cucina giapponese (washoku) con particolare riguardo alla tradizione kaiseki di Kyōto che nel 2014 ha ricevuto l’investitura di patrimonio intangibile dell’umanità Unesco

 

Utagawa Hiroshine (1797-1858), Branzino, berice rosso e rametti di perilla, 1841
Oggi una tra le più prospere e variegate del mondo, la cucina giapponese ha origini lontane, ma la sua evoluzione in epoca premoderna è legata sia ai movimenti d’uomini e merci che si dipanavano lungo le principali vie di comunicazione, sia allo sviluppo delle grandi città – Kyōto, Ōsaka e specialmente Edo, l’attuale Tōkyō – e alla precoce formazione di una vivace cultura borghese.

“La cucina giapponese che oggi conosciamo non proviene dalle tradizioni aristocratiche – ha spiegato Donatella Failla, curatrice della mostra e direttore del Museo – ma è il frutto dell’evoluzione della cucina della borghesia formatasi dalla seconda metà del diciassettesimo secolo nella capitale shogunale di Edo (oggi Tōkyō ), dove negli ambienti borghesi si andava piacevolmente a cena nei ristoranti e dove, a seguito dell’incendio del 1657, nacquero anche i primi ristorantini 'monocibo' per sfamare operai e muratori che arrivarono a Edo per la ricostruzione della città”.

La storia della cucina giapponese è anche storia della bellezza delle suppellettili e delle stampe policrome correlate al cibo e che spesso ritraggono gli dei protettori dei campi e dei raccolti, dei mari e dei pescatori:  pescatori e Dei del mare, la cerimonia del tè e l’eleganza delle ciotole e dei servizi da tavola - ma anche da picnic - sono solo alcuni degli ingredienti della mostra su una cucina tradizionale come quella giapponese che è una delle più apprezzate al mondo,  dichiarata patrimonio intangibile dell’Umanità Unesco.

Le motivazioni di questo riconoscimento d’importanza planetaria evidenziano innanzitutto che la cucina giapponese (washoku) è intimamente legata al rispetto della natura e, di conseguenza, anche all’uso sostenibile delle risorse alimentari e naturali; sottolineano, inoltre, che la tradizionale dieta nipponica contribuisce validamente alla longevità e alla prevenzione dell’obesità.

“Una importante mostra che ci racconta la bellezza, il gusto e l’immagine della tavola giapponese – ha detto l’assessore alla cultura Carla Sibilla, intervenuta all’inaugurazione – un tema di  assoluta attualità, sia perché collegato a Expo sia al riconoscimento della cucina giapponese come patrimonio intangibile dell’umanità Unesco.  Il Museo Chiossone è costantemente attivo con iniziative che forniscono stimoli a genovesi e ospiti, ma è anche un ponte con la cultura del Giappone, paese con cui Genova ha storiche relazioni economiche e culturali, ma anche rapporti turistici costruiti più di recente”.

La mostra, che sarà visitabile dal 31 ottobre 2015 al 25 giugno 2016, è ordinata in sei sezioni:

1. Introduzione. Washoku, la cucina giapponese. Il cibo nell’antichità giapponese. Influenze dello Shintō e del Buddhismo sulle abitudini e i tabù alimentari giapponesi. Divinità del mare, dei campi e della cucina.

2. Ricchezze delle acque, dei campi e dei monti. Pesci, pescatori e mercati ittici. Riso e sake. Prodotti dei campi coltivati, dei boschi e dei monti.

3. Suppellettili giapponesi da pasto in lacca e porcellana. La tavola in casa. Gioire della natura e mangiare: suppellettili per merende e picnic.

4. Case da tè e ristoranti alla moda nel periodo premoderno. Locali di ristoro nella capitale shogunale Edo.

5. Yōshoku, i cibi occidentali e i forestieri in Giappone. Ricette d’importazione nel Giappone del secolo XVI. La tavola occidentale in Giappone e gli Olandesi di Dejima. Suppellettili da esportazione per la tavola occidentale. L’apertura del Giappone alle relazioni internazionali alla metà del secolo XIX: i residenti stranieri di Yokohama a tavola visti dai Giapponesi. “Mangiar carne per illuminarsi”: le nuove abitudini alimentari di origine occidentale nel periodo Meiji (1868-1912).

6. Chanoyu e sencha. Chanoyu, la cerimonia del tè classica e le sue tradizioni artistiche e collezionistiche. Sencha, il tè infuso alla maniera cinese: gli adepti nell’ambiente dei letterati bunjin e le suppellettili di gusto cinese.

Orari:
il 31 ottobre: 9.30-19.30;
dal 1° novembre: da martedì a venerdì 8.30-18; sabato e domenica 9.30-18.30;
chiuso il lunedì
Info
tel. 010 542285
www.visitgenoa.it


30 ottobre 2015
Ultimo aggiornamento: 30/10/2015
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