Chi impedisce al Consiglio comunale di svolgere la sua funzione, chi lo interrompe con grida e insulti, chi finge di invocare risposte dal Sindaco che poi non ascolta, chi in definitiva costringe l’assemblea democraticamente eletta a chiudere le porte per poter svolgere i lavori, si assume una pesante responsabilità e non può scaricarla su altri. Impedire sistematicamente e in modo organizzato i lavori del Consiglio comunale, proclamando che “di consigli comunali” da interrompere “ce ne sono tanti”, è un comportamento antidemocratico che nessuno può giustificare come protesta sindacale e neppure come caso isolato sfuggito di mano.
La volontà di interrompere i lavori del Consiglio era programmata e preannunciata.
Ieri i sindacati di categoria Amt avevano convocato un’assemblea sindacale retribuita in un locale che è proprietà del Comune di Genova, vicinissimo a Palazzo Tursi, notoriamente inagibile e neppure chiesto in uso: l’obiettivo vero era l’aula consiliare. L’unica possibilità per evitare il blocco del Consiglio comunale è stata quella di svolgerlo a porte chiuse, assicurando la diretta tv e lo streaming sul sito del Comune. Così, infatti, ha deciso la conferenza dei capigruppo, a larga maggioranza e non certo a cuor leggero.
Il diritto all’azione sindacale è sacrosanto ma il funzionamento delle assemblee elettive lo è altrettanto.
Per quanto riguarda il merito della vertenza, l’Amministrazione comunale ribadisce di aver dimostrato con i fatti la massima disponibilità all’apertura di un negoziato, avendo accolto la richiesta dei sindacati di revocare la disdetta dell’integrativo.
L’atteggiamento delle organizzazioni sindacali che, malgrado la revoca della disdetta, intendono disertare il tavolo della trattativa, è assurdamente dilatorio.
Purtroppo la realtà dei conti non muta e la necessità di mantenere in equilibrio il bilancio di Amt, senza gravare ulteriormente sui genovesi, resta inalterata.
L’Amministrazione comunale non lascerà fallire la sua azienda e non ha intenzione di bruciare posti di lavoro.
Proprio per questo, prima o poi, tutti dovranno affrontare la situazione per quella che è, senza pregiudiziali, ricercando le soluzioni migliori attraverso un corretto confronto sindacale.
Sarebbe bene farlo rapidamente, nell’interesse della città e degli stessi lavoratori.
La volontà di interrompere i lavori del Consiglio era programmata e preannunciata.
Ieri i sindacati di categoria Amt avevano convocato un’assemblea sindacale retribuita in un locale che è proprietà del Comune di Genova, vicinissimo a Palazzo Tursi, notoriamente inagibile e neppure chiesto in uso: l’obiettivo vero era l’aula consiliare. L’unica possibilità per evitare il blocco del Consiglio comunale è stata quella di svolgerlo a porte chiuse, assicurando la diretta tv e lo streaming sul sito del Comune. Così, infatti, ha deciso la conferenza dei capigruppo, a larga maggioranza e non certo a cuor leggero.
Il diritto all’azione sindacale è sacrosanto ma il funzionamento delle assemblee elettive lo è altrettanto.
Per quanto riguarda il merito della vertenza, l’Amministrazione comunale ribadisce di aver dimostrato con i fatti la massima disponibilità all’apertura di un negoziato, avendo accolto la richiesta dei sindacati di revocare la disdetta dell’integrativo.
L’atteggiamento delle organizzazioni sindacali che, malgrado la revoca della disdetta, intendono disertare il tavolo della trattativa, è assurdamente dilatorio.
Purtroppo la realtà dei conti non muta e la necessità di mantenere in equilibrio il bilancio di Amt, senza gravare ulteriormente sui genovesi, resta inalterata.
L’Amministrazione comunale non lascerà fallire la sua azienda e non ha intenzione di bruciare posti di lavoro.
Proprio per questo, prima o poi, tutti dovranno affrontare la situazione per quella che è, senza pregiudiziali, ricercando le soluzioni migliori attraverso un corretto confronto sindacale.
Sarebbe bene farlo rapidamente, nell’interesse della città e degli stessi lavoratori.