Più luci che ombre nella sanità ligure. A dirlo sono gli onorevoli Lucio Barani e Massimo Zunino che questa mattina in Regione hanno illustrato alla stampa, presenti il presidente della Regione Claudio Burlando e l'assessore alla sanità Claudio Montaldo, le conclusioni della Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli errori e gli sprechi in campo sanitario.
Nel rapporto emerge da un lato una “organizzazione frammentaria dovuta alla configurazione del territorio che rende problematica una armoniosa distribuzione dei servizi”. Dall'altro “un percorso virtuoso per il contenimento dei costi che ha consentito di uscire dal Piano di Rientro dal disavanzo». Nel mirino dei commissari le liste di attesa e l'emigrazione sanitaria, cioè quando ci si va a fare curare in un’altra regione. I punti positivi riguardano invece: “le importanti scelte fatte per una razionalizzazione delle risorse e l'accorpamento degli ospedali, mantenendo un adeguato standard di servizi, in una regione dove i problemi sono acuiti dalla presenza di popolazione anziana".
In Liguria, quindi, ospedali e ambulatori si guadagnano un bel 7 e mezzo da parte dei parlamentari, anche grazie alla “proficua collaborazione della Liguria che ha dato tutti i documenti necessari" contrariamente alle "cattive esperienze con Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio e Toscana". «La Sanità - ha dichiarato Claudio Burlando - vive e vivrà un momento molto complicato perché dovrà far fronte a bisogni crescenti con risorse decrescenti. Credo che ormai sia chiaro a tutti. Quindi la capacità di fare scelte per indirizzare risorse scarse nelle direzioni più giuste caratterizzerà il lavoro degli amministratori». Il risultato della Commissione d'inchiesta è frutto della riorganizzazione di questi anni: «Da questo lavoro - ha detto Montaldo - emerge il dato di una regione che ha avuto problemi e ha saputo affrontarli e superarli. Ora ha l'obbiettivo di mettere in sicurezza il proprio sistema sanitario rendendolo più solido».
Le liste di attesa e il congestionamento dei pronto soccorso «sono problemi che coinvolgono tutta Italia e soprattutto le aree metropolitane - ha detto Montaldo - diretta conseguenza di un uso improprio dei pronto soccorso dove si va per cose banali. Per questo stiamo chiedendo ai medici di medicina generale di associarsi e di aprire gli studi dal lunedì al venerdì almeno per 8 ore dando al cittadino una maggiore garanzia e lasciando così più liberi i pronto soccorso per chi ha problemi seri». Il capoluogo ligure sfora la media della spesa sanitaria pro capite.
La media regionale è di 1.969 euro. Le difformità si notano nelle singole aziende sanitarie: la Asl 3 Genovese registra una spesa media pro capite di 2.144 euro, la Asl 2 Savonese di 1.894, la Asl 5 Spezzina di 1.847, la Asl 4 Chiavarese di 1.810, la Asl 1 Imperiese infine di 1.712 euro. Il piano di rientro dalle secche del bilancio è uno dei temi che ha convinto i commissari della bontà del Piano sanitario regionale. La “cura dimagrante” in politica sanitaria, quindi, andrà avanti e con le scelte che hanno già sollevato un polverone, a partire dai declassamenti dei pronto soccorso a presidi di primo intervento e dagli accorpamenti delle centrali 118. Ma se da un lato è evidente la sperequazione della spesa media pro capite, nelle diverse province e Asl di riferimento, dall’altro la spesa farmaceutica appare virtuosamente in calo.
Negli ultimi anni, infatti, la Regione ha attuato pratiche di contenimento della spesa farmaceutica. In base ai dati Agenas, si è passati da 240 milioni di euro nel 2010 a 225 milioni nel 2011, con una riduzione complessiva del 5,8% da un anno all’altro. «Poi – conclude l’assessore regionale alla salute – si sta lavorando sulla turnazione dei posti letto e la dimissione puntuale, nonché sulla tempistica degli esami: sono obiettivi cogenti per tutti i direttori generali delle Asl».
Nel rapporto emerge da un lato una “organizzazione frammentaria dovuta alla configurazione del territorio che rende problematica una armoniosa distribuzione dei servizi”. Dall'altro “un percorso virtuoso per il contenimento dei costi che ha consentito di uscire dal Piano di Rientro dal disavanzo». Nel mirino dei commissari le liste di attesa e l'emigrazione sanitaria, cioè quando ci si va a fare curare in un’altra regione. I punti positivi riguardano invece: “le importanti scelte fatte per una razionalizzazione delle risorse e l'accorpamento degli ospedali, mantenendo un adeguato standard di servizi, in una regione dove i problemi sono acuiti dalla presenza di popolazione anziana".
In Liguria, quindi, ospedali e ambulatori si guadagnano un bel 7 e mezzo da parte dei parlamentari, anche grazie alla “proficua collaborazione della Liguria che ha dato tutti i documenti necessari" contrariamente alle "cattive esperienze con Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio e Toscana". «La Sanità - ha dichiarato Claudio Burlando - vive e vivrà un momento molto complicato perché dovrà far fronte a bisogni crescenti con risorse decrescenti. Credo che ormai sia chiaro a tutti. Quindi la capacità di fare scelte per indirizzare risorse scarse nelle direzioni più giuste caratterizzerà il lavoro degli amministratori». Il risultato della Commissione d'inchiesta è frutto della riorganizzazione di questi anni: «Da questo lavoro - ha detto Montaldo - emerge il dato di una regione che ha avuto problemi e ha saputo affrontarli e superarli. Ora ha l'obbiettivo di mettere in sicurezza il proprio sistema sanitario rendendolo più solido».
Le liste di attesa e il congestionamento dei pronto soccorso «sono problemi che coinvolgono tutta Italia e soprattutto le aree metropolitane - ha detto Montaldo - diretta conseguenza di un uso improprio dei pronto soccorso dove si va per cose banali. Per questo stiamo chiedendo ai medici di medicina generale di associarsi e di aprire gli studi dal lunedì al venerdì almeno per 8 ore dando al cittadino una maggiore garanzia e lasciando così più liberi i pronto soccorso per chi ha problemi seri». Il capoluogo ligure sfora la media della spesa sanitaria pro capite.
La media regionale è di 1.969 euro. Le difformità si notano nelle singole aziende sanitarie: la Asl 3 Genovese registra una spesa media pro capite di 2.144 euro, la Asl 2 Savonese di 1.894, la Asl 5 Spezzina di 1.847, la Asl 4 Chiavarese di 1.810, la Asl 1 Imperiese infine di 1.712 euro. Il piano di rientro dalle secche del bilancio è uno dei temi che ha convinto i commissari della bontà del Piano sanitario regionale. La “cura dimagrante” in politica sanitaria, quindi, andrà avanti e con le scelte che hanno già sollevato un polverone, a partire dai declassamenti dei pronto soccorso a presidi di primo intervento e dagli accorpamenti delle centrali 118. Ma se da un lato è evidente la sperequazione della spesa media pro capite, nelle diverse province e Asl di riferimento, dall’altro la spesa farmaceutica appare virtuosamente in calo.
Negli ultimi anni, infatti, la Regione ha attuato pratiche di contenimento della spesa farmaceutica. In base ai dati Agenas, si è passati da 240 milioni di euro nel 2010 a 225 milioni nel 2011, con una riduzione complessiva del 5,8% da un anno all’altro. «Poi – conclude l’assessore regionale alla salute – si sta lavorando sulla turnazione dei posti letto e la dimissione puntuale, nonché sulla tempistica degli esami: sono obiettivi cogenti per tutti i direttori generali delle Asl».