Alluvione di Sestri Ponente
Arrivati i primi 25 milioni

Alla Banca d'Italia la prima tranche dei finanziamenti per la riscotruzione. I fondi del governo saranno ripartiti per il 30% ai privati e per il resto alle opere pubbliche. Intanto la Procura indaga sulle responsabilità del disastro

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Arrivata nelle casse delle Banca d'Italia la prima tranche di 25 milioni di euro sui 45 milioni stanziati dal governo per l'alluvione che lo scorso autunno devastò il ponente genovese provocando circa 200 milioni di euro di danni. In tutto sono 90 i milioni previsti dal Parlamento: la seconda metà arriverà nel 2012.

Le prime conferme erano giunte già nella giornata di ieri quanto il ministro ai Rapporti con le Regioni per la coesione territoriale Raffaele Fitto ha fatto sapere al presidente della Regione Claudio Burlando (commissario straordinario) che dalla prossima settimana avrebbe avuto a disposizione i fondi.

Di questi (altri 45 sono previsti nel 2012), il 30% verrà utilizzato per il rimborso ai privati (20% alle aziende, 10% agli abitanti che hanno perso la casa durante l’alluvione o hanno subito ingenti danni), il restante sarà utilizzato per proseguire le opere di somma urgenza: Francesco Miceli, assessore comunale al Bilancio, aveva posto l’accento martedì 19 luglio in Consiglio sul fatto che il Comune avesse anticipato 6 milioni e mezzo per i suddetti lavori, ma che lo Stato ne avesse versati solo 4 a fronte di un danno calcolato di 12 milioni. Inoltre, aggiungeva l’assessore, in Veneto i fondi erano arrivati subito, mentre in Liguria si stava rischiando la cancellazione del risarcimento.

I soldi del governo, arrivati in un periodo di congiuntura economica particolarmente difficile, sebbene non siano sufficienti a “guarire” Sestri Ponente dalle difficoltà socio-economiche, costituiscono un punto di partenza verso il ripristino delle attività commerciali nel quartiere. Le imprese che hanno riaperto dopo il disastro, ha fatto notare Agostino Gazzo, membro di Giunta Ascom Confcommercio e del CIV Consorzio Operatori Economici di Sestri Ponente, hanno dovuto farsi carico di pesanti debiti. Inoltre, coloro che hanno ripreso l’attività o lo hanno fatto senza le scorte di magazzino, o senza riuscire a riparare del tutto i negozi, che rimangono a rischio allagamento. Senza contare la difficoltà per le aziende già in crisi, che l’alluvione ha affossato definitivamente, nel farsi concedere prestiti dalle banche che applicano loro credenziali imposte a soggetti non alluvionati.

Intanto fanno discutere i dossier che sono depositati alla Procura, basati sulla perizia eseguita sull’area: secondo i periti sarebbero state «ravvisate irregolarità idrauliche e interventi che hanno alterato i regimi idraulici dei rivi», specialmente il Chiaravagna. Quello che è successo, pare sostenga il rapporto, avrebbe potuto essere evitato o attenuato se si fosse proceduto agli interventi previsti nel Piano di bacino. Secondo notizie di stampa la magistratura starebbe per questo indagando per accertare eventuali responsabilità di soggetti pubblici e privati, compresi, pare, Regione, Provincia e Comune. «Ma a noi - ha commentato il sindaco Marta Vincenzi sollecitata dai giornalisti - non è arrivato nulla e non siamo in grado di fare commenti. Anzi chiediamo alla magistratura di poter consultare queste perizie per saperne di più e siamo comunque assolutamente pronti a dare qualunque contributo possa aiutare a fare chiarezza».

Uno dei responsabili del Piano di bacino dell’epoca era l’ingegnere idraulico Paolo Tizzoni, vicepresidente della Provincia dal ’93 al 2007, oggi dirigente Sviluppo urbanistico e grandi progetti del Comune di Genova, il quale ci ha dichiarato in proposito: «Non si deve dimenticare che molto è stato fatto dal ’94, da quando venne attribuita alla Provincia la competenza di redazione del Piano: abbiamo provveduto alla messa in sicurezza di numerosi corsi d’acqua, come il Leira, per cui sono stati spesi 12 milioni e mezzo di euro, o il San Pietro, con interventi costati circa 4 milioni. I fondi tuttavia non sono mai abbastanza: si pensi che per i lavori del Bisagno occorrerebbero 500 milioni. Parlando di Sestri Ponente, per il Chiaravagna abbiamo avviato progetti per un totale di 21 milioni, ma per completare i lavori ne servirebbero almeno altri 23».

Il problema, sottolinea Tizzoni, è rappresentato dai soldi: «Dopo l’alluvione del ’93 ricevemmo fondi sia per la riparazione dei danni che per i successivi interventi di messa in sicurezza, ma le risorse sono andate via via scemando. Attualmente, ci si limita solo al risarcimento dei danni. Molti dei lavori previsti dal Piano di bacino li abbiamo portati avanti grazie ai finanziamenti del ’93: è il caso dei rii Negrone e Senza Nome, situati a levante del Chiaravagna. Dopo il 1998, a parte qualche risorsa stanziata dalla Protezione Civile i soldi a nostra disposizione si sono drasticamente ridotti, anche a fronte dei tagli alle manutenzioni».

Infine, conclude l’ingegnere, «i dissesti idraulici nella zona sono da ascriversi soprattutto a interventi sbagliati perpetrati all’inizio del ’900 e nei primi anni ’60, come i restringimenti delle foci dei corsi d’acqua. C’è poi da dire che tra Pegli e Sestri le violente piogge hanno provocato numerose frane. La conformazione del territorio non era tale da reggere ad un’alluvione di simile potenza: i danni si sarebbero registrati a prescindere».
Genova, 20 luglio 2011
Ultimo aggiornamento: 01/08/2011
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