Don Gallo è uscito dalla storia per entrare nella leggenda. Lo si capisce dall'entusiasmo e dalle narrazioni che, a tre dalla sua scomparsa, continua raccogliere, ad ogni appuntamento in suo nome, intorno alla sua figura di sacerdote e alla sua storia di uomo.
Ieri pomeriggio, nel salone dell'Archivio di Stato, è stato presentato, in un convegno, il lavoro di riordino del suo archivio, che rappresenta la sua vita ma anche la storia recente della nostra città, almeno nei suoi punti nevralgici.
L'archivio è il primo e più importante risultato di un percorso di tutela avviato nel 2015 dalla Comunità di San Benedetto al Porto grazie al sostegno della Fondazione Ansaldo e della Soprintendenza Archivistica per la Liguria. E' composto da due distinti fondi: l'archivio don Andrea Gallo (1968-2013) e l'archivio Famiglia Gallo (1918-2013). Nei 150 fascicoli in cui è suddiviso sono presenti scritti e appunti vari oltre a 191 audiocassette e 1.036 fotografie.
Sono intervenuti Francesca Imperiale, soprintendente archivistico per la Liguria, direttore dell'archivio di stato di Genova; Marco Orlando direttore della Fondazione Ansaldo, Fabio Scaltriti, presidente della Comunità di San Benedetto al Porto e Carlo Stiaccini, archivista dell'Università degli studi di Genova, che ha curato la catalogazione.
Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha introdotto i lavori attraverso una carrellata delle situazioni, dei momenti e dei ruoli della figura di Don Gallo. "Un uomo di Chiesa - ha detto - che attraversa in momenti diversi la vita e la storia della nostra città. Un'esperienza che non può essere imbalsamata, ma arricchita con le testimonianze di chi lo ha conosciuto".
Il sindaco si riferisce ai momenti più significativi della vita del sacerdote che amava definirsi "prete di strada". La sua esperienza, negli anni 50 e 60, di educatore salesiano a bordo della nave Garaventa, il suo ruolo di parroco, poi allontanato, nel quartiere del Carmine, negli anni della contestazione, la fondazione della comunità di San Benedetto negli anni 70, sino al ruolo politico, "consapevolmente politico", ricoperto nella vicenda del G8, con un impatto mediatico più ampio.
"Molto importante - continua Doria - fu per lui il Concilio Vaticano Secondo. Un momento cruciale della storia della chiesa cattolica, a cui segue da parte sua una riflessione profonda su ciò che rappresnta il messaggio del vangelo e la chiesa cattolica. Una chiesa che a Genova è rappresentata dall'arcivescovo Giuseppe Siri, non proprio un esempio di apertura verso le idee conciliari. Messo all'indice dalla gerarchia ecclesiastica, Don Andrea Gallo ribatte con la notorietà, che in pochi anni diventa esponenziale, per trasmettere messaggi e idee in grado di fare discutere. Un ruolo politico, consapevolmente politico, interpretato in modo intelligente, che di per sè è storia”.
Le conclusioni dell'incontro sono state affidate a Moni Ovadia, attore e drammaturgo.
L'ultimo regalo di Don Gallo è per l'Archivio storico
07/07/2016 - 16:48
Ultimo aggiornamento: 08/07/2016