Don Ciotti inaugura la bottega della legalità
«La speranza o è di tutti o non è speranza»

Il fondatore di Libera a Genova per tagliare il nastro di “In sciä stradda” che nasce in un locale confiscato alla mafia. L'abbraccio con don Gallo e il rinnovo dell'appuntamento per il 17 marzo

Pomeriggio intenso per il sacerdote della legalità, don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, arrivato a Genova per presentare il suo ultimo libro “La speranza non è in vendita”, per inaugurare la bottega “In sciä stradda”, che nasce in un locale sottratto alla malavita, ma soprattutto per ricordare il grande appuntamento del 17 marzo, quando migliaia di persone giungeranno in città per la XVII Giornata nazionale della memoria e dell’impegno, in ricordo delle vittime di mafia.

«Sono stanco di sentire parlare di legalità - ha detto il sacerdote in un’affollatissima Loggia di Banchi, durante il primo incontro del ciclo “Testimoni Liberi” - in un Paese in cui chi ne parla, spesso è il primo a calpestarla. La legalità è la saldatura indispensabile tra la responsabilità e la giustizia, lo strumento per raggiungere il fine ultimo che è la giustizia stessa».

Il sacerdote, incalzato dagli spunti forniti da Margherita Rubino e Nando Dalla Chiesa, è un fiume in piena quando punta il dito contro i "corruttori della speranza". «In Italia per lotterie e gioco d’azzardo si spendono 76 miliardi di euro, con un giro d’affari illegali per le mafie di oltre 10 miliardi. Oltre 800 mila persone sono state riconosciute compulsivo-dipendenti da quella che l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito una "malattia sociale". Altri 2 milioni di italiani sono a rischio: eppure, la cure non vengono garantite».

Don Ciotti sintetizza così il suo concetto di speranza: «La speranza o è di tutti o non è speranza. È vera opportunità che parte dalle piccole cose, dalla forza che ognuno di noi ha nel mettersi davvero in gioco». Il sacerdote ha proseguito il suo intervento sottolineando che se le mafie si globalizzano e si aprono al mercato internazionale, vuol dire che anche chi le contrasta dovrà varcare le frontiere: «A questo proposito dobbiamo ringraziare tutti i ragazzi che si impegnano per la libertà e anche tutte le scorte che permettono a molte di queste persone di continuare a vivere».

Terminato la presentazione del libro, la folla si è spostata in vico Mele per tagliare il nastro della bottega che sarà gestita dall’associazione “Il pane e le rose”, una costola della Comunità di San Benedetto. A salire sul palco allestito nell’adiacente piazza delle Vigne, anche don Gallo che ha esordito mostrando piena solidarietà a un gruppo di anarchici incrociato qualche minuto prima mentre manifestava il proprio dissenso, tra l’altro, contro la Tav in Val Susa al grido: “No mafia, no Tav. Tutti liberi”. «Questa notte - ha detto don Gallo - alcuni di loro sono stati arrestati, ma perché il parlamentare Cosentino non l’hanno ancora messo in galera?».

Il sacerdote è, poi, tornato sulle parole del confratello: «La vera speranza deve essere propositiva e questa bottega è una della nostre piccole proposte. Avremmo perso volentieri il bando del Comune se qualcun altro, più organizzato di noi, si fosse presentato: ma, purtroppo, siamo stati gli unici. E allora, su le maniche! Perché se il male grida forte, la speranza in un mondo migliore grida ancora più forte. Scendiamo tutti in piazza insieme a Libera il 17 marzo e speriamo che anche il cardinale ogni tanto si faccia vedere nei vicoli».

E della prossima manifestazione ha parlato nuovamente anche don Ciotti: «Arriverà a Genova gente da tutta Europa, in segno di riconoscenza a questa terra, di affetto per le belle cose ci sono qui. Sono tutti coloro che vogliono che la memoria diventi impegno perché, anche qui come ovunque, le mafie sono in agguato e allora è necessario far capire prepotentemente che bisogna fare di più dentro ciascuno di noi, per costruire un Paese libero e credibile».

Naturalmente un pensiero anche alla neonata bottega di vico Mele, in cui si potranno acquistare prodotti di Libera Terra, provenienti e realizzati sui terreni sottratti alle mafie in diverse zone d’Italia, articoli personalizzati con il logo della Comunità di San Benedetto, prodotti cosìdetti a chilometro zero e manufatti provenienti da cooperative di detenuti. «Tutti questi prodotti - ha detto don Ciotti - hanno una vitamina in più che è quella della legalità, della giustizia e della libertà. Olio, pasta, vino che insieme ai nostri sforzi, al nostro impegno, alle nostre energie diventano segni della speranza. Sono tutti prodotti dalla doppia anima, la giustizia e il gusto, l’etica e l’estetica. E sono felice che siano gli amici di don Gallo a gestirlo perché sono testimoni concreti del saldo legame tra il bene e il bello».
Una bottega della legalità, ha ricordato il sacerdote, che anche compimento del sogno di Pio La Torre, che fu ucciso quattro giorni prima che il Parlamento, nel 1982, decretò con legge che cos’è la mafia: «Ma la parte relativa alla confisca dei beni - spiega don Ciotti - non funzionò. Ci volle quel milione di firme che, all’indomani delle stragi di Capaci e via d’Amelio, diede vita a Libera per poter finalmente arrivare alla riconversione ad uso sociale di questi immobili. Il sogno di Pio La Torre si è realizzato anche qui, oggi, in vico Mele».

Sono gli stessi commercianti della Maddalena ha sottolineare il valore aggiunto della nuova Bottega di vico Mele, come Carla Gregori che ha manifestato tutta la sua felicità per la nuova serranda che si sta alzando: «È un’apertura che abbiamo tutti atteso molto a lungo. Questi prodotti sono speciali già di per se stessi ma acquistarli in via Mele è ancora più speciale. Un valore che rende speciale anche tutti noi commercianti della zona e che ci aiuta a dare quella pedata alle mafie che solo noi, con le nostre forze, possiamo e dobbiamo dare».
Genova, 26 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento: 15/03/2012
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