La vicenda dei 100 milioni di euro dirottati dal progetto MoSe a favore del Porto di Venezia, per la realizzazione di una piattaforma off shore, è approdata oggi in Consiglio Comunale. Ne ha parlato il sindaco Marco Doria, rispondendo ad una interrogazione dei consiglieri Pastorino (Sel) e Simone Farello (Pd). La rivalità tra la Superba e la Serenissima, che da alcuni secoli sembrava relegata all’annuale Palio delle Repubbliche Marinare, dalla scorsa settimana è riemersa sulle pagine di tutti i quotidiani, a causa di un emendamento alla legge di Stabilità che, non a caso, è stato presentato da un deputato veneto Pier Paolo Baretta (Pd), e da un veneziano doc, l’ex ministro alla funzione pubblica Renato Brunetta (Pdl), e che assegna alla città della Laguna 5 milioni di finanziamenti nel 2013 e 95 milioni nel 2014, contro i 70 stanziati per tutti i porti italiani.
Fuoco alle polveri. Appresa la notizia Luigi Merlo, presidente del Porto di Genova e di Assoporti minacciava le dimissioni. Da Est, il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro Clini decidevano per il muro contro muro. Una sfida istituzionale che oggi in Sala Rossa il sindaco Marco Doria ha commentato così: “Il fatto è significativo in quanto si assegna ad un opera, il cui progetto non è stato valutato dal consiglio superiore dei lavori pubblici, né ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale, in quanto piattaforma off shore, una somma consistente di 100 milioni di euro superiore a quella che si prevede di stanziare per tutti i porti del Paese”.
Episodio significativo ma non definitivo, in quanto la decisione della Camera dovrà passare al vaglio del Senato prima di diventare legge. “Intanto a Palazzo San Giorgio – ha proseguito Doria – veniva approvato un piano triennale “povero”, in coerenza con i tagli già annunciati dal Governo, pur essendo il porto di Genova il primo scalo italiano, con una funzione strategica nell’economia nazionale”. Il confronto è presto fatto: 2 milioni di container movimentati sui moli del capoluogo ligure contro i 400 mila di Venezia. “Il Comitato Portuale di Genova – continua Doria - ha approvato un documento che sostiene cose molto semplici, prive di sentimenti campanilistici ma ispirate all’interesse generale. La prima è la rivendicazione di una congruità complessiva dei finanziamenti portuali. La seconda è la richiesta di una autonomia finanziaria dei porti italiani e, la terza, è che vengano seguite le stesse procedure di approvazione dei progetti, e cioè che non si possa, in sede di discussione parlamentare, finanziare opere portuali a discapito di altre”.
La preoccupazione è che la distribuzione delle risorse assegnate alla portualità avvenga in modo casuale. “E, soprattutto – ha concluso il sindaco - non devono essere finanziati progetti che non siano stati approvati dal consiglio superiore dei Lavori Pubblici e dal ministero dell’Ambiente”. Una questione di coerenza e correttezza.
Fuoco alle polveri. Appresa la notizia Luigi Merlo, presidente del Porto di Genova e di Assoporti minacciava le dimissioni. Da Est, il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro Clini decidevano per il muro contro muro. Una sfida istituzionale che oggi in Sala Rossa il sindaco Marco Doria ha commentato così: “Il fatto è significativo in quanto si assegna ad un opera, il cui progetto non è stato valutato dal consiglio superiore dei lavori pubblici, né ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale, in quanto piattaforma off shore, una somma consistente di 100 milioni di euro superiore a quella che si prevede di stanziare per tutti i porti del Paese”.
Episodio significativo ma non definitivo, in quanto la decisione della Camera dovrà passare al vaglio del Senato prima di diventare legge. “Intanto a Palazzo San Giorgio – ha proseguito Doria – veniva approvato un piano triennale “povero”, in coerenza con i tagli già annunciati dal Governo, pur essendo il porto di Genova il primo scalo italiano, con una funzione strategica nell’economia nazionale”. Il confronto è presto fatto: 2 milioni di container movimentati sui moli del capoluogo ligure contro i 400 mila di Venezia. “Il Comitato Portuale di Genova – continua Doria - ha approvato un documento che sostiene cose molto semplici, prive di sentimenti campanilistici ma ispirate all’interesse generale. La prima è la rivendicazione di una congruità complessiva dei finanziamenti portuali. La seconda è la richiesta di una autonomia finanziaria dei porti italiani e, la terza, è che vengano seguite le stesse procedure di approvazione dei progetti, e cioè che non si possa, in sede di discussione parlamentare, finanziare opere portuali a discapito di altre”.
La preoccupazione è che la distribuzione delle risorse assegnate alla portualità avvenga in modo casuale. “E, soprattutto – ha concluso il sindaco - non devono essere finanziati progetti che non siano stati approvati dal consiglio superiore dei Lavori Pubblici e dal ministero dell’Ambiente”. Una questione di coerenza e correttezza.