Dopo una lunga fase di studio, di documentazione e di elaborazione, il progetto “Arianna” per il contrasto alla violenza all’infanzia e all’adolescenza si avvia all’operatività. È questo il significato della serie di convegni organizzati dai vari Municipi per la presentazione delle “linee guida per la prevenzione e la presa in carico di situazioni di maltrattamento e abuso dell’infanzia e dell’adolescenza”: illustrare al vasto pubblico degli operatori della sanità, della scuola e delle altre agenzie educative la pubblicazione, un vero e proprio manuale per gli operatori. Quello di ieri, organizzato dal Municipio Centro Ovest al centro civico Buranello, è il secondo incontro (il primo era stato organizzato dal Medio Levante); seguirà il Levante, il 15 ottobre, poi gli altri territori.
«Il nostro compito – afferma nella sua introduzione Franco Marenco, presidente del Municipio – è creare le condizioni di una collaborazione stretta tra gli operatori dei vari servizi». In questo senso molto lavoro è stato fatto, se in città sono attivi 9 tavoli di lavoro, uno per ogni territorio, a cui partecipano operatori delle varie istituzioni: pediatri, assistenti sociali, insegnanti, educatori, operatori del consultorio.
«La rete c’è – constata Elisabetta Robbiano, coordinatrice del servizio sociale del Municipio – e adesso incomincia a funzionare».
Il lavoro da fare è molto: nel campo della prevenzione, per favorire lo sviluppo e la diffusione di una sensibilità già molto cresciuta in questi anni, nel campo del contrasto del fenomeno e in quello degli interventi di cura. Un lavoro rivolto in primo luogo agli operatori, per aumentarne la competenza specifica e la sensibilità. Un’azione importante, a giudizio di Giorgio Conforti, pediatra di famiglia, che cita come esempio uno studio secondo cui almeno due pediatri su tre hanno certamente la competenza di riconoscere i segni (non solo sul corpo) di un maltrattamento o di un abuso, ma il dato di quelli che sono disposti a segnalare il sospetto è più basso.
Eppure per gli operatori dei vari servizi segnalare è un obbligo, come sottolinea la psicologa Maria Adele Serra, responsabile cittadina del progetto Arianna, sancito dagli articoli 361 e 362 del Codice Penale. «Quando c’è il dubbio di un maltrattamento o di un abuso, è necessario segnalare. Il compito della valutazione e dell’accertamento compete alla magistratura. Si segnala il dubbio, non la certezza».
Un altro settore d’intervento è la sensibilizzazione delle famiglie. Un lavoro molto importante, sostiene Miguel Naranjo, addetto del Consolato Generale dell’Ecuador a Genova, che manifesta piena sintonia con le istituzioni italiane e locali: «anche le nostre leggi, come quelle del vostro Paese, contemplano la prevenzione del maltrattamento e dell’abuso». Importantissima è perciò, per il consolato, la collaborazione con questo municipio, dove risiede una numerosissima comunità ecuadoriana.
È una caratteristica, quella della presenza di tanti cittadini della repubblica sudamericana, che il Centro Ovest condivide con i territori confinanti, il Medio Ponente e la Valpocevera.
I tre municipi hanno in programma per il prossimo futuro, forse anche per questa affinità, un’ iniziativa comune rivolta alle famiglie.
L’impegno per la prevenzione e per il contrasto del maltrattamento e dell’abuso grava sull’intera comunità e in particolare sugli operatori sociali, educativi, sanitari e della scuola.
Come fare? Quali segni possono far pensare a un bambino maltrattato o a un genitore maltrattante? Tutte le indicazioni utili si trovano nel manuale, consultabile online http://www.comune.genova.it/content/percorsi-operativi-2012
Al convegno, organizzato dal Comune di Genova e dal Municipio Centro Ovest con il patrocinio dell’Unicef e il contributo del Rotary Club, sono intervenuti anche l’assessora municipale Roberta Mongiardini, Lisa Ferrante per il servizio sociale del territorio, Alberto Ferrando sul tema del Garante dell’Infanzia Unicef, Luca Enrico Beringhelli per il Pronto Soccorso di Villa Scassi, Emanuela Piccotti e Daniela Repetto per il Pronto Soccorso dell’Istituto Gaslini, Nicoletta Fadda e Liliana Pedevilla per il Centro Sovradistrettuale sull’abuso e il maltrattamento ai minori della Asl, Olga Crocco Egineta per la Polizia di Stato, Angelo Capizzi per le scuole.
«Il nostro compito – afferma nella sua introduzione Franco Marenco, presidente del Municipio – è creare le condizioni di una collaborazione stretta tra gli operatori dei vari servizi». In questo senso molto lavoro è stato fatto, se in città sono attivi 9 tavoli di lavoro, uno per ogni territorio, a cui partecipano operatori delle varie istituzioni: pediatri, assistenti sociali, insegnanti, educatori, operatori del consultorio.
«La rete c’è – constata Elisabetta Robbiano, coordinatrice del servizio sociale del Municipio – e adesso incomincia a funzionare».
Il lavoro da fare è molto: nel campo della prevenzione, per favorire lo sviluppo e la diffusione di una sensibilità già molto cresciuta in questi anni, nel campo del contrasto del fenomeno e in quello degli interventi di cura. Un lavoro rivolto in primo luogo agli operatori, per aumentarne la competenza specifica e la sensibilità. Un’azione importante, a giudizio di Giorgio Conforti, pediatra di famiglia, che cita come esempio uno studio secondo cui almeno due pediatri su tre hanno certamente la competenza di riconoscere i segni (non solo sul corpo) di un maltrattamento o di un abuso, ma il dato di quelli che sono disposti a segnalare il sospetto è più basso.
Eppure per gli operatori dei vari servizi segnalare è un obbligo, come sottolinea la psicologa Maria Adele Serra, responsabile cittadina del progetto Arianna, sancito dagli articoli 361 e 362 del Codice Penale. «Quando c’è il dubbio di un maltrattamento o di un abuso, è necessario segnalare. Il compito della valutazione e dell’accertamento compete alla magistratura. Si segnala il dubbio, non la certezza».
Un altro settore d’intervento è la sensibilizzazione delle famiglie. Un lavoro molto importante, sostiene Miguel Naranjo, addetto del Consolato Generale dell’Ecuador a Genova, che manifesta piena sintonia con le istituzioni italiane e locali: «anche le nostre leggi, come quelle del vostro Paese, contemplano la prevenzione del maltrattamento e dell’abuso». Importantissima è perciò, per il consolato, la collaborazione con questo municipio, dove risiede una numerosissima comunità ecuadoriana.
È una caratteristica, quella della presenza di tanti cittadini della repubblica sudamericana, che il Centro Ovest condivide con i territori confinanti, il Medio Ponente e la Valpocevera.
I tre municipi hanno in programma per il prossimo futuro, forse anche per questa affinità, un’ iniziativa comune rivolta alle famiglie.
L’impegno per la prevenzione e per il contrasto del maltrattamento e dell’abuso grava sull’intera comunità e in particolare sugli operatori sociali, educativi, sanitari e della scuola.
Come fare? Quali segni possono far pensare a un bambino maltrattato o a un genitore maltrattante? Tutte le indicazioni utili si trovano nel manuale, consultabile online http://www.comune.genova.it/content/percorsi-operativi-2012
Al convegno, organizzato dal Comune di Genova e dal Municipio Centro Ovest con il patrocinio dell’Unicef e il contributo del Rotary Club, sono intervenuti anche l’assessora municipale Roberta Mongiardini, Lisa Ferrante per il servizio sociale del territorio, Alberto Ferrando sul tema del Garante dell’Infanzia Unicef, Luca Enrico Beringhelli per il Pronto Soccorso di Villa Scassi, Emanuela Piccotti e Daniela Repetto per il Pronto Soccorso dell’Istituto Gaslini, Nicoletta Fadda e Liliana Pedevilla per il Centro Sovradistrettuale sull’abuso e il maltrattamento ai minori della Asl, Olga Crocco Egineta per la Polizia di Stato, Angelo Capizzi per le scuole.