È un convegno pensato non solo per gli addetti ai lavori, la cui presenza supera la capienza del Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, ma anche per «coinvolgere la città», afferma nel suo saluto Paola Dameri, assessora alle Politiche Socio Sanitarie del Comune di Genova, che si rallegra per la presenza della stampa e delle televisioni.
L’argomento d’altronde è importantissimo: si parla dei minori, delle famiglie e delle sperimentazioni più avanzate nel campo in Italia, a cui la nostra città dà un contributo di prim’ordine: i progetti “Parole nuove per l’affido”, inteso come affido familiare, e “Pippi”, Programma Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione, pensato per evitare l’allontanamento dei minori dalle famiglie e il loro inserimento in comunità.
Per questi progetti, assicura Dameri, «nonostante i tagli al bilancio, molto pesanti, imposti dallo Stato, il Comune dedicherà le risorse necessarie. Diamo molta importanza all’affido e alle pratiche di prevenzione dell’allontanamento dei bambini dalle famiglie».
All’incontro, di rilievo nazionale, hanno partecipato il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il Direttore Generale Raffaele Tangorra, la Regione Liguria con Lorena Rambaudi, assessora alle Politiche Sociali, la Asl 3 Genovese, con Viviana Napoli, responsabile del servizio “Adozioni Psicologia Tutela minori e Consultori”, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Genova, con il Procuratore Cristina Maggia, l’Università di Padova, con Paola Milani, Professore associato di Pedagogia della Famiglia, e l’Istituto degli Innocenti di Firenze, con la responsabile del servizio di ricerca e monitoraggio Donata Bianchi.
Il Comune era rappresentato, oltre a Dameri, da Anna Bruzzone, dirigente del Settore Promozione Sociale e Integrazione Socio-Sanitaria, e Liana Burlando, responsabile per “innovazione e regolazione dei servizi”.
Vari operatori territoriali, del Comune e del Terzo Settore, hanno poi illustrato come i progetti si declinino sul territorio.
Come sempre da qualche anno a questa parte, il tema delle risorse e della loro scarsità, introdotto da Dameri, ricorre nei vari interventi. Rambaudi per tutti: «Non per essere venali, ma riconvertire, riprogettare il welfare è difficile, in assenza di risorse. Gli interventi sulle situazioni conclamate sono in genere obbligatori per legge: in mancanza di personale e di denaro da spendere, si rischia di attuare solo quelli. Vengono così meno la prevenzione e il sostegno alle famiglie»
Si instaura così un circolo vizioso, che comporta, nella ricerca del risparmio, un aumento dei costi, perché l’inserimento in comunità costa molto di più di qualsiasi intervento preventivo. In questo quadro si inserisce una questione culturale, come rileva Rambaudi: «L’inserimento in comunità è più tranquillizzante e più tutelante per l’operatore».
Si capisce che in tempi di ristrettezze cresca anche l’ansia degli operatori; ma il senso di questo convegno e dei due progetti è proprio nella ricerca di un cambiamento sul piano culturale, nel modo di essere e di agire dei tecnici, del Comune come degli altri enti, attraverso la consapevolezza che un’altra via non solo è possibile, ma è vantaggiosa.
Di “Pippi” e di “Parole nuove per l’affido” riferiscono Milani e Burlando.
Pippi è un programma avviato all’inizio del 2011, la cui finalità è quella di sperimentare, con metodo scientifico ma sul campo, grazie alla partecipazione dell’Università di Padova e dei servizi sociali di 10 città, una modalità di lavoro sociale nuova per l’Italia, consistente nell’offrire a famiglie in grave difficoltà nell’educazione dei figli (100 nuclei nella sperimentazione appena conclusa) la possibilità di collaborare con i servizi per migliorare la propria situazione e far venir meno così la triste necessità dell’allontanamento dei figli.
La sperimentazione si è conclusa con ottimi risultati, al momento al vaglio dell’ateneo patavino.
Si può già anticipare, comunque, sulla base del confronto con il gruppo di controllo, che gli interventi progettati, nell’ambito di Pippi, da un’équipe multidisciplinare che può comprendere, secondo i casi, anche i bambini, i genitori, i riferimenti importanti nella rete sociale della famiglia, portano a risultati migliori rispetto quelli definiti in modo tradizionale dagli operatori.
Da questo successo deriva la richiesta al governo, da parte delle 10 città, di aggiornare la sperimentazione estendendola agli interi servizi sociali territoriali, nella prospettiva di un’estensione del metodo all’intero territorio nazionale.
Importante è stato il contributo di Genova alla realizzazione della sperimentazione precedente e alla definizione delle modalità operative di questa nuova fase.
Per il progetto sull’affido, Genova, che è tra le realtà locali con il maggior numero di affidi in rapporto alla popolazione, è stata scelta come città guida.
Questo ruolo non deriva solo dal dato statistico. I servizi socio-sanitari di genova hanno sviluppato modalità innovative in molti settori dell’affidamento (affido di neonati, affido di minori stranieri senza genitori in Italia, affido “omoculturale”, cioè con genitori affidatari della stessa nazionalità del minore), hanno affiancato il Ministero nella gestione del precedente progetto “Un percorso nell’affido”, hanno elaborato le nuove linee d’indirizzo e un manuale operativo, detto “sussidiario”, rivolto agli operatori. In collaborazione con Genova, l’Università di Padova redigerà il sussidiario e ne controllerà l’utilizzazione.
Per il grande lavoro svolto, infatti, Tangorra ringrazia espressamente, nella sua relazione, Liana Burlando e, dopo un’esauriente panoramica sui problemi e sulle prospettive del Welfare in Italia, un sistema che «ha bisogno di essere espanso, non delimitato con procedure analoghe a quella dei “livelli essenziali” definiti per la sanità, perché l’intervento delle nostre regioni più attive è inferiore alla media dell’Unione europea», ricorda l’importanza di Genova nel campo dell’innovazione sociale, anche attraverso il ruolo di primo piano assunto nella nuova “Social Card”, che prevede progetti personalizzati sulle famiglia, con l’obiettivo in particolare di ridurre la povertà dei minori.
Un intervento toccante, e molto applaudito, è quello di Maggia. Impossibilitata a intervenire per motivi di salute, ha incaricato il pubblico ministero Francesca Ghiglione di leggere la sua relazione.
Maggia illustra come l’indagine di polizia giudiziaria possa essere molto utile proprio nella direzione della prevenzione dell’allontanamento. In questa fase i genitori possono appropriarsi di capacità educative prima latenti e iniziare un percorso di crescita che porterà un riconoscimento delle loro competenze e al mantenimento dell’integrità della famiglia.
Da questo punto di vista, l’attività della Procura alleggerisce anche il Tribunale per i Minorenni, che può dedicare maggiori risorse ai casi più strettamente di sua competenza.
La relazione del Procuratore prosegue con un’analisi problematica degli interventi per i minori nel territorio genovese: una sorta di pro memoria sul che fare, in ambito socio-sanitario e giudiziario, per migliorare i servizi.
In particolare, esorta il Comune a una redistribuzione di risorse e di personale sul proprio territorio. C’è infatti grande disparità tra un Municipio e l’altro rispetto alla necessità di interventi a favore dei minori e delle famiglie.
La registrazione di tutti gli interventi del convegno sarà messa in rete da domani, sul sito del Comune di Genova, nella sezione aree tematiche / servizi sociali / seminari ed eventi.
I dati delle ricerche realizzate dell’Istituto degli Innocenti, su base nazionale, su Affido familiare e comunità residenziali sono disponibili sui siti www.lavoro.it e www.minori.it
L’argomento d’altronde è importantissimo: si parla dei minori, delle famiglie e delle sperimentazioni più avanzate nel campo in Italia, a cui la nostra città dà un contributo di prim’ordine: i progetti “Parole nuove per l’affido”, inteso come affido familiare, e “Pippi”, Programma Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione, pensato per evitare l’allontanamento dei minori dalle famiglie e il loro inserimento in comunità.
Per questi progetti, assicura Dameri, «nonostante i tagli al bilancio, molto pesanti, imposti dallo Stato, il Comune dedicherà le risorse necessarie. Diamo molta importanza all’affido e alle pratiche di prevenzione dell’allontanamento dei bambini dalle famiglie».
All’incontro, di rilievo nazionale, hanno partecipato il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il Direttore Generale Raffaele Tangorra, la Regione Liguria con Lorena Rambaudi, assessora alle Politiche Sociali, la Asl 3 Genovese, con Viviana Napoli, responsabile del servizio “Adozioni Psicologia Tutela minori e Consultori”, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Genova, con il Procuratore Cristina Maggia, l’Università di Padova, con Paola Milani, Professore associato di Pedagogia della Famiglia, e l’Istituto degli Innocenti di Firenze, con la responsabile del servizio di ricerca e monitoraggio Donata Bianchi.
Il Comune era rappresentato, oltre a Dameri, da Anna Bruzzone, dirigente del Settore Promozione Sociale e Integrazione Socio-Sanitaria, e Liana Burlando, responsabile per “innovazione e regolazione dei servizi”.
Vari operatori territoriali, del Comune e del Terzo Settore, hanno poi illustrato come i progetti si declinino sul territorio.
Come sempre da qualche anno a questa parte, il tema delle risorse e della loro scarsità, introdotto da Dameri, ricorre nei vari interventi. Rambaudi per tutti: «Non per essere venali, ma riconvertire, riprogettare il welfare è difficile, in assenza di risorse. Gli interventi sulle situazioni conclamate sono in genere obbligatori per legge: in mancanza di personale e di denaro da spendere, si rischia di attuare solo quelli. Vengono così meno la prevenzione e il sostegno alle famiglie»
Si instaura così un circolo vizioso, che comporta, nella ricerca del risparmio, un aumento dei costi, perché l’inserimento in comunità costa molto di più di qualsiasi intervento preventivo. In questo quadro si inserisce una questione culturale, come rileva Rambaudi: «L’inserimento in comunità è più tranquillizzante e più tutelante per l’operatore».
Si capisce che in tempi di ristrettezze cresca anche l’ansia degli operatori; ma il senso di questo convegno e dei due progetti è proprio nella ricerca di un cambiamento sul piano culturale, nel modo di essere e di agire dei tecnici, del Comune come degli altri enti, attraverso la consapevolezza che un’altra via non solo è possibile, ma è vantaggiosa.
Di “Pippi” e di “Parole nuove per l’affido” riferiscono Milani e Burlando.
Pippi è un programma avviato all’inizio del 2011, la cui finalità è quella di sperimentare, con metodo scientifico ma sul campo, grazie alla partecipazione dell’Università di Padova e dei servizi sociali di 10 città, una modalità di lavoro sociale nuova per l’Italia, consistente nell’offrire a famiglie in grave difficoltà nell’educazione dei figli (100 nuclei nella sperimentazione appena conclusa) la possibilità di collaborare con i servizi per migliorare la propria situazione e far venir meno così la triste necessità dell’allontanamento dei figli.
La sperimentazione si è conclusa con ottimi risultati, al momento al vaglio dell’ateneo patavino.
Si può già anticipare, comunque, sulla base del confronto con il gruppo di controllo, che gli interventi progettati, nell’ambito di Pippi, da un’équipe multidisciplinare che può comprendere, secondo i casi, anche i bambini, i genitori, i riferimenti importanti nella rete sociale della famiglia, portano a risultati migliori rispetto quelli definiti in modo tradizionale dagli operatori.
Da questo successo deriva la richiesta al governo, da parte delle 10 città, di aggiornare la sperimentazione estendendola agli interi servizi sociali territoriali, nella prospettiva di un’estensione del metodo all’intero territorio nazionale.
Importante è stato il contributo di Genova alla realizzazione della sperimentazione precedente e alla definizione delle modalità operative di questa nuova fase.
Per il progetto sull’affido, Genova, che è tra le realtà locali con il maggior numero di affidi in rapporto alla popolazione, è stata scelta come città guida.
Questo ruolo non deriva solo dal dato statistico. I servizi socio-sanitari di genova hanno sviluppato modalità innovative in molti settori dell’affidamento (affido di neonati, affido di minori stranieri senza genitori in Italia, affido “omoculturale”, cioè con genitori affidatari della stessa nazionalità del minore), hanno affiancato il Ministero nella gestione del precedente progetto “Un percorso nell’affido”, hanno elaborato le nuove linee d’indirizzo e un manuale operativo, detto “sussidiario”, rivolto agli operatori. In collaborazione con Genova, l’Università di Padova redigerà il sussidiario e ne controllerà l’utilizzazione.
Per il grande lavoro svolto, infatti, Tangorra ringrazia espressamente, nella sua relazione, Liana Burlando e, dopo un’esauriente panoramica sui problemi e sulle prospettive del Welfare in Italia, un sistema che «ha bisogno di essere espanso, non delimitato con procedure analoghe a quella dei “livelli essenziali” definiti per la sanità, perché l’intervento delle nostre regioni più attive è inferiore alla media dell’Unione europea», ricorda l’importanza di Genova nel campo dell’innovazione sociale, anche attraverso il ruolo di primo piano assunto nella nuova “Social Card”, che prevede progetti personalizzati sulle famiglia, con l’obiettivo in particolare di ridurre la povertà dei minori.
Un intervento toccante, e molto applaudito, è quello di Maggia. Impossibilitata a intervenire per motivi di salute, ha incaricato il pubblico ministero Francesca Ghiglione di leggere la sua relazione.
Maggia illustra come l’indagine di polizia giudiziaria possa essere molto utile proprio nella direzione della prevenzione dell’allontanamento. In questa fase i genitori possono appropriarsi di capacità educative prima latenti e iniziare un percorso di crescita che porterà un riconoscimento delle loro competenze e al mantenimento dell’integrità della famiglia.
Da questo punto di vista, l’attività della Procura alleggerisce anche il Tribunale per i Minorenni, che può dedicare maggiori risorse ai casi più strettamente di sua competenza.
La relazione del Procuratore prosegue con un’analisi problematica degli interventi per i minori nel territorio genovese: una sorta di pro memoria sul che fare, in ambito socio-sanitario e giudiziario, per migliorare i servizi.
In particolare, esorta il Comune a una redistribuzione di risorse e di personale sul proprio territorio. C’è infatti grande disparità tra un Municipio e l’altro rispetto alla necessità di interventi a favore dei minori e delle famiglie.
La registrazione di tutti gli interventi del convegno sarà messa in rete da domani, sul sito del Comune di Genova, nella sezione aree tematiche / servizi sociali / seminari ed eventi.
I dati delle ricerche realizzate dell’Istituto degli Innocenti, su base nazionale, su Affido familiare e comunità residenziali sono disponibili sui siti www.lavoro.it e www.minori.it