L’obiettivo è quello di restituire al quartiere questo spazio. Così il sindaco Marco Doria al dibattito sul futuro della caserma Gavoglio, primo seminario del percorso di partecipazione, che si è tenuto ieri sera, 8 maggio, presso la Parrocchia San Giuseppe, presenti il vice sindaco Stefano Bernini, l’assessore allo sviluppo economico Emanuele Piazza, il presidente del Municipio Centro Est, Simone Leoncini, la Soprintendenza, la società regionale di assistenza tecnica Ire, gli uffici comunali urbanistica e partecipazione. Il complesso della caserma Gavoglio, che occupa 60.000 metri quadrati di superficie, è uno dei beni che il Comune dovrebbe acquisire grazie al federalismo demaniale-culturale varato dal Governo.
Che in parole povere significa entrare in possesso in tempi rapidi e gratis di un complesso immobiliare del Demanio, abbandonato o poco utilizzato (cosa quasi impossibile sino a qualche tempo fa). La presentazione di un programma di valorizzazione è l’unica condizione a cui sottostare. Senza un progetto, però, nel giro di tre anni il bene torna allo Stato.
E il Comune sta già lavorando in questa direzione: ha modificato il Puc, che prevedeva un aumento dei volumi edificabili, e chiesto ai cittadini di partecipare al progetto di valorizzazione. Tra chi auspica demolizioni e chi nuove costruzioni una cosa è certa, si tratta di un recupero di spazi epocale per il quartiere.
“Ora – ha detto il sindaco – questo desiderio può essere più vicino e concreto, ma si tratta di un percorso che deve rispettare i tempi giusti. Per non commettere errori sono necessari altri approfondimenti tecnici. In particolare lo studio per la sicurezza idrogeologica, dal momento che incombono sul territorio due rivi sotterranei”.
Un quartiere particolarmente vissuto il Lagaccio. Che soffre, come risulta da un’indagine sociologica presentata dagli uffici comunali, di una cronica carenza di spazi e servizi, aggravata, come sottolienato dai cittadini presenti, da tre servitù anacronistiche: l’ex rimessa Sati semi-abbandonata, il palazzo delle Ferrovie , che chiude come una diga la strada e, appunto, la caserma Gavoglio.
La società regionale Ire, da parte sua, ha presentato uno studio approfondito sugli spazi da recuperare, mostrando lo stato di profondo abbandono di un numero considerevole di capannoni e manufatti. Molti recuperabili altri da abbattere e trasformare in spazi verdi.
Il lavoro non manca e gli uffici comunali sono da tempo impegnati in uno studio di fattibilità e ricerca di risorse finanziarie. Particolarmente difficile in tempi di tagli indiscriminati alla finanza locale. Altri aspetti essenziali allo studio: un crono programma, il calcolo dei costi, le fasi successive dei lavori, la messa in sicurezza delle aree.
“Cose non semplici – ha concluso il sindaco – che vanno conosciute prima di iniziare un progetto. Pensiamo alla sicurezza degli spazi utilizzati dai bambini. Sono problemi che chi amministra non può sottovalutare da discutere con i cittadini. Il progetto che preferisco? Quello concretamente possibile”.
Il giorno prima, nel corso di una conferenza stampa, si erano espressi i rappresentanti di “Voglio la Gavoglio” che lottano da anni per la restituzione dell’area al quartiere. Tra gli altri, Enrico Testino, Paola Spagnolli e Salvatore Fraccavento. Due le preoccupazioni espresse da Paola Spagnolli, agronoma e paesaggista, l’effettiva partecipazione al percorso di progettazione da parte della Soprintendenza e il pericolo che, senza un reale confronto, il progetto finale si trasformi in un “prendere o lasciare”.
Intanto il presidente del Municpio Centro Est, Simone Leoncini, ha annunciato che si stanno completando i lavori del piazzale e di parte dell’immobile, da affidare alle associazioni, all’ingresso della caserma. Inaugurazione il 6 giugno con una grande festa.
Che in parole povere significa entrare in possesso in tempi rapidi e gratis di un complesso immobiliare del Demanio, abbandonato o poco utilizzato (cosa quasi impossibile sino a qualche tempo fa). La presentazione di un programma di valorizzazione è l’unica condizione a cui sottostare. Senza un progetto, però, nel giro di tre anni il bene torna allo Stato.
E il Comune sta già lavorando in questa direzione: ha modificato il Puc, che prevedeva un aumento dei volumi edificabili, e chiesto ai cittadini di partecipare al progetto di valorizzazione. Tra chi auspica demolizioni e chi nuove costruzioni una cosa è certa, si tratta di un recupero di spazi epocale per il quartiere.
“Ora – ha detto il sindaco – questo desiderio può essere più vicino e concreto, ma si tratta di un percorso che deve rispettare i tempi giusti. Per non commettere errori sono necessari altri approfondimenti tecnici. In particolare lo studio per la sicurezza idrogeologica, dal momento che incombono sul territorio due rivi sotterranei”.
Un quartiere particolarmente vissuto il Lagaccio. Che soffre, come risulta da un’indagine sociologica presentata dagli uffici comunali, di una cronica carenza di spazi e servizi, aggravata, come sottolienato dai cittadini presenti, da tre servitù anacronistiche: l’ex rimessa Sati semi-abbandonata, il palazzo delle Ferrovie , che chiude come una diga la strada e, appunto, la caserma Gavoglio.
La società regionale Ire, da parte sua, ha presentato uno studio approfondito sugli spazi da recuperare, mostrando lo stato di profondo abbandono di un numero considerevole di capannoni e manufatti. Molti recuperabili altri da abbattere e trasformare in spazi verdi.
Il lavoro non manca e gli uffici comunali sono da tempo impegnati in uno studio di fattibilità e ricerca di risorse finanziarie. Particolarmente difficile in tempi di tagli indiscriminati alla finanza locale. Altri aspetti essenziali allo studio: un crono programma, il calcolo dei costi, le fasi successive dei lavori, la messa in sicurezza delle aree.
“Cose non semplici – ha concluso il sindaco – che vanno conosciute prima di iniziare un progetto. Pensiamo alla sicurezza degli spazi utilizzati dai bambini. Sono problemi che chi amministra non può sottovalutare da discutere con i cittadini. Il progetto che preferisco? Quello concretamente possibile”.
Il giorno prima, nel corso di una conferenza stampa, si erano espressi i rappresentanti di “Voglio la Gavoglio” che lottano da anni per la restituzione dell’area al quartiere. Tra gli altri, Enrico Testino, Paola Spagnolli e Salvatore Fraccavento. Due le preoccupazioni espresse da Paola Spagnolli, agronoma e paesaggista, l’effettiva partecipazione al percorso di progettazione da parte della Soprintendenza e il pericolo che, senza un reale confronto, il progetto finale si trasformi in un “prendere o lasciare”.
Intanto il presidente del Municpio Centro Est, Simone Leoncini, ha annunciato che si stanno completando i lavori del piazzale e di parte dell’immobile, da affidare alle associazioni, all’ingresso della caserma. Inaugurazione il 6 giugno con una grande festa.