Al termine di un colloquio a tu per tu, terminato con uno scambio di doni, il Sindaco Marco Doria e Kyle R. Scott, Console Generale Usa, escono da Palazzo Tursi e si dirigono verso Palazzo Bianco, nel cui splendido giardino è predisposta la commemorazione del 4 luglio 1776, giorno in cui «un gruppo di idealisti, di visionari – come ricorda il Console – dichiarò la propria indipendenza da un sovrano straniero» e, affermazione ancora più importante, il diritto per ogni persona, fin dalla nascita, alla libertà individuale. «Da quel momento il mondo non fu più lo stesso».
Scott è onorato di celebrare la ricorrenza della Dichiarazione d’Indipendenza a Genova e in Italia, nella città che, dando i natali a Cristoforo Colombo, ha dato origine alla storia dell’America, e insieme al un popolo, quello italiano, che è un grande amico per gli Stati Uniti.
All’amicizia si collega, nel suo discorso, il Sindaco, ricordando un popolo, quello americano, che si presentò come amico anche quando era il vincitore di una guerra, un popolo che ha sempre saputo «insegnare e trasmettere qualcosa di importante al resto del mondo». La dichiarazione di indipendenza «è stata un modello anche per l’Europa; recepiva idee avanzate, presenti anche nel Vecchio Continente, e le traduceva in parole e in atti politici, aprendo una nuova stagione di apertura e nuova considerazione dei rapporti tra il cittadino, la comunità e lo Stato».
Doria ricorda poi il grande ruolo degli Stati Uniti d’America, nei secoli scorsi, quando accorsero migliaia e migliaia, milioni di migranti italiani ed europei che trovarono in quel Paese una nuova patria. Un momento di eccezionale apertura, un esperimento, quello del melting pot, il crogiolo in cui si amalgamano tanti elementi diversi per provenienze etniche, religiose, di cultura, che «è stato un’operazione straordinariamente complessa, per certi aspetti anche contraddittoria, discutibile e discussa, ma nel complesso riuscita».
La solidarietà è richiamata da Scott, che ricorda le recenti calamità che hanno colpito Genova e la Liguria e il legame di fratellanza che ha sempre unito i popoli americano e italiano. È felice, il Console, di essere oggi qui, con un popolo tanto capace di solidarietà.
Doria, da parte sua, auspica che in questa situazione di straordinaria novità, in cui gli scenari mondiali sono molto cambiati, di fronte a sfide nuove e molto importanti dal punto di vista economico e da quello sociale, per la necessità di tenere coese le popolazioni, le comunità, il popolo americano e quelli europei le affrontino e le vincano insieme, queste sfide.
La serata prosegue con il rinfresco, in cui è servita la focaccia prodotta da due panifici genovesi distrutti dalla recente alluvione e ricostruiti grazie alla solidarietà, parmigiano reggiano proveniente dalle zone terremotate e vino californiano.
La musica è garantita dal trio di clarinetti Eleonora De Lapi, Giulia Magnanego e Silvia Manfredi, e dalla cantante Sierha Bonnette accompagnata dal chitarrista Alessio Caorsi: prima del discorso del Console, l’inno nazionale italiano eseguito dal trio e quello statunitense cantato dalla signora Bonnette, durante il rinfresco, una “cavalcata” tra l’inizio del ‘700 e i primi del ‘900.
Scott è onorato di celebrare la ricorrenza della Dichiarazione d’Indipendenza a Genova e in Italia, nella città che, dando i natali a Cristoforo Colombo, ha dato origine alla storia dell’America, e insieme al un popolo, quello italiano, che è un grande amico per gli Stati Uniti.
All’amicizia si collega, nel suo discorso, il Sindaco, ricordando un popolo, quello americano, che si presentò come amico anche quando era il vincitore di una guerra, un popolo che ha sempre saputo «insegnare e trasmettere qualcosa di importante al resto del mondo». La dichiarazione di indipendenza «è stata un modello anche per l’Europa; recepiva idee avanzate, presenti anche nel Vecchio Continente, e le traduceva in parole e in atti politici, aprendo una nuova stagione di apertura e nuova considerazione dei rapporti tra il cittadino, la comunità e lo Stato».
Doria ricorda poi il grande ruolo degli Stati Uniti d’America, nei secoli scorsi, quando accorsero migliaia e migliaia, milioni di migranti italiani ed europei che trovarono in quel Paese una nuova patria. Un momento di eccezionale apertura, un esperimento, quello del melting pot, il crogiolo in cui si amalgamano tanti elementi diversi per provenienze etniche, religiose, di cultura, che «è stato un’operazione straordinariamente complessa, per certi aspetti anche contraddittoria, discutibile e discussa, ma nel complesso riuscita».
La solidarietà è richiamata da Scott, che ricorda le recenti calamità che hanno colpito Genova e la Liguria e il legame di fratellanza che ha sempre unito i popoli americano e italiano. È felice, il Console, di essere oggi qui, con un popolo tanto capace di solidarietà.
Doria, da parte sua, auspica che in questa situazione di straordinaria novità, in cui gli scenari mondiali sono molto cambiati, di fronte a sfide nuove e molto importanti dal punto di vista economico e da quello sociale, per la necessità di tenere coese le popolazioni, le comunità, il popolo americano e quelli europei le affrontino e le vincano insieme, queste sfide.
La serata prosegue con il rinfresco, in cui è servita la focaccia prodotta da due panifici genovesi distrutti dalla recente alluvione e ricostruiti grazie alla solidarietà, parmigiano reggiano proveniente dalle zone terremotate e vino californiano.
La musica è garantita dal trio di clarinetti Eleonora De Lapi, Giulia Magnanego e Silvia Manfredi, e dalla cantante Sierha Bonnette accompagnata dal chitarrista Alessio Caorsi: prima del discorso del Console, l’inno nazionale italiano eseguito dal trio e quello statunitense cantato dalla signora Bonnette, durante il rinfresco, una “cavalcata” tra l’inizio del ‘700 e i primi del ‘900.