Comune e Questura insieme
Per i diritti degli immigrati

Sottoscritto oggi il protocollo operativo per l’istituzione di un coordinamento permanente sui temi dell’immigrazione. Nel rispetto della legge e nell’interesse dei cittadini stranieri, si cercheranno soluzioni per casi particolari

Foto di Francesca Puddu
«La collaborazione tra funzionari del Comune e della Questura c’era già – afferma Marco Allegretti, il Dirigente dell’Ufficio Immigrazione – ma firmare un protocollo significa impegnare gli enti a una collaborazione anche futura, che più avanti, quando le persone saranno cambiate, sarà mantenuta ».
Per l’assessore Roberta Papi, firmataria a nome del Comune, l’esperienza genovese, che oggi acquisisce un maggior valore, «rappresenta una svolta culturale, in Italia, nella relazione tra enti con compiti istituzionali diversi, come nel caso della Questura, che vigila sul rispetto delle leggi, e del servizio sociale del Comune, che si occupa delle persone, che le accoglie».

Le leggi enunciano principi generali che si possono applicare senza problemi a quasi tutta la popolazione, ma la vita delle persone, specialmente se in condizioni particolari come, spesso, gli immigrati, non collima agevolmente con il reticolo delle normative. È necessario, perché l’applicazione della norma non costituisca in alcuni casi un’ingiustizia di fatto, guardare più nel dettaglio e cercare, nel rispetto del diritto, procedure più adeguate.
L’ispirazione alla base dell’accordo di oggi è perciò questa: cercare le soluzioni, entro i limiti di legge, che possano aiutare le persone straniere a far valere i propri diritti.

Si costituisce perciò ufficialmente un “tavolo di coordinamento permanente sui temi dell’immigrazione” che si riunirà con cadenza bimestrale, con ordini del giorno stabiliti di volta in volta secondo le necessità. La stessa composizione del tavolo è variabile: per affrontare questioni organizzative saranno presenti i dirigenti, mentre del dettaglio dell’intervento tecnico discuteranno gli operatori.
L’azione concreta è uno degli obiettivi; non sorprende perciò che la struttura sia elastica, adattabile alle esigenze che si presenteranno di volta in volta. La rapidità dello scambio di informazioni, in una situazione in cui lo stesso quadro normativo è quanto mai mutevole, è un altro scopo del tavolo, come la ricerca di procedure e di forme di collaborazione sempre più adeguate ed efficaci.

Il ruolo del Comune di Genova, nella partita dell’immigrazione, è di estrema importanza. Basti pensare che una su quattro persone che si rivolgono agli sportelli del servizio sociale non è italiana, come non lo è una su cinque di quelle assistite, e che a fine 2010 risultavano quasi quarantacinquemila stranieri non comunitari a Genova, cioè il sette per cento della popolazione. Sono numeri importanti che rendono necessario un intervento flessibile perché altrimenti sarebbe forte, per esempio, il rischio di emarginazione di persone che non riuscissero, pur avendone teoricamente il diritto, a ottenere il permesso di soggiorno.
C’è poi, non meno importante, un ruolo di coordinamento e di mediazione che l’ente ha assunto nel corso degli anni. Molte istituzioni, dalla parrocchia alla Provincia, dalla Comunità di Sant’Egidio all’Arci o al sindacato, si occupano degli stranieri. Il Comune ha rapporti con tutte ed è perciò il soggetto ideale per raccogliere i loro consigli e le loro segnalazioni e per essere, a nome della società genovese, l’interlocutore della Questura nell’interesse delle persone straniere, per favorire il loro inserimento e l’integrazione tra italiani e immigrati.

«È un ulteriore segnale – ribadisce Papi – che Genova, città dei diritti dell’accoglienza e della solidarietà, vuole dare al Paese in un momento in cui troppo spesso il protagonismo di sindaci-sceriffo sembra prevalere».
Genova, 15 febbraio 2012
Ultimo aggiornamento: 15/02/2012
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