Un bilancio «obbligato, serio, non demagogico». Lo ha definito così il sindaco Marco Doria, nell'affollatissima conferenza stampa pomeridiana a Tursi, dopo un'illustrazione dettagliata di oltre 40 minuti, quasi voce per voce. Lo strumento finanziario del Comune, spiegato in giunta ai presidenti dei Municipi dall'assessore alle Finanze Francesco Miceli e martedì prossimo al primo esame del Consiglio Comunale, alla voce delle uscite porta la cifra di 886 milioni di euro. Ed è questa la posta da coprire per uscire in pari, come impone la legge.
Il primo cittadino, che si è presentato davanti ai giornalisti con il vicesindaco Stefano Bernini e gli assessori Miceli, appunto, e Francesco Oddone, Carla Sibilla, Elena Fiorini ed Isabella Lanzone, ha letto nei particolari le voci prima delle spese. Specificando che sono di due tipi: uno “rigido”, incomprimibile, che ammonta a 780 milioni, e l'altro di 106 milioni destinato ai servizi, anche questo però, per “scelta politica”, non riducibile perché colpirebbe i diritti dei cittadini.
Come reperire le entrate?
L'attenzione si è concentrata, naturalmente, sulla voce più di attualità: l'Imu, ovvero l'imposta municipale unica che ha sostituito l'Ici e che vede i Comuni nel ruolo di esattori per conto dello Stato, che lascia loro la possibilità - riscossa l'aliquota base fissata per legge al 4 per mille per le prime abitazioni e al 7,6 per le seconde e per gli altri fabbricati - di riscuotere quote aggiuntive. Per far quadrare il bilancio, la giunta comunale ha deciso di portare al 5 per mille la prima aliquota e al 10,6 la seconda. Con queste modalità di riscossione: entro il 18 giugno ognuno paga l'aliquota di base (ovvero, fatti i dovuti calcoli catastali) il 4 e il 7,6 per mille e in dicembre verserà il conguaglio secondo quanto stabilità dal Comune. Ma attenzione: le cifre potrebbero cambiare perché la verifica del gettito atteso o eventuali cambiamenti potrebbero far modificare le aliquote.
Nel corso della conferenza stampa sono state ricordate le norme che regolano il pagamento dell’Imu: la normativa prevede una detrazione fissa per ogni casa di 200 euro, più 50 euro per ogni figlio residente minore di 26 anni, per un massimo di 8 figli. Il tetto massimo consentito per la detrazione è, quindi, di 600 euro.
Sempre sul fronte delle agevolazioni, sono assimilate alla prima casa (4 per mille) le abitazioni di anziani non residenti in case di riposo o affini; quelle di chi si trova all'estero per lavoro (entrambe purché non date in affitto). Non subiscono alcun aumento rispetto all'aliquota di base (7,6 per mille) gli alloggi ex Iacp, quelli di cooperative edilizie di proprietà indivisa e anche gli appartamenti affittati a canone concordato.
Tutto quello che viene ricavato da questa manovra, calcolata sulle aliquote base, viene incassato dallo Stato: per il 2012, quindi, l’amministrazione comunale, in regime di aliquote base, non incassa nulla.
La norma emanata dal governo prevede la possibilità per i Comuni di variare le aliquote, o in positivo o in negativo, di due punti percentuali per quanto riguarda le prime case, e di tre punti per tutti gli altri fabbricati. Il vincolo, però è che la stessa amministrazione, in caso di riduzione, provveda a versare allo Stato il rimanente del totale calcolato con le aliquote base. In altre parole, quello che non viene pagato dai proprietari delle case, lo deve versare il Comune, perché quei soldi sono già considerati dello Stato. Lo stesso vale per le detrazioni, che possono essere alzate, a patto che il Comune colmi la differenza rispetto alla quota calcolata dal governo.
Il gettito complessivo dell'Imu per il Comune grazie all'aumento di 1 punto sulla prima casa e di 3 punti sulla seconda e sugli altri fabbricati, dovrebbe portare risorse complessive per un centinaio di milioni di euro. Una manovra obbligata, ha spiegato Doria, altrimenti non c'erano altre strade per chiudere i conti.
Nel primo capitolo di spese (quelle “rigide”), ha spiegato il sindaco, rientrano fra le principali quelle per il Personale («che sono a un livello non certo elevato») per 233,843 milioni; il Servizio prestiti per 128 (50,170 in quota interessi e 78,114 in quota capitale); 109 per il servizio Amiu, coperto dalla Tia, la tassa sui rifiuti; un centinaio di milioni (esattamente 111.668) per l'Amt, a cui va una quota di 67,9 milioni del contributo dalla Regione Liguria per il trasporto pubblico.
Fra le spese relative ai servizi, che per decisione della giunta non saranno compresse (106 milioni di euro), 37,5 milioni sono destinati ai servizi sociali, 31,3 alla scuola (che insieme rappresentano i due terzi della somma messa a bilancio, ovvero quasi 70 milioni) e il resto è il plafond distribuito fra tutti gli altri assessorati, all'insegna del massimo risparmio (per fare un esempio basta auto di servizio, stop alla convenzione con i taxi per assessori e dirigenti e tagli di tutte le spese non necessarie in tutti i settori - perfino il cappuccino durante le giunte di prima mattina - e avvio di un'indagine per tagliare gli affitti passivi, cioè quelli pagati a terzi, recuperando il patrimonio comunale per i bisogni di spazi).
Ma come reperire tutte le risorse necessarie per portare il bilancio in pari?
Sottolineando che si tratta di un documento di emergenza (la giunta si è insediata a fine maggio, il Consiglio da appena due giorni, Genova e tutto il Paese versano in una crisi economica gravissima) e che sarà necessario fare azioni di prospettiva, il sindaco ha sottolineato che il Comune soffre innanzitutto di mancate entrate per 42 milioni derivanti dalla manovra Tremonti del 2010 (meno 19 milioni di trasferimenti), dal decreto SalvaItalia di Monti di fine 2012 (-19 milioni) e di altri 4 milioni dovuti ad ulteriori tagli per diversi motivi fatti dal governo (come ad esempio la riduzione dei consiglieri comunali...) e che il reperimento delle risorse è state ipotizzato seguendo le normali vie a disposizione dell'amministrazione comunale. Tenendo conto che già alcune azioni erano state avviate dalla passata amministrazione, come l'aumento dell'addizionale Irpef, l'introduzione della tassa di soggiorno e tagli alle spese che si aggiungono a quelle già introdotte dall'attuale giunta..
Leggendo le schema di documento, quattro risultano le voci delle entrate: quelle tributarie (per oltre 570,600 milioni di euro), le extratributarie (oltre 174 milioni di euro), i trasferimenti (per quasi 93 milioni e 700 mila euro), e altre voci (circa 44 milioni).
Lo scenario in cui ci muoviamo, aveva esordito il sindaco, è che ai Comuni vengono imposti sacrifici enormi mentre a livello centrale non vengono tagliate le spese della politica e quelle militari; che manca un vero federalismo fiscale perché ai Comuni viene imposto di riscuotere imposte ma per conto dello Stato; che esiste una larga fetta di evasione fiscale che ricade su chi le tasse le paga. Per quanto riguarda i poteri dell'amministrazione Comunale - questo Doria lo aveva ribadito davanti al Consiglio - saranno messi in atto tutti gli strumenti per combattere il fenomeno e l'impegno è anche quello di fornire alla cittadinanza tutti i servizi necessari: da qui la volontà di non comprimere la spesa, anche perché la scelta politica è di tutelare gli interessi delle fasce deboli ma anche di contribuire a rendere civile il Paese. Scelte - soprattutto quelle sull'Imu - quindi assolitamente necessarie. Ma anche in linea con quelle effettuate in altre grandi città italiane: le stesse aliquote di Genova sono state decise, per prime e seconde case anche da Roma e Napoli; mentre per quanto riguarda la prima casa Torino è andata al 5,5, Parma al 6 (entrambe 10,6 sulla seconda casa e gli altri fabbricati) mentre Palermo al 4,8 per la prima e al 9,6 per la seconda e gli altri fabbricati.
Il primo cittadino, che si è presentato davanti ai giornalisti con il vicesindaco Stefano Bernini e gli assessori Miceli, appunto, e Francesco Oddone, Carla Sibilla, Elena Fiorini ed Isabella Lanzone, ha letto nei particolari le voci prima delle spese. Specificando che sono di due tipi: uno “rigido”, incomprimibile, che ammonta a 780 milioni, e l'altro di 106 milioni destinato ai servizi, anche questo però, per “scelta politica”, non riducibile perché colpirebbe i diritti dei cittadini.
Come reperire le entrate?
L'attenzione si è concentrata, naturalmente, sulla voce più di attualità: l'Imu, ovvero l'imposta municipale unica che ha sostituito l'Ici e che vede i Comuni nel ruolo di esattori per conto dello Stato, che lascia loro la possibilità - riscossa l'aliquota base fissata per legge al 4 per mille per le prime abitazioni e al 7,6 per le seconde e per gli altri fabbricati - di riscuotere quote aggiuntive. Per far quadrare il bilancio, la giunta comunale ha deciso di portare al 5 per mille la prima aliquota e al 10,6 la seconda. Con queste modalità di riscossione: entro il 18 giugno ognuno paga l'aliquota di base (ovvero, fatti i dovuti calcoli catastali) il 4 e il 7,6 per mille e in dicembre verserà il conguaglio secondo quanto stabilità dal Comune. Ma attenzione: le cifre potrebbero cambiare perché la verifica del gettito atteso o eventuali cambiamenti potrebbero far modificare le aliquote.
Nel corso della conferenza stampa sono state ricordate le norme che regolano il pagamento dell’Imu: la normativa prevede una detrazione fissa per ogni casa di 200 euro, più 50 euro per ogni figlio residente minore di 26 anni, per un massimo di 8 figli. Il tetto massimo consentito per la detrazione è, quindi, di 600 euro.
Sempre sul fronte delle agevolazioni, sono assimilate alla prima casa (4 per mille) le abitazioni di anziani non residenti in case di riposo o affini; quelle di chi si trova all'estero per lavoro (entrambe purché non date in affitto). Non subiscono alcun aumento rispetto all'aliquota di base (7,6 per mille) gli alloggi ex Iacp, quelli di cooperative edilizie di proprietà indivisa e anche gli appartamenti affittati a canone concordato.
Tutto quello che viene ricavato da questa manovra, calcolata sulle aliquote base, viene incassato dallo Stato: per il 2012, quindi, l’amministrazione comunale, in regime di aliquote base, non incassa nulla.
La norma emanata dal governo prevede la possibilità per i Comuni di variare le aliquote, o in positivo o in negativo, di due punti percentuali per quanto riguarda le prime case, e di tre punti per tutti gli altri fabbricati. Il vincolo, però è che la stessa amministrazione, in caso di riduzione, provveda a versare allo Stato il rimanente del totale calcolato con le aliquote base. In altre parole, quello che non viene pagato dai proprietari delle case, lo deve versare il Comune, perché quei soldi sono già considerati dello Stato. Lo stesso vale per le detrazioni, che possono essere alzate, a patto che il Comune colmi la differenza rispetto alla quota calcolata dal governo.
Il gettito complessivo dell'Imu per il Comune grazie all'aumento di 1 punto sulla prima casa e di 3 punti sulla seconda e sugli altri fabbricati, dovrebbe portare risorse complessive per un centinaio di milioni di euro. Una manovra obbligata, ha spiegato Doria, altrimenti non c'erano altre strade per chiudere i conti.
Nel primo capitolo di spese (quelle “rigide”), ha spiegato il sindaco, rientrano fra le principali quelle per il Personale («che sono a un livello non certo elevato») per 233,843 milioni; il Servizio prestiti per 128 (50,170 in quota interessi e 78,114 in quota capitale); 109 per il servizio Amiu, coperto dalla Tia, la tassa sui rifiuti; un centinaio di milioni (esattamente 111.668) per l'Amt, a cui va una quota di 67,9 milioni del contributo dalla Regione Liguria per il trasporto pubblico.
Fra le spese relative ai servizi, che per decisione della giunta non saranno compresse (106 milioni di euro), 37,5 milioni sono destinati ai servizi sociali, 31,3 alla scuola (che insieme rappresentano i due terzi della somma messa a bilancio, ovvero quasi 70 milioni) e il resto è il plafond distribuito fra tutti gli altri assessorati, all'insegna del massimo risparmio (per fare un esempio basta auto di servizio, stop alla convenzione con i taxi per assessori e dirigenti e tagli di tutte le spese non necessarie in tutti i settori - perfino il cappuccino durante le giunte di prima mattina - e avvio di un'indagine per tagliare gli affitti passivi, cioè quelli pagati a terzi, recuperando il patrimonio comunale per i bisogni di spazi).
Ma come reperire tutte le risorse necessarie per portare il bilancio in pari?
Sottolineando che si tratta di un documento di emergenza (la giunta si è insediata a fine maggio, il Consiglio da appena due giorni, Genova e tutto il Paese versano in una crisi economica gravissima) e che sarà necessario fare azioni di prospettiva, il sindaco ha sottolineato che il Comune soffre innanzitutto di mancate entrate per 42 milioni derivanti dalla manovra Tremonti del 2010 (meno 19 milioni di trasferimenti), dal decreto SalvaItalia di Monti di fine 2012 (-19 milioni) e di altri 4 milioni dovuti ad ulteriori tagli per diversi motivi fatti dal governo (come ad esempio la riduzione dei consiglieri comunali...) e che il reperimento delle risorse è state ipotizzato seguendo le normali vie a disposizione dell'amministrazione comunale. Tenendo conto che già alcune azioni erano state avviate dalla passata amministrazione, come l'aumento dell'addizionale Irpef, l'introduzione della tassa di soggiorno e tagli alle spese che si aggiungono a quelle già introdotte dall'attuale giunta..
Leggendo le schema di documento, quattro risultano le voci delle entrate: quelle tributarie (per oltre 570,600 milioni di euro), le extratributarie (oltre 174 milioni di euro), i trasferimenti (per quasi 93 milioni e 700 mila euro), e altre voci (circa 44 milioni).
Lo scenario in cui ci muoviamo, aveva esordito il sindaco, è che ai Comuni vengono imposti sacrifici enormi mentre a livello centrale non vengono tagliate le spese della politica e quelle militari; che manca un vero federalismo fiscale perché ai Comuni viene imposto di riscuotere imposte ma per conto dello Stato; che esiste una larga fetta di evasione fiscale che ricade su chi le tasse le paga. Per quanto riguarda i poteri dell'amministrazione Comunale - questo Doria lo aveva ribadito davanti al Consiglio - saranno messi in atto tutti gli strumenti per combattere il fenomeno e l'impegno è anche quello di fornire alla cittadinanza tutti i servizi necessari: da qui la volontà di non comprimere la spesa, anche perché la scelta politica è di tutelare gli interessi delle fasce deboli ma anche di contribuire a rendere civile il Paese. Scelte - soprattutto quelle sull'Imu - quindi assolitamente necessarie. Ma anche in linea con quelle effettuate in altre grandi città italiane: le stesse aliquote di Genova sono state decise, per prime e seconde case anche da Roma e Napoli; mentre per quanto riguarda la prima casa Torino è andata al 5,5, Parma al 6 (entrambe 10,6 sulla seconda casa e gli altri fabbricati) mentre Palermo al 4,8 per la prima e al 9,6 per la seconda e gli altri fabbricati.