Non esistono forme religiose che il non rappresentino il divino, anzi, potremmo dire, che la rappresentazione del divino è la forma eminente della rappresentazione sensibile.
Le immagini segnalano la presenza del divino o un suo passaggio, ma, in ogni caso, sono allusive e mai risolutive.
Rispetto alle altre forme di vita religiosa, le religioni del libro segnano in questo una discontinuità: vietano le immagini e lo fanno non solo perché Dio è irrappresentabile, ma anche per evitare che le immagini ne divengano un surrogato. Ma l’uomo è di natura sensibile ed è difficile avere esperienza di Dio se in qualche modo non viene coinvolta la sensibilità.
Di qui la ripresa dell’immagine – più che mai tormentata – contro il suo divieto; anzi una sua rivalutazione come mezzo che facilita l’accesso all’ineffabile e, lungi dall’esserne un surrogato, ne favorisce l’esperienza.
In quest’evoluzione, il cristianesimo rappresenta un transito decisivo sia sul piano del sentimento che della dottrina.
Di questo parla Salvatore Natoli lunedì 9 febbraio alle 17.45 a Palazzo Ducale, nell'ambito della rassegna Le rappresentazioni del Sacro.
A Palazzo Ducale lunedì 9 febbraio alle 17.45. Il problema della rappresentabilità e le dispute sulle immagini con Salvatore Natoli
09/02/2015 - 10:43
Ultimo aggiornamento: 09/02/2015