Commissione Territorio e Sviluppo economico: situazione del percolato della discarica di Scarpino

26/02/2014 - 17:16

Flashback della storia della discarica di Scarpino oggi in Aula Rossa. Negli anni '60, il boom demografico induce il Comune a sostituire il piccolo inceneritore di Nervi, nato tra le due guerre, con uno più grande e moderno da realizzare alla Volpara in Valbisagno. Nel frattempo si decide di portare i rifiuti urbani in località Scarpino, una valletta disabitata sulle alture di Sestri Ponente.

Nel 1968, ma forse anche prima, nasce Scarpino 1, discarica provvisoria, mai impermeabilizzata, e ormai impossibile da impermeabilizzare, che di anno in anno accumula immondizia in modo disordinato, al ritmo del crescente benessere economico.

Nel frattempo l'inceneritore della Valbisagno inizia, tra alti e bassi, a funzionare, smaltendo, in alternativa alla discarica, grandi quantità di rifiuti indifferenziati. Almeno sino alla tragedia dell’esplosione dell’Icmesa di Seveso del 1975 quando si scopre che anche l’inceneritore della Volpara produce diossina. Tra le proteste degli abitanti, l'impianto di smaltimento di rifiuti dell’allora Nettezza Urbana viene chiuso.

Intanto la valle di Scarpino, ormai unica soluzione per lo smaltimento dei rifiuti, continua a fare la valle e riversa verso il mare, attraverso il rio Cassinelle e Chiaravagna, il liquido che si forma dalla decomposizione dei rifiuti organici accumulati nei decenni lungo i suoi pendii, il cosiddetto percolato.

Per il suo smaltimento viene realizzata una condotta forzata sino al depuratore di Cornigliano, che sembra risolvere, tranne alcuni limitati episodi circoscritti nel tempo, il problema dello sversamento nei torrenti.

Ma in questi giorni, a causa delle forti piogge, il problema si è ripresentato, non a causa della discarica più recente, a norma, ma per via di quella vecchia ormai in disuso, provocando le proteste degli abitanti. La questione è stata affrontata oggi in commissione congiunta Territorio e Sviluppo economico, presenti i rappresentati di Arpal, Asl 3 e un gruppo di esperti nominati da Amiu.


Anche gli esperti hanno convenuto che l’entità delle precipitazioni che si sono verificate da dicembre a oggi, ha detto l’assessore all’ambiente Valeria Garotta, rappresenta un’eccezione rispetto al recente passato e stanno studiando le soluzioni a breve e a medio termine per risolvere il problema. Le prime riguardano la possibilità di ridurre la quantità di percolato a monte catturando l’acqua dalle falde o dai versanti, prima che si infiltri nella massa dei rifiuti, mentre le soluzioni a medio termine riguardano la capacità di depurazione del percolato. 

Le ipotesi vanno dalla realizzazione di un impianto di depurazione direttamente a Scarpino, oppure l’individuazione di soluzioni tecniche in grado di incrementare la portata del percolatodotto, che devono essere accompagnate da un aumento della capacità di trattamento dei depuratori a valle. 

La Asl 3 ha confermato che i quantitativi attuali di sostanze inquinanti, ha continuato l’assessore, rilevati da Arpal, non fanno ravvisare la necessità di ulteriori provvedimenti rispetto a quelli già in atto con l’ordinanza del 1976 che vieta l’uso dell’acqua del rio Cassinelle per qualsiasi uso. Dati già pubblicati integralmente il 30 gennaio sul sito del Comune di Genova e che saranno aggiornati periodicamente.

Sono intervenuti i consiglieri: De Pietro (M5S),  Pignone (Lista Doria), Anzalone (Gruppo Misto), Grillo (Pdl), Muscarà (M5S), Farello (Pd), Putti (M5S), Villa (Pd) Gioia (Udc) e Spanò esperto di (FdS). Le commissioni sono presiedute dai consiglieri Maltesta (Pd) e Bruno (FdS).  

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Ultimo aggiornamento: 27/02/2014
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