Una Conferenza unificata straordinaria sui temi delle Protezione civile. È quanto chiederà l’Anci nazionale al governo alla luce dei problemi di coordinamento tra i vari livelli di responsabilità sorti nelle recenti emergenze. La richiesta nasce dall’esigenza di tracciare un quadro d'insieme del modello organizzativo dell’intero servizio nazionale, da dove far rinasce una nuova filiera istituzionale, con l’individuazione di compiti e responsabilità in capo ai vari soggetti che intervengono sia in situazioni ordinarie sia in emergenza. In primo piano le attuali funzioni, competenze e responsabilità dei Sindaci e delle Amministrazioni Comunali, e gli strumenti e le risorse attualmente disponibili ed attivabili. In pratica, l’Anci vuole arrivare a un tavolo di confronto per individuare i nodi critici e le sovrapposizioni di competenze che sorgono tra i vari soggetti della filiera istituzionale nel corso delle emergenze.
In particolare sulla difesa del suolo, l’Associazione nazionale dei Comuni chiede che venga meglio definita l’attuale normativa e che vengano prese in seria considerazione le proposte di modifica e di integrazione, a partire dall’applicazione del principio di sussidiarietà, nell’ambito del Servizio nazionale di protezione civile.
Le proposte sono contenute in un ordine del giorno approvato dal Consiglio nazionale dell’Anci riunito a Roma il 10 novembre scorso, proprio sul tema delle competenze dei sindaci nell’ambito della filiera istituzionale. E al termine dell’incontro il Consiglio ha impegnato il Presidente, il vice Presidente delegato alla Protezione Civile e il Segretario generale ad adottare, appunto, una serie di provvedimenti.
La riflessione è partita proprio dalle alluvioni dei giorni scorsi e «in particolare - si legge nel documento - quella che ha colpito il Comune di Genova», che «ha evidenziato come, in queste circostanze il Sindaco viene spesso considerato, soprattutto dai cittadini residenti, come il principale, se non l’unico, responsabile dei danni a persone e cose derivanti dagli eventi calamitosi» e che «il Sindaco è la figura istituzionale più prossima ai cittadini, i quali di norma non entrano nel merito di quali altri soggetti ed istituzioni si occupano di difesa del suolo o di prevenzione in senso lato, ma sono più attenti ai risultati tangibili».
Per questo, fra gli altri impegni assunti dalla presidenza dell’Anci, ci sono anche quelli di operare per definire proposte di modelli organizzativi alternativi, che sostituiscano o integrino quelli attualmente applicati nell’ambito del servizio nazionale di protezione civile, per migliorare l’efficacia delle strutture locali e il coordinamento armonico dell’intero sistema nazionale, anche facendo riferimento ai Servizi locali di protezione; richiedere, nelle sedi istituzionali opportune, il finanziamento e l’avvio del programma e dei piani nazionali di prevenzione del dissesto idrogeologico; sostenere la partecipazione dell’Anci, proprio perché il Sindaco è autorità locale di Protezione civile, ai Comitati ed ai tavoli nazionali di Protezione Civile e alla ripartizione dei fondi nazionali e regionali stanziati in materia.
Foto di Riccardo Molinari.
In particolare sulla difesa del suolo, l’Associazione nazionale dei Comuni chiede che venga meglio definita l’attuale normativa e che vengano prese in seria considerazione le proposte di modifica e di integrazione, a partire dall’applicazione del principio di sussidiarietà, nell’ambito del Servizio nazionale di protezione civile.
Le proposte sono contenute in un ordine del giorno approvato dal Consiglio nazionale dell’Anci riunito a Roma il 10 novembre scorso, proprio sul tema delle competenze dei sindaci nell’ambito della filiera istituzionale. E al termine dell’incontro il Consiglio ha impegnato il Presidente, il vice Presidente delegato alla Protezione Civile e il Segretario generale ad adottare, appunto, una serie di provvedimenti.
La riflessione è partita proprio dalle alluvioni dei giorni scorsi e «in particolare - si legge nel documento - quella che ha colpito il Comune di Genova», che «ha evidenziato come, in queste circostanze il Sindaco viene spesso considerato, soprattutto dai cittadini residenti, come il principale, se non l’unico, responsabile dei danni a persone e cose derivanti dagli eventi calamitosi» e che «il Sindaco è la figura istituzionale più prossima ai cittadini, i quali di norma non entrano nel merito di quali altri soggetti ed istituzioni si occupano di difesa del suolo o di prevenzione in senso lato, ma sono più attenti ai risultati tangibili».
Per questo, fra gli altri impegni assunti dalla presidenza dell’Anci, ci sono anche quelli di operare per definire proposte di modelli organizzativi alternativi, che sostituiscano o integrino quelli attualmente applicati nell’ambito del servizio nazionale di protezione civile, per migliorare l’efficacia delle strutture locali e il coordinamento armonico dell’intero sistema nazionale, anche facendo riferimento ai Servizi locali di protezione; richiedere, nelle sedi istituzionali opportune, il finanziamento e l’avvio del programma e dei piani nazionali di prevenzione del dissesto idrogeologico; sostenere la partecipazione dell’Anci, proprio perché il Sindaco è autorità locale di Protezione civile, ai Comitati ed ai tavoli nazionali di Protezione Civile e alla ripartizione dei fondi nazionali e regionali stanziati in materia.
Foto di Riccardo Molinari.