Il 10 febbraio è un "giorno della memoria" per il nostro Paese. Serve a non dimenticare le migliaia di nostri concitadini uccisi dalle truppe di Tito all'indomani del secondo conflitto mondiale. Vittime di una operazione di "pulizia etnica". La loro fine fu atroce. Rapiti, fucilati e gettati - in alcuni casi ancora agonizzanti - in cavità del terreno carsico profonde centinaia di metri. Si pensa che in queste fratture della roccia trovarono la morte non meno di 15 mila individui.
Un "olocausto" che è stato commemorato oggi nel corso del Consiglio Comunale dal sindaco Marta Vincenzi. "Si deve dire grazie al presidente Napolitano - ha detto - per aver voluto, con la sua autorevolezza politica e istituzionale, restituire definitivamente all'esodo e alle foibe quella dignità storica e morale che per troppi anni è stata negata".
Nel ' 47, con il trattato di Parigi che assegna alla Jugoslavia le province di Pola, Fiume, Zara e parte dei territori di Trieste e Gorizia, si registrò l' ondata di maggiore esodo delle popolazioni istriane terrorizzate verso il territorio nazionale. Si stima che 35 mila italiani lasciarono case e terre il 10 febbraio, giorno in cui cade l' anniversario della firma del trattato di Parigi, e che è diventata la giornata della memoria dedicata alle vittime delle foibe. In cinquemila trovarono accoglienza nella nostra città. "Genova non ha mai perso il ricordo delle foibe. Il comune ha sempre collaborato - ha commentato il sindaco - con l'associazione degli esuli istriani".
Il sindaco ha ammesso che non vi è mai stata una presa di posizione su questo tema da parte del Consiglio Comunale, ma ha decisamente negato che l'Amministrazione non abbia fatto nulla per ricordare le Foibe. "L'anno scorso al Ducale - ha commentato - si è tenuta una mostra interattiva sull'esodo giulano dalmata intitolata "Confini", realizzata in collaborazione con il Comune. Negli ultimi anni alla tragedia delle Foibe sono stati dedicati giardini pubblici a Pegli e Staglieno".
In questi giorni la Regione Liguria ha organizzato una manifestazione per il giorno del ricordo alla quale parteciperà l'amministrazione comunale. "Non solo non abbiamo dimenticato - ha concluso il sindaco - ma lottiamo per costruire una memoria che sia tale, che rappresenti cioè una precondizione affinchè ogni vicenda umana possa essere conosciuta e rispettata".
Un "olocausto" che è stato commemorato oggi nel corso del Consiglio Comunale dal sindaco Marta Vincenzi. "Si deve dire grazie al presidente Napolitano - ha detto - per aver voluto, con la sua autorevolezza politica e istituzionale, restituire definitivamente all'esodo e alle foibe quella dignità storica e morale che per troppi anni è stata negata".
Nel ' 47, con il trattato di Parigi che assegna alla Jugoslavia le province di Pola, Fiume, Zara e parte dei territori di Trieste e Gorizia, si registrò l' ondata di maggiore esodo delle popolazioni istriane terrorizzate verso il territorio nazionale. Si stima che 35 mila italiani lasciarono case e terre il 10 febbraio, giorno in cui cade l' anniversario della firma del trattato di Parigi, e che è diventata la giornata della memoria dedicata alle vittime delle foibe. In cinquemila trovarono accoglienza nella nostra città. "Genova non ha mai perso il ricordo delle foibe. Il comune ha sempre collaborato - ha commentato il sindaco - con l'associazione degli esuli istriani".
Il sindaco ha ammesso che non vi è mai stata una presa di posizione su questo tema da parte del Consiglio Comunale, ma ha decisamente negato che l'Amministrazione non abbia fatto nulla per ricordare le Foibe. "L'anno scorso al Ducale - ha commentato - si è tenuta una mostra interattiva sull'esodo giulano dalmata intitolata "Confini", realizzata in collaborazione con il Comune. Negli ultimi anni alla tragedia delle Foibe sono stati dedicati giardini pubblici a Pegli e Staglieno".
In questi giorni la Regione Liguria ha organizzato una manifestazione per il giorno del ricordo alla quale parteciperà l'amministrazione comunale. "Non solo non abbiamo dimenticato - ha concluso il sindaco - ma lottiamo per costruire una memoria che sia tale, che rappresenti cioè una precondizione affinchè ogni vicenda umana possa essere conosciuta e rispettata".