Il rapporto Eures riferisce che nel 2014 sono state 152 le donne uccise nel nostro Paese, pari al 31,9 per cento delle vittime totali di omicidio; nel 94 per cento dei casi la morte di una donna è avvenuta per “mano di un uomo” e nel 77 per cento di un familiare, moventi prevalenti la gelosia e il possesso. Guardando, poi, al dato territoriale, si evidenzia che i casi sono diminuiti al sud del 43 per cento e aumentati dell’8,3 per cento al nord.
Cinque i casi in Liguria, uno in più rispetto all’anno precedente, con la nostra regione, per l’Istat, al secondo posto, dopo il Lazio, per la percentuale di donne fra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza almeno una volta nella vita: 37,6 per cento.
Un problema grave e dalle molteplici sfaccettature: il coinvolgimento dei figli e delle famiglie d’origine, che spesso non riescono a intervenire, la crisi economica e la mancanza di lavoro che lascia le donne senza reddito e quindi in una situazione di dipendenza economica, per citarne alcuni.
Mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è stata l’occasione per fare il punto su quanto fatto finora dalla rete di aiuto locale e dalle istituzioni per aiutare le donne vittime di violenza con l’incontro, a Palazzo Tursi, dal titolo Una rete contro la violenza, riflessioni e prospettive.
Presenti le organizzazioni del volontariato, le assessore comunali alla Legalità e Diritti e Pari Opportunità Elena Fiorini, alle Politiche Socio Sanitarie Emanuela Fracassi e Ilaria Cavo, assessora Pari Opportunità della Liguria.
«Il sostegno alle donne vittime di violenza è doveroso, questo è un percorso che come Comune di Genova stiamo portando avanti con tutta le rete del volontariato e con la Regione Liguria - ha detto Elena Fiorini - Non è un problema privato, è politico, culturale e sociale, con il quale dobbiamo confrontarci ogni giorno: i femminicidi nascono in un substrato dove la donna è vista come un oggetto e, spesso, la pubblicità, i linguaggi usati riportano questa immagine distorta della donna, ponendola in una condizione di inferiorità».
«Lavorare insieme per dare risposte concrete e sempre più puntuali alle donne vittime di violenza - ha continuato Fiorini - Il patto di sussidiarietà un’alleanza forte, che fa sentire le persone al centro dell’azione di una rete pronta a sostenerle, in grado di reagire».
Il patto di sussidiarietà è stato costruito tra le associazioni del terzo settore e le istituzioni del territorio su impulso della legge regionale 42 del 2012. Hanno aderito il Centro per non subire violenza Onlus, C.I.R.S Genova, il Cerchio delle Relazioni “Centro Antiviolenza Mascherona”, L’Aurora, il Centro Antiviolenza Pandora di Mignanego e l’Unione Donne in Italia Genova – Archivio Biblioteca “Margherita Ferro” per costruire un sistema di interventi di prevenzione, informazione, consulenza e sostegno sia delle donne oggetto di violenza di genere, sia dei loro figli.
«E’ un patto fondamentale – ha sottolineato l’assessora Emanuela Fracassi – abbiamo potuto fare parecchio, anche in presenza di ristrettezze economiche determinate dalla crisi. Le sfide future che ci attendono sono migliorare la rete fra le istituzioni e il sistema socio sanitario e predisporre punti di prima accoglienza di emergenza. Il “protocollo rosa”, nato per intercettare la violenza quando le donne arrivano al pronto soccorso ospedaliero, deve fare un ulteriore passo in avanti: occorre informatizzare le cartelle cliniche, perché chi è vittima di violenza non si rivolge sempre allo stesso ospedale».
«Dobbiamo evitare la dispersione - ha spiegato l’assessora regionale Ilaria Cavo - i centri antiviolenza sul territorio dicono che sono stati contattati, nel 2014, da 2262 donne, ma solo 1084 sono andate oltre la prima presa di contatto. Quindi, più di mille non hanno intrapreso nessun percorso di uscita dal problema».
«Su questo dato occorre lavorare - ha proseguito Cavo - perché superare la paura è difficile, tanto più quando sono coinvolti i figli. Ora stiamo assistendo alla nascita di un nuovo tipo di violenza: madri separate da mariti violenti, che ora vengono aggredite dai figli, perché chi vive nella violenza impara quel linguaggio».
La Regione ha stanziato 175 mila euro per finanziare i centri antiviolenza della Liguria – a Genova sono sette – in modo da riuscire a dare, oltre al primo soccorso, anche opportunità di vita futura.
Oltre a offrire aiuto, le associazioni di volontariato sono in prima fila per quanto riguarda la sensibilizzazione nelle scuole, già in quella primaria, in modo da prevenire la nascita di comportamenti devianti. E nei loro interventi, i responsabili delle associazioni hanno raccontato che è accaduto che donne vittime di violenza siano state convinte dalle figlie a ribellarsi.
E la moderna tecnologia aiuta: dopo la firma del protocollo con Asl 3 e Asl 4, che prevede la possibilità di condividere gli accessi ai pronto soccorso di donne curate in “codice rosa”, si è visto che ci sono state 402 pazienti con due accessi e 68 con tre, in ospedali diversi, perché non si può raccontare allo stesso medico di aver, di nuovo, sbattuto contro una porta.
E di cadute dalle scale o di sportelli della cucina urtati per sbaglio ce ne sono veramente pochi.
Sul sito del Comune di Genova, i riferimenti di tutte le associazioni che operano nel patto di sussidiarietà per il contrasto alla violenza di genere,
Cinque i casi in Liguria, uno in più rispetto all’anno precedente, con la nostra regione, per l’Istat, al secondo posto, dopo il Lazio, per la percentuale di donne fra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza almeno una volta nella vita: 37,6 per cento.
Un problema grave e dalle molteplici sfaccettature: il coinvolgimento dei figli e delle famiglie d’origine, che spesso non riescono a intervenire, la crisi economica e la mancanza di lavoro che lascia le donne senza reddito e quindi in una situazione di dipendenza economica, per citarne alcuni.
Mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è stata l’occasione per fare il punto su quanto fatto finora dalla rete di aiuto locale e dalle istituzioni per aiutare le donne vittime di violenza con l’incontro, a Palazzo Tursi, dal titolo Una rete contro la violenza, riflessioni e prospettive.
Presenti le organizzazioni del volontariato, le assessore comunali alla Legalità e Diritti e Pari Opportunità Elena Fiorini, alle Politiche Socio Sanitarie Emanuela Fracassi e Ilaria Cavo, assessora Pari Opportunità della Liguria.
«Il sostegno alle donne vittime di violenza è doveroso, questo è un percorso che come Comune di Genova stiamo portando avanti con tutta le rete del volontariato e con la Regione Liguria - ha detto Elena Fiorini - Non è un problema privato, è politico, culturale e sociale, con il quale dobbiamo confrontarci ogni giorno: i femminicidi nascono in un substrato dove la donna è vista come un oggetto e, spesso, la pubblicità, i linguaggi usati riportano questa immagine distorta della donna, ponendola in una condizione di inferiorità».
«Lavorare insieme per dare risposte concrete e sempre più puntuali alle donne vittime di violenza - ha continuato Fiorini - Il patto di sussidiarietà un’alleanza forte, che fa sentire le persone al centro dell’azione di una rete pronta a sostenerle, in grado di reagire».
Il patto di sussidiarietà è stato costruito tra le associazioni del terzo settore e le istituzioni del territorio su impulso della legge regionale 42 del 2012. Hanno aderito il Centro per non subire violenza Onlus, C.I.R.S Genova, il Cerchio delle Relazioni “Centro Antiviolenza Mascherona”, L’Aurora, il Centro Antiviolenza Pandora di Mignanego e l’Unione Donne in Italia Genova – Archivio Biblioteca “Margherita Ferro” per costruire un sistema di interventi di prevenzione, informazione, consulenza e sostegno sia delle donne oggetto di violenza di genere, sia dei loro figli.
«E’ un patto fondamentale – ha sottolineato l’assessora Emanuela Fracassi – abbiamo potuto fare parecchio, anche in presenza di ristrettezze economiche determinate dalla crisi. Le sfide future che ci attendono sono migliorare la rete fra le istituzioni e il sistema socio sanitario e predisporre punti di prima accoglienza di emergenza. Il “protocollo rosa”, nato per intercettare la violenza quando le donne arrivano al pronto soccorso ospedaliero, deve fare un ulteriore passo in avanti: occorre informatizzare le cartelle cliniche, perché chi è vittima di violenza non si rivolge sempre allo stesso ospedale».
«Dobbiamo evitare la dispersione - ha spiegato l’assessora regionale Ilaria Cavo - i centri antiviolenza sul territorio dicono che sono stati contattati, nel 2014, da 2262 donne, ma solo 1084 sono andate oltre la prima presa di contatto. Quindi, più di mille non hanno intrapreso nessun percorso di uscita dal problema».
«Su questo dato occorre lavorare - ha proseguito Cavo - perché superare la paura è difficile, tanto più quando sono coinvolti i figli. Ora stiamo assistendo alla nascita di un nuovo tipo di violenza: madri separate da mariti violenti, che ora vengono aggredite dai figli, perché chi vive nella violenza impara quel linguaggio».
La Regione ha stanziato 175 mila euro per finanziare i centri antiviolenza della Liguria – a Genova sono sette – in modo da riuscire a dare, oltre al primo soccorso, anche opportunità di vita futura.
Oltre a offrire aiuto, le associazioni di volontariato sono in prima fila per quanto riguarda la sensibilizzazione nelle scuole, già in quella primaria, in modo da prevenire la nascita di comportamenti devianti. E nei loro interventi, i responsabili delle associazioni hanno raccontato che è accaduto che donne vittime di violenza siano state convinte dalle figlie a ribellarsi.
E la moderna tecnologia aiuta: dopo la firma del protocollo con Asl 3 e Asl 4, che prevede la possibilità di condividere gli accessi ai pronto soccorso di donne curate in “codice rosa”, si è visto che ci sono state 402 pazienti con due accessi e 68 con tre, in ospedali diversi, perché non si può raccontare allo stesso medico di aver, di nuovo, sbattuto contro una porta.
E di cadute dalle scale o di sportelli della cucina urtati per sbaglio ce ne sono veramente pochi.
Sul sito del Comune di Genova, i riferimenti di tutte le associazioni che operano nel patto di sussidiarietà per il contrasto alla violenza di genere,