Si è chiuso con una conferenza nazionale a Palazzo Ducale a Genova, l’anno europeo del volontariato (il 2011). Un anno particolarmente travagliato per l’Italia (che ha fatto i conti con i tagli del governo al sistema del welfare che ha messo in ginocchio l’assistenza sociale) per la Liguria e il suo capoluogo, particolarmente colpiti da disastrose alluvioni nello spezzino e nella Valbisagno con morti e feriti, ma che in queste occasioni drammatiche hanno fatto emergere, una volta di più, il ruolo prezioso del volontariato, quello professionale e quello non organizzato degli “angeli del fango”, che ha dato il meglio di sé nell’aiuto alla gente senza casa, alla popolazione bisognosa di qualsiasi tipo di sostegno durante l’emergenza.
Ma il volontariato è un mondo complesso, frammentato e carico di significati, oltre che di problemi. E la conferenza nazionale che si è svolta nella Sala del Minor Consiglio del Ducale, promossa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (Organismo Nazionale di Coordinamento dell'AEV per l'Italia), in collaborazione con Comune di Genova, Osservatorio Nazionale per il Volontariato, CSVnet - Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato (Segreteria tecnica ONC per l'AEV) e Celivo, il CSV della provincia di Genova e delle Commissione Europea è stata anche l’occasione per passarli in rassegna. Oltre che per tracciare un bilancio delle azioni realizzate dalle varie associazioni di volontariato e per parlare di futuro.
Il sottosegretario al Ministero del Lavoro e alle politiche sociali, Marica Cecilia Guerra, è entrata nel vivo dei concetti di volontariato, cittadinanza attiva, sussidiarietà, sottolineando come sia compito dello Stato fare “rete" con il Terzo Settore, lavorando – ovviamente ognuno con il proprio ruolo – per realizzare l’interesse comune della collettività.
Dal sindaco di Genova parole di apprezzamento innanzitutto per i giovani, che proprio durante la tragedia che ha colpito Genova «non solo hanno contribuito a sfatare il mito di un disimpegno sociale e culturale di questa generazione, ma hanno dimostrato l'esatto contrario».
«Non potevamo immaginare – ha aggiunto Marta Vincenzi - che l’anno europeo dedicato al volontariato avrebbe coinciso con l’anno della crisi economica; abbiamo la sensazione che il 2011 si sia concluso con un senso di straniamento. Evidentemente non siamo riusciti a cogliere l'opportunità di collegare le misure adottate per affrontare la crisi con le capacità positive che oltre 100 mila volontari mettono in campo in tutta Europa ogni giorno per rispondere ai bisogni sociali. Su questo l'Europa ha perso l'occasione di promuovere politiche sociali di rete, testimoniando uno scollamento degli interventi rispetto a una realtà così importante. Anche il nostro Paese sta attraversando un momento di grande difficoltà che ha portato allo smantellamento progressivo del sistema di welfare nazionale; non possiamo però pretendere che il volontariato lo sostituisca. Come abbiamo visto durante gli ultimi eventi anche a Genova, il volontariato è una forza enorme. In questo momento ci troviamo di fronte a un cambiamento radicale del welfare, ma non possiamo pensare di avere la sanità da una parte e il volontariato dall’altra: in mezzo ci devono essere i servizi sociali, e devono avere la forza e le risorse per funzionare».
In vista della Vi Conferenza nazionale del volontariato, le organizzazioni presenti al Ducale - folta la partecipazione di numerose associazioni genovesi e liguri ma anche di delegazioni provenienti da altre regioni italiane – si sono concentrate sui percorsi futuri: «Si tratta di un cammino su cui continueremo a lavorare – hanno detto i promotori – e che è stato intrapreso già nel 2009 con la realizzazione del “Manifesto del Volontariato Italiano per l’Europa”, frutto di un lavoro che ha coinvolto le più grandi reti del volontariato italiano ed europeo sui principali aspetti del processo di costruzione dell’Europa e sul ruolo del volontariato come elemento fondante per lo sviluppo della società civile e per il consolidamento della vita democratica».
La mattinata è stata aperta da Danilo Giovanni Festa, DG Terzo settore e Formazioni sociali – Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a cui sono seguiti i saluti istituzionali della Regione Liguria, del Comune di Genova, dei parlamentari liguri.
Quindi ha avuto luogo la tavola rotonda, moderata da Luca Cosso, presidente CSV Celivo Genova, con gli esperti e i rappresentanti delle reti del volontariato, dal titolo “Quale welfare? Il contributo originale del volontariato italiano”.
Dopo il video intervento di Ugo Ascoli, Docente di Sociologia Economica Università Politecnica delle Marche, gli interventi di Marco Musella, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli; Piervirgilio Dastoli, Presidente del CIME (Consiglio Italiano del Movimento Europeo); Renzo Razzano – Componente del gruppo di lavoro “Volontariato europeo e internazionale a confronto” – Osservatorio Nazionale per il Volontariato, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Fausto Casini – Coordinatore della Consulta del Volontariato presso il Forum del Terzo Settore; e di Stefano Tabò, Presidente CSVnet.
«Nella provincia di Genova – ha detto fra l’altro Cossu - i volontari sono migliaia, e questo numero è in continua crescita. Se ripercorriamo la storia del nostro Paese vediamo come nei momenti di difficoltà si sia manifestato un grande spirito di partecipazione dei cittadini, che a volte hanno sostituito le carenze istituzionali. Certamente in questi momenti il volontariato riesce ad avere una capacità di reazione superiore ad altre realtà, ma questo però non è corretto»
Tabò: «il volontariato trova spesso la sua dimensione nelle associazioni piccole e nascoste dei nostri territori e dei nostri quartieri. Ma per essere capito fino in fondo e valorizzato al meglio come fenomeno deve essere visto e concepito come movimento nel suo complesso»
Dal sottosegretario Guerra, infine, è venuta l’ammissione che in questo periodo di crisi ci sia stato un arretramento «del ruolo pubblico in questi campi», e che il Terzo Settore in qualche modo abbia “tenuto il punto”, nonostante tutto. «Ma non credo – ha aggiunto – che si possa assolutamente pensare al volontariato come sostituto del pubblico, cioè interpretare la sussidiarietà come un arretramento definitivo dell’ente pubblico: questo sarebbe sbagliato. Quelli che io chiamo “diritti cittadinali” come la scuola, l’assistenza, la sanità, non possono essere affidati al Terzo Settore, ma fanno parte dei doveri dello Stato».
Foto di Riccardo Molinari.
Ma il volontariato è un mondo complesso, frammentato e carico di significati, oltre che di problemi. E la conferenza nazionale che si è svolta nella Sala del Minor Consiglio del Ducale, promossa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (Organismo Nazionale di Coordinamento dell'AEV per l'Italia), in collaborazione con Comune di Genova, Osservatorio Nazionale per il Volontariato, CSVnet - Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato (Segreteria tecnica ONC per l'AEV) e Celivo, il CSV della provincia di Genova e delle Commissione Europea è stata anche l’occasione per passarli in rassegna. Oltre che per tracciare un bilancio delle azioni realizzate dalle varie associazioni di volontariato e per parlare di futuro.
Il sottosegretario al Ministero del Lavoro e alle politiche sociali, Marica Cecilia Guerra, è entrata nel vivo dei concetti di volontariato, cittadinanza attiva, sussidiarietà, sottolineando come sia compito dello Stato fare “rete" con il Terzo Settore, lavorando – ovviamente ognuno con il proprio ruolo – per realizzare l’interesse comune della collettività.
Dal sindaco di Genova parole di apprezzamento innanzitutto per i giovani, che proprio durante la tragedia che ha colpito Genova «non solo hanno contribuito a sfatare il mito di un disimpegno sociale e culturale di questa generazione, ma hanno dimostrato l'esatto contrario».
«Non potevamo immaginare – ha aggiunto Marta Vincenzi - che l’anno europeo dedicato al volontariato avrebbe coinciso con l’anno della crisi economica; abbiamo la sensazione che il 2011 si sia concluso con un senso di straniamento. Evidentemente non siamo riusciti a cogliere l'opportunità di collegare le misure adottate per affrontare la crisi con le capacità positive che oltre 100 mila volontari mettono in campo in tutta Europa ogni giorno per rispondere ai bisogni sociali. Su questo l'Europa ha perso l'occasione di promuovere politiche sociali di rete, testimoniando uno scollamento degli interventi rispetto a una realtà così importante. Anche il nostro Paese sta attraversando un momento di grande difficoltà che ha portato allo smantellamento progressivo del sistema di welfare nazionale; non possiamo però pretendere che il volontariato lo sostituisca. Come abbiamo visto durante gli ultimi eventi anche a Genova, il volontariato è una forza enorme. In questo momento ci troviamo di fronte a un cambiamento radicale del welfare, ma non possiamo pensare di avere la sanità da una parte e il volontariato dall’altra: in mezzo ci devono essere i servizi sociali, e devono avere la forza e le risorse per funzionare».
In vista della Vi Conferenza nazionale del volontariato, le organizzazioni presenti al Ducale - folta la partecipazione di numerose associazioni genovesi e liguri ma anche di delegazioni provenienti da altre regioni italiane – si sono concentrate sui percorsi futuri: «Si tratta di un cammino su cui continueremo a lavorare – hanno detto i promotori – e che è stato intrapreso già nel 2009 con la realizzazione del “Manifesto del Volontariato Italiano per l’Europa”, frutto di un lavoro che ha coinvolto le più grandi reti del volontariato italiano ed europeo sui principali aspetti del processo di costruzione dell’Europa e sul ruolo del volontariato come elemento fondante per lo sviluppo della società civile e per il consolidamento della vita democratica».
La mattinata è stata aperta da Danilo Giovanni Festa, DG Terzo settore e Formazioni sociali – Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a cui sono seguiti i saluti istituzionali della Regione Liguria, del Comune di Genova, dei parlamentari liguri.
Quindi ha avuto luogo la tavola rotonda, moderata da Luca Cosso, presidente CSV Celivo Genova, con gli esperti e i rappresentanti delle reti del volontariato, dal titolo “Quale welfare? Il contributo originale del volontariato italiano”.
Dopo il video intervento di Ugo Ascoli, Docente di Sociologia Economica Università Politecnica delle Marche, gli interventi di Marco Musella, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli; Piervirgilio Dastoli, Presidente del CIME (Consiglio Italiano del Movimento Europeo); Renzo Razzano – Componente del gruppo di lavoro “Volontariato europeo e internazionale a confronto” – Osservatorio Nazionale per il Volontariato, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Fausto Casini – Coordinatore della Consulta del Volontariato presso il Forum del Terzo Settore; e di Stefano Tabò, Presidente CSVnet.
«Nella provincia di Genova – ha detto fra l’altro Cossu - i volontari sono migliaia, e questo numero è in continua crescita. Se ripercorriamo la storia del nostro Paese vediamo come nei momenti di difficoltà si sia manifestato un grande spirito di partecipazione dei cittadini, che a volte hanno sostituito le carenze istituzionali. Certamente in questi momenti il volontariato riesce ad avere una capacità di reazione superiore ad altre realtà, ma questo però non è corretto»
Tabò: «il volontariato trova spesso la sua dimensione nelle associazioni piccole e nascoste dei nostri territori e dei nostri quartieri. Ma per essere capito fino in fondo e valorizzato al meglio come fenomeno deve essere visto e concepito come movimento nel suo complesso»
Dal sottosegretario Guerra, infine, è venuta l’ammissione che in questo periodo di crisi ci sia stato un arretramento «del ruolo pubblico in questi campi», e che il Terzo Settore in qualche modo abbia “tenuto il punto”, nonostante tutto. «Ma non credo – ha aggiunto – che si possa assolutamente pensare al volontariato come sostituto del pubblico, cioè interpretare la sussidiarietà come un arretramento definitivo dell’ente pubblico: questo sarebbe sbagliato. Quelli che io chiamo “diritti cittadinali” come la scuola, l’assistenza, la sanità, non possono essere affidati al Terzo Settore, ma fanno parte dei doveri dello Stato».
Foto di Riccardo Molinari.