In occasione della sua visita a Genova per l’amichevole di calcio Italia-Usa (0-1 mercoledì a Marassi), l’ambasciatore americano David Thorne ha visitato fra l'altro anche “ MeM - Memorie e migrazioni”, il nuovo padiglione del Galata Museo del Mare, che racconta la storia delle migrazioni italiane e straniere. Ad accompagnare l’ambasciatore e il suo staff, Anna Maria Saiano agente consolare Usa a Genova e Pierangelo Campodonico, direttore del Mu.Ma.
L’allestimento passa per la ricostruzione della Genova ottocentesca ed i suoi vicoli che accolsero e
sfruttarono l’emigrazione, poi il percorso continua con gli interni del piroscafo “Città di Torino” che
trasportò migliaia di persone, definite ironicamente dagli americani “steeragepassengers”: passeggeri di stiva, e le ricostruzioni ambientali delle diverse destinazioni degli italiani: quelle urbane, come la Boca, il quartiere di Buenos Aires, ma anche quelle rurali, a volte perse nella foresta, come in Brasile, fino ad arrivare alla più nota Ellis Island.
Il Direttore del Museo del Mare ha esposto ad un interessatissimo ambasciatore non solo le condizioni fisiche del viaggio, lungo 15 giorni per arrivare a New York ed un mese per il Sud America, in condizioni igieniche ai limiti della sopravvivenza, ma anche i sentimenti dei nostri connazionali: il dolore di lasciare le loro terre, la paura di un lungo viaggio sull'Oceano, il senso di umiliazione per come erano accolti al loro arrivo in America: visitati, interrogati in una lingua che non conoscevano, modi rudi che acuivano la nostalgia.
Per tanti il sogno americano finiva ad Ellis Island: al loro arrivo se erano non in buone condizioni di salute, gli immigrati venivano rispediti indietro, cancellando tutte le loro speranze di una vita migliore.
L’ambasciatore Thorne ha seguito con molta attenzione, rimanendo colpito dai numeri dell'immigrazione: in 100 anni sono emigrati 29 milioni di italiani, addirittura il 30–40% di Argentini sono di origine ligure.
Attraversando l’ultima sezione, dedicata all’immigrazione in Italia, il gruppo americano ha potuto vedere uno dei barconi usato dai clandestini per arrivare a Lampedusa, il video originale delle operazioni di soccorso in piena notte, una tragedia umanitaria che solo nel 2011 pare aver provocato oltre 1.200 morti.
Al termine, nell’incontro con la stampa, Thorne ha sottolineato la forte esperienza educativa che rappresenta questa mostra, constatando che «il fenomeno migratorio rappresenta un grande legame tra l’Italia e l’America. Oggi 30 milioni di americani hanno discendenza italiana: questi immigrati, con il loro lavoro, hanno reso grande l’America e vedere da dove sono partiti, cosa hanno dovuto sopportare, è stato veramente interessante. Non sapevo che l’immigrazione in Argentina e Brasile è stata quasi maggiore che nel Nord America. Certo, l’integrazione non è stata facile, ma negli anni siamo riusciti in questo difficile compito, che è quello che ora spetta a voi. Opere come questa fanno capire che straniero può essere accrescimento culturale, acquisizione di nuovi stili di vita, di sapori nuovi, allontanando il pericolo della xenofobia».
A margine (la visita è avvenuta prima della partita) gli è stato chiesto un pronostico sull'incontro Italia-Usa: diplomaticamente ha risposto elogiando la nostra superiorità in questo sport rispetto al suo Paese, ma ha ovviamente affermato di sperare in una vittoria dei suoi compatrioti.
L'ambasciatore ha risposto anche sulla crisi economica e i disordini dei contestatori No-Tav, elogiando il comportamento degli italiani, «in quanto a fronte dei grandi cambiamenti apportati dal governo Monti – ha osservato – non ci sono state grosse manifestazioni, si è vista la voglia del popolo italiano di sacrificarsi pur di uscire da questa crisi: è un momento molto interessante di cambiamento. Riguardo i No-Tav, in ogni manifestazione ci sono persone che provocano per far fare brutta figura all’Italia».
A chi ha chiesto un suo commento sulla vicenda Costa Crociere - holding italiana ma proprietà americana – e sul modo per uscire dalla caduta d’immagine provocata dagli ultimi incidenti, la sua risposta ha teso a sottolineare che solo la proprietà è americana, pertanto ora tocca a noi «un grosso lavoro per far tornare la fiducia nei clienti. Senz’altro tanto e faticoso lavoro».
L’allestimento passa per la ricostruzione della Genova ottocentesca ed i suoi vicoli che accolsero e
sfruttarono l’emigrazione, poi il percorso continua con gli interni del piroscafo “Città di Torino” che
trasportò migliaia di persone, definite ironicamente dagli americani “steeragepassengers”: passeggeri di stiva, e le ricostruzioni ambientali delle diverse destinazioni degli italiani: quelle urbane, come la Boca, il quartiere di Buenos Aires, ma anche quelle rurali, a volte perse nella foresta, come in Brasile, fino ad arrivare alla più nota Ellis Island.
Il Direttore del Museo del Mare ha esposto ad un interessatissimo ambasciatore non solo le condizioni fisiche del viaggio, lungo 15 giorni per arrivare a New York ed un mese per il Sud America, in condizioni igieniche ai limiti della sopravvivenza, ma anche i sentimenti dei nostri connazionali: il dolore di lasciare le loro terre, la paura di un lungo viaggio sull'Oceano, il senso di umiliazione per come erano accolti al loro arrivo in America: visitati, interrogati in una lingua che non conoscevano, modi rudi che acuivano la nostalgia.
Per tanti il sogno americano finiva ad Ellis Island: al loro arrivo se erano non in buone condizioni di salute, gli immigrati venivano rispediti indietro, cancellando tutte le loro speranze di una vita migliore.
L’ambasciatore Thorne ha seguito con molta attenzione, rimanendo colpito dai numeri dell'immigrazione: in 100 anni sono emigrati 29 milioni di italiani, addirittura il 30–40% di Argentini sono di origine ligure.
Attraversando l’ultima sezione, dedicata all’immigrazione in Italia, il gruppo americano ha potuto vedere uno dei barconi usato dai clandestini per arrivare a Lampedusa, il video originale delle operazioni di soccorso in piena notte, una tragedia umanitaria che solo nel 2011 pare aver provocato oltre 1.200 morti.
Al termine, nell’incontro con la stampa, Thorne ha sottolineato la forte esperienza educativa che rappresenta questa mostra, constatando che «il fenomeno migratorio rappresenta un grande legame tra l’Italia e l’America. Oggi 30 milioni di americani hanno discendenza italiana: questi immigrati, con il loro lavoro, hanno reso grande l’America e vedere da dove sono partiti, cosa hanno dovuto sopportare, è stato veramente interessante. Non sapevo che l’immigrazione in Argentina e Brasile è stata quasi maggiore che nel Nord America. Certo, l’integrazione non è stata facile, ma negli anni siamo riusciti in questo difficile compito, che è quello che ora spetta a voi. Opere come questa fanno capire che straniero può essere accrescimento culturale, acquisizione di nuovi stili di vita, di sapori nuovi, allontanando il pericolo della xenofobia».
A margine (la visita è avvenuta prima della partita) gli è stato chiesto un pronostico sull'incontro Italia-Usa: diplomaticamente ha risposto elogiando la nostra superiorità in questo sport rispetto al suo Paese, ma ha ovviamente affermato di sperare in una vittoria dei suoi compatrioti.
L'ambasciatore ha risposto anche sulla crisi economica e i disordini dei contestatori No-Tav, elogiando il comportamento degli italiani, «in quanto a fronte dei grandi cambiamenti apportati dal governo Monti – ha osservato – non ci sono state grosse manifestazioni, si è vista la voglia del popolo italiano di sacrificarsi pur di uscire da questa crisi: è un momento molto interessante di cambiamento. Riguardo i No-Tav, in ogni manifestazione ci sono persone che provocano per far fare brutta figura all’Italia».
A chi ha chiesto un suo commento sulla vicenda Costa Crociere - holding italiana ma proprietà americana – e sul modo per uscire dalla caduta d’immagine provocata dagli ultimi incidenti, la sua risposta ha teso a sottolineare che solo la proprietà è americana, pertanto ora tocca a noi «un grosso lavoro per far tornare la fiducia nei clienti. Senz’altro tanto e faticoso lavoro».