La giornata di una spalatrice
tra la gente di via Fereggiano

Volontariato e cronaca si intrecciano in una straordinaria esperienza in mezzo ai giovani che non hanno aspettato la chiamata dei Municipi e si sono autorganizzati per offrire il proprio aiuto nei quartieri alluvionati. Tra loro anche i centri sociali

foto di chiara guatelli
Questa è la storia della dignità di un quartiere che è diventato il centro della città, qui vivono persone che hanno perso tutto, c’è chi ha perso una figlia, chi una madre, chi una casa, il lavoro e gli sforzi di una vita e che non piangono, perché non hanno il tempo di farlo, devono prima di tutto occuparsi di rimettere insieme i pezzi della propria esistenza e del proprio negozio, per ricominciare tutto da capo.
Tutte le famiglie, dal figlio piccolo alla nonna, si stringono intorno all’urgenza della necessità e già dall’alba sono al lavoro per rimettere a posto quello che il fango ha devastato, ognuno secondo le sue possibilità.

Allo stesso modo centinaia di persone che vivono in altri quartieri hanno sfidato l’allerta meteo e il divieto di circolare con le auto per raggiungere la strada che in questi giorni è salita alla ribalta dei media main stream: in via Fereggiano arrivano giovani e giovanissimi che, a seguito del tam tam rimbalzato sui social network, si danno appuntamento,  trascinano vanghe più alte di loro, indossano galosce di gomma evidentemente oltremisura, tutti per dare il proprio contributo. Non si richiede organizzazione, competenze specifiche o attrezzature particolari: le mani sono sufficienti per aiutare un bar latteria a ripulire le bottiglie che la furia dell’acqua ha risparmiato, l’intelligenza basta per andare a distribuire acqua a chi ne ha bisogno.

Una situazione caotica, tutti ti gridano di spostarti da lì che sei d’intralcio, le persone che stai aiutando a sgomberare la propria pasticceria da tutte quelle carcasse, che prima erano forni industriali ancora da pagare, non ti ringraziano, ma non è per scortesia, è il tacito riconoscimento di un dato di fatto: la ricchezza della terra è data dalla cooperazione umana, quella che scellerate politiche vorrebbero trasformare in business, quella che l’individualismo dominante trasforma in carità e compatimento.

A Marassi in questi giorni si rompono la schiena e si immergono in scantinati colmi di melma le persone degne, che si aiutano tra di loro senza conoscersi, perché credono che il mondo debba essere così sempre, senza che una catastrofe ti ricordi che tutti devono dare qualcosa per evitare che pochi ci rimettano tutto.

Non si tratta di portare bandiere o di innalzare steccati identitari, ma si tratta di praticare la profonda convinzione politica che ognuno dei volontari a suo modo, porta già avanti nel proprio agire quotidiano: tra di loro oltre ai gruppi scout, le tifoserie organizzate della Nord e della Sud, le società sportive, ci sono i militanti dei centri sociali, quelli che anni fa si sono appropriati abusivamente di locali abbandonati e li hanno trasformati in esperienze di autogestione e intraprendono percorsi di organizzazione dal basso.
Si danno appuntamento all’alba all’AutAut o allo Zapata, prendono gli attrezzi che usano per rendere vivibili i loro centri sociali e li portano nelle strade distrutte dall’alluvione, ognuno con il proprio bagaglio di competenze: c’è il precario dell’Amiu che di fango e carriole se ne intende, c’è il mago dell’elettricità che in un batter d’occhio riporta la luce in un salumificio in cui non è rimasto più nulla, c’è una volontaria di servizio civile che cerca di sturare un tombino gonfio di spazzatura.

Ci sono giovani, arrabbiati perché la vita non sta dando loro quello che si meritano, che rispondono anche così alla crisi economica, al commissariamento dell’Italia, allo smantellamento dello stato sociale e alla privazione dei diritti: portano nelle strade le loro conoscenze e il loro buon senso e si mettono a disposizione di chi ha bisogno, continuando a chiedere una società diversa in cui il rispetto per la persona e per i territori non lascino spazio alle logiche del profitto e alla speculazione.
genova, 7 novembre 2011
Ultimo aggiornamento: 08/11/2011
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