Sono novantuno i cantieri aperti dal Comune di Genova nell’urgenza seguita all’alluvione del 4 novembre scorso. In più di cinquanta tra questi i lavori sono giunti al termine o sono vicini alla conclusione. Per altri due interventi è stato stabilito il finanziamento e inizieranno quando sarà terminato l’iter dell’assegnazione. Si può dire con ciò, a poco più di tre mesi dal disastro, che la macchina comunale si muova con celerità per riparare i danni, anche se in certi casi i giorni e le settimane sono sembrati lunghi a tanti cittadini in condizioni di disagio.
Si tratta di lavori piccoli e grandi, la cui entità può essere valutata consultando il documento allegato e, in particolare, le colonne degli importi di spesa.
Talvolta la complessità della situazione ha richiesto tempi lunghi, come nel caso dell’occlusione del Rio delle Rovare sotto il piazzale del posteggio Ekom nei pressi di Via Donghi. Il Comune è intervenuto, per motivi di incolumità pubblica, a causa dell’iniziativa di un privato: si era formata una voragine che il proprietario del suolo aveva riempito di massi, volendo ricostruire la pavimentazione, chiudendo così il canale in cui scorreva, sotto terra, il corso d’acqua. «Si sta valutando la questione sul piano legale – comunica Margini – e la proprietà potrebbe essere chiamata a rispondere del danno».
Da ieri il rio è tornato a scorrere nel proprio alveo che, sia pure tortuoso per le pendenze del suolo, è quello naturale. Da un confronto con documenti dell’epoca si è visto infatti che non è vero che, come si era pensato, i costruttori della strada e dei palazzi l’avessero deviato. Rimossa l’occlusione, rimane da ricostruire la volta del condotto e poi la sede stradale sovrastante. Il cantiere dovrebbe chiudere a fine marzo.
Ma per arrivare a questo si è dovuto procedere con prudenza e con un lavoro molto complesso. Si pensi che non è stato possibile trovare tavole tecniche sulla struttura delle fondamenta dei palazzi vicini: uno scavo avrebbe potuto comprometterne la stabilità. È stata necessaria perciò una serie di sondaggi del terreno per localizzare il crollo, poi un sistema di pali e un forte anello metallico a consolidare lo scavo, per renderne stabile il contorno in modo che il palazzo vicino, nel frattempo tenuto sotto controllo per percepirne anche il minimo assestamento, non avesse a risentirne.
Solo dopo queste operazioni preliminari si è potuto scavare in profondità , all’interno dell’anello, per quasi dieci metri (come una casa di tre piani), fino a trovare, ieri per l’appunto, il letto del torrentello.
Sono stati riparati anche i punti della conduttura erosi da decenni di passaggio dell’acqua: la sicurezza del rio, adesso, è perciò al livello degli anni cinquanta, quando la copertura era stata appena ultimata. Per questo intervento il Comune spende più di un milione di euro.
Un’altra notizia di particolare rilievo riguarda il Rio Fereggiano. L’attività del cantiere procede velocemente, nel tentativo di recuperare i giorni di lavoro perduti a causa del gelo. Il parapetto è stato ricostruito per oltre cento metri; entro fine marzo l’intervento si concluderà.
Si tratta di lavori piccoli e grandi, la cui entità può essere valutata consultando il documento allegato e, in particolare, le colonne degli importi di spesa.
Talvolta la complessità della situazione ha richiesto tempi lunghi, come nel caso dell’occlusione del Rio delle Rovare sotto il piazzale del posteggio Ekom nei pressi di Via Donghi. Il Comune è intervenuto, per motivi di incolumità pubblica, a causa dell’iniziativa di un privato: si era formata una voragine che il proprietario del suolo aveva riempito di massi, volendo ricostruire la pavimentazione, chiudendo così il canale in cui scorreva, sotto terra, il corso d’acqua. «Si sta valutando la questione sul piano legale – comunica Margini – e la proprietà potrebbe essere chiamata a rispondere del danno».
Da ieri il rio è tornato a scorrere nel proprio alveo che, sia pure tortuoso per le pendenze del suolo, è quello naturale. Da un confronto con documenti dell’epoca si è visto infatti che non è vero che, come si era pensato, i costruttori della strada e dei palazzi l’avessero deviato. Rimossa l’occlusione, rimane da ricostruire la volta del condotto e poi la sede stradale sovrastante. Il cantiere dovrebbe chiudere a fine marzo.
Ma per arrivare a questo si è dovuto procedere con prudenza e con un lavoro molto complesso. Si pensi che non è stato possibile trovare tavole tecniche sulla struttura delle fondamenta dei palazzi vicini: uno scavo avrebbe potuto comprometterne la stabilità. È stata necessaria perciò una serie di sondaggi del terreno per localizzare il crollo, poi un sistema di pali e un forte anello metallico a consolidare lo scavo, per renderne stabile il contorno in modo che il palazzo vicino, nel frattempo tenuto sotto controllo per percepirne anche il minimo assestamento, non avesse a risentirne.
Solo dopo queste operazioni preliminari si è potuto scavare in profondità , all’interno dell’anello, per quasi dieci metri (come una casa di tre piani), fino a trovare, ieri per l’appunto, il letto del torrentello.
Sono stati riparati anche i punti della conduttura erosi da decenni di passaggio dell’acqua: la sicurezza del rio, adesso, è perciò al livello degli anni cinquanta, quando la copertura era stata appena ultimata. Per questo intervento il Comune spende più di un milione di euro.
Un’altra notizia di particolare rilievo riguarda il Rio Fereggiano. L’attività del cantiere procede velocemente, nel tentativo di recuperare i giorni di lavoro perduti a causa del gelo. Il parapetto è stato ricostruito per oltre cento metri; entro fine marzo l’intervento si concluderà.