Vittime delle mafie: voce ai parenti
Il ricordo, il dolore, la speranza

L’incontro dei famigliari, al Carlo Felice, è stato uno dei momenti più alti della XVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, organizzata a Genova da Libera e da Avviso Pubblico

Testo Alternativo
Commozione, affetto, sofferenza, il ripercorrere senza pace tragedie immense, che hanno segnato per generazioni la vita di intere famiglie: l’incontro dei famigliari delle vittime di mafia, al Carlo Felice, è stato uno dei momenti più alti della XVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, organizzata a Genova da Libera e da Avviso Pubblico.

L’incontro, che ha preceduto sabato pomeriggio la celebrazione interreligiosa svoltasi in Cattedrale, costituisce tradizionalmente, nei raduni di Libera, un momento di ricordo e riproposta di dolori profondi, che non possono trovare compensazione e purtroppo spesso non hanno avuto giustizia, ma anche la prova di una speranza che rimane più forte della disperazione. Una speranza di giustizia per i propri cari, per cercare di lenire, almeno in parte, ferite che non si possono sanare, ma anche impegno affinchè queste tragedie non si ripetano più, la forte aspirazione ad una società giusta e pacificata dove la violenza e la prevaricazione non possano avere la meglio.

Questi i sentimenti che hanno animato gli interventi dei famigliari delle vittime, dopo l’intenso discorso iniziale di don Luigi Ciotti, che si è soffermato in particolare sulla necessità di mantenere l’appuntamento annuale del 21 marzo, contro i tentativi di spostare la giornata al 23 maggio, come proposto da alcune forze politiche in pratica al solo scopo di toglierne la paternità a Libera.
Particolarmente toccante l’intervento di Placido Rizzotto, nipote omonimo del sindacalista ucciso nel 1948, i cui resti sono stati ritrovati recentemente, ripartendo dalle indagini fatte a suo tempo dall’allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Rizzotto ha fatto sapere, fra l’altro, che le spoglie del nonno verranno onorate con funerali di Stato.

Straziante la testimonianza di Giovanni Gabriele, padre di Domenico, bimbo di 11 anni ucciso nel 2009 in un campo di calcio per errore, nel corso di un regolamento di conti. “Basta dire che mio figlio si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato – ha urlato al microfono – il posto era quello giusto, per un bambino della sua età che voleva solo giocare al pallone. Gli assassini erano  nel posto sbagliato”.

E poi ancora gli interventi di Paolo Marcone, padre di Francesco, direttore dell’ufficio delle imposte del registro di Foggia, assassinato nel 1996; Gianluca Manca, fratello del medico Attilio Manca, ucciso nel 2004; Vito Marchitelli, padre di  Gaetano, 15 anni, ucciso per errore nel 2003 mentre lavorava in pizzeria, durante una sparatoria di mafia; Serena Simonetta Lamberti, sorella di Simonetta, uccisa a 12 anni in un attentato al padre; Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che ha accusato le pesanti reticenze del Vaticano in merito alla sparizione della sorella; Benni Calasanzio Borsellino, nipote di Paolo e Giuseppe Borsellino, imprenditori siciliani uccisi nel 1992.
Sono intervenuti anche i rappresentanti di Libera Internazionale. Carlos Cruz, messicano, ha raccontato che ha cominciato a spacciare cocaina a 6 anni, a 13 anni era capo di una banda giovanile, a 17 anni erano sopravvissuti solo in 3, e poi ha deciso di cambiare vita, sfidando la mafia dei narcotrafficanti che ha tentato ogni violenza contro di lui per ricondurlo al loro volere. E Claudia Quinonez, del Guatemala, prostituta a 9 anni, una folle storia di violenza e soprusi.

Il clima di commossa e intensa partecipazione è proseguito in serata, sempre al Carlo Felice, con la prima assoluta della riduzione teatrale de “Le ribelli”, il libro pubblicato da Nando dalla Chiesa nel 2006, dedicato alle figure di 6 grandi donne che hanno sfidato la mafia per amore, dignità, dolore, speranza e domanda di giustizia. Donne che sono diventate simbolo della lotta contro la criminalità organizzata, nelle cui vicende si rispecchiano momenti tragici della recente storia italiana.

La riduzione teatrale, curata da Margherita Rubino, racconta le storie di tre delle sei protagoniste del libro: Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato, ucciso nel 1978 per la sua scelta di libertà, che lo portò a contrapporsi alla mafia attraverso una delle prime radio locali siciliane, radio Aut, la cui morte venne a lungo attribuita a un fallito attentato terroristico, negando così lo stesso riconoscimento di crimine di mafia; Saveria Antiochia, madre di Roberto Antiochia, ucciso nel 1985 a Palermo mentre scortava il commissario Ninni Cassarà; Michela Buscemi, presente in sala, a cui furono uccisi due fratelli, successivamente testimone e parte civile al maxi processo alla mafia.

Dalle parole di dalla Chiesa e Rubino, interpretate con intensità da Lella Costa e Fabrizio Matteini, emergono personalità allo stesso tempo grandi e semplici, donne di statura straordinaria per coraggio, impegno civile, fiducia e speranza nella giustizia, ma molto vere e reali per affetti, fragilità, forza dei sentimenti.

In un teatro gremito, presenti i parenti delle vittime, di fronte ad una platea silenziosa e partecipe, i personaggi del libro di dalla Chiesa, già sulla carta straordinari eppure ricchi di umanità, hanno così preso vita, raccontando in prima e terza persona fatti, circostanze, avvenimenti di cui si conoscono forse gli elementi di cronaca nera o giudiziaria, ma che –  osservati dal punto di vista di chi li ha vissuti misurando sulla propria pelle il peso della tragedia e la forza della ribellione – assumono una dimensione completamente diversa e quasi epica.

Il pubblico, da parte sua, ha restituito al palco, con frequenti e commossi applausi, il senso di una partecipazione che raramente si vede a teatro.
Genova, 16 marzo 2012
Ultimo aggiornamento: 19/03/2012
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