Il padrone di casa Piero Fossati, commissario straordinario della Provincia di Genova, cita nel suo saluto il Presidente Giorgio Napolitano e la sua lettera del 7 maggio, indirizzata al sindaco di Nichelino in occasione del riconoscimento della cittadinanza a minorenni residenti in Italia e figli di genitori stranieri. Iniziativa che, secondo Napolitano, “non ha un valore giuridico, ma solo simbolico”. E tuttavia ha “il merito di riconoscere le seconde generazioni come parte integrante della nostra società”. Altri comuni d’Italia hanno già seguito l’esempio della città piemontese. L’auspicio di Fossati è che si arrivi presto a una legge che preveda la cittadinanza per tutti i nati in Italia.
Nella Sala del Consiglio Provinciale è in corso la presentazione del rapporto Unicef "Facce d'Italia. Condizione e prospettive dei minorenni di origine straniera" http://www.unicef.it/doc/4292/facce-ditalia-condizione-e-prospettive-dei-minorenni-di-origine-straniera.htm , con la partecipazione, sotto la guida di Franco Cirio, presidente del Comitato Unicef della nostra città, di Maria Cristina Castellani dell’Università di Genova, di Esther Cuesta, Console Generale dell’Ecuador, delle docenti Daniela Malini dell’Istituto Alberghiero Bergese e Roberta Gallo della Primaria Da Passano e, in chiusura, di Francesco Lalla, Garante per l’Infanzia. È presente, in rappresentanza del Sindaco di Genova, il consigliere comunale Alberto Pandolfo.
Nel dibattito è centrale la questione della cittadinanza per i minori di origine straniera residenti in Italia, circa un milione, che non possono godere di questo diritto. Possono ottenerla, a patto di richiederla, quando diventano maggiorenni, ma le pratiche sono lente e non c’è la certezza del buon esito. A 18 anni «c’è la terra di nessuno – ci informa Castellani, docente di Pedagogia Interculturale – e può passare molto tempo, anche perché l’ufficio competente a esaminare la richiesta ha poco personale».
Castellani descrive la condizione di questi bambini e ragazzi, che in genere conoscono poco o per nulla, perlopiù attraverso i racconti dei genitori o dei nonni, il Paese d’origine, mentre sono ben ambientati in Italia, che sono portati a sentire come la propria patria.
La legge italiana non tiene conto di questo. « Eppure molti di noi non sono discendenti di genovesi; eppure viaggiare è nella natura dell’uomo…» e racconta, con un linguaggio adatto ai tanti bambini e ragazzi che riempiono la sala, degli italiani migranti, delle miniere del Belgio e di Ellis Island, l’isoletta di New York che un tempo riceveva i migranti e che oggi è sede di un museo che ricorda le vite e i viaggi di quei nostri avi, così come c’è un analogo museo al porto di partenza, Genova, al Galata Museo del Mare.
Elogia poi la nostra città, all’avanguardia nell’accoglienza dei minori stranieri, e le sue scuole, che hanno applicato in modo intelligente la “Circolare Gelmini” con cui il governo Berlusconi, nel gennaio 2010, ha imposto un tetto 30 per cento di allievi stranieri in ogni classe.
Le scuole genovesi hanno sfruttato la possibilità, prevista per alcuni casi dalla stessa norma, di agire in deroga al dettato della legge. Si è stabilito così che i bambini nati in Italia o immigrati in tenera età, garantendo una buona conoscenza della lingua italiana, non rientrino nella normativa.
Così si è evitato il rischio che lo sbarramento imposto dalla norma rischiasse di creare problemi alla frequenza scolastica di tanti bambini.
Cuesta, in un intervento vivace, racconta delle grandi trasformazioni in atto nella città di Genova, in cui la popolazione di origine ecuadoriana è quadruplicata nell’arco di 20 anni.
Attualmente i residenti sono circa 17 mila, con una netta prevalenza del sesso femminile, ma se consideriamo i figli di coppie italo-ecuadoriane, che hanno la nazionalità italiana, e un certo numero di numero di irregolari, si può fare una stima di 20 mila presenze sul territorio.
I minori sono molti e destinati ad aumentare: ben 4 mila sono iscritti a scuola.
In fasi di mutamento come questa, la tutela è assolutamente necessaria. «I bambini sono i soggetti deboli. Il Consolato ha la responsabilità di tutelarli e, per quanto gli compete e nel rispetto delle leggi italiane, lo fa».
Le migrazioni, dice, sono un processo storico, un fenomeno di carattere generale nella storia dell’umanità. «Ogni nazione è passata per una migrazione; ognuno di noi ha “un’altra origine”».
Invita a tenere conto di questo di fatto, la rappresentante dell’Ecuador, e ad appoggiare la proposta Unicef.
All’esterno della Sala del Consiglio è visibile una mostra fotografica di Zoila Bajaña, oggi cittadina italiana laureata in Servizio Sociale: 18 ritratti di splendidi bambini genovesi di nazionalità ecuadoriana, scelti tra quelli per cui è previsto un trattamento diverso da quello riservato alla maggior parte dei loro coetanei. Bambini appartenenti a quella popolazione di cui racconta “Il rap del diverso”, intonato al microfono in lingua spagnola da un giovanissimo studente di una delle nostre scuole.
Nella Sala del Consiglio Provinciale è in corso la presentazione del rapporto Unicef "Facce d'Italia. Condizione e prospettive dei minorenni di origine straniera" http://www.unicef.it/doc/4292/facce-ditalia-condizione-e-prospettive-dei-minorenni-di-origine-straniera.htm , con la partecipazione, sotto la guida di Franco Cirio, presidente del Comitato Unicef della nostra città, di Maria Cristina Castellani dell’Università di Genova, di Esther Cuesta, Console Generale dell’Ecuador, delle docenti Daniela Malini dell’Istituto Alberghiero Bergese e Roberta Gallo della Primaria Da Passano e, in chiusura, di Francesco Lalla, Garante per l’Infanzia. È presente, in rappresentanza del Sindaco di Genova, il consigliere comunale Alberto Pandolfo.
Nel dibattito è centrale la questione della cittadinanza per i minori di origine straniera residenti in Italia, circa un milione, che non possono godere di questo diritto. Possono ottenerla, a patto di richiederla, quando diventano maggiorenni, ma le pratiche sono lente e non c’è la certezza del buon esito. A 18 anni «c’è la terra di nessuno – ci informa Castellani, docente di Pedagogia Interculturale – e può passare molto tempo, anche perché l’ufficio competente a esaminare la richiesta ha poco personale».
Castellani descrive la condizione di questi bambini e ragazzi, che in genere conoscono poco o per nulla, perlopiù attraverso i racconti dei genitori o dei nonni, il Paese d’origine, mentre sono ben ambientati in Italia, che sono portati a sentire come la propria patria.
La legge italiana non tiene conto di questo. « Eppure molti di noi non sono discendenti di genovesi; eppure viaggiare è nella natura dell’uomo…» e racconta, con un linguaggio adatto ai tanti bambini e ragazzi che riempiono la sala, degli italiani migranti, delle miniere del Belgio e di Ellis Island, l’isoletta di New York che un tempo riceveva i migranti e che oggi è sede di un museo che ricorda le vite e i viaggi di quei nostri avi, così come c’è un analogo museo al porto di partenza, Genova, al Galata Museo del Mare.
Elogia poi la nostra città, all’avanguardia nell’accoglienza dei minori stranieri, e le sue scuole, che hanno applicato in modo intelligente la “Circolare Gelmini” con cui il governo Berlusconi, nel gennaio 2010, ha imposto un tetto 30 per cento di allievi stranieri in ogni classe.
Le scuole genovesi hanno sfruttato la possibilità, prevista per alcuni casi dalla stessa norma, di agire in deroga al dettato della legge. Si è stabilito così che i bambini nati in Italia o immigrati in tenera età, garantendo una buona conoscenza della lingua italiana, non rientrino nella normativa.
Così si è evitato il rischio che lo sbarramento imposto dalla norma rischiasse di creare problemi alla frequenza scolastica di tanti bambini.
Cuesta, in un intervento vivace, racconta delle grandi trasformazioni in atto nella città di Genova, in cui la popolazione di origine ecuadoriana è quadruplicata nell’arco di 20 anni.
Attualmente i residenti sono circa 17 mila, con una netta prevalenza del sesso femminile, ma se consideriamo i figli di coppie italo-ecuadoriane, che hanno la nazionalità italiana, e un certo numero di numero di irregolari, si può fare una stima di 20 mila presenze sul territorio.
I minori sono molti e destinati ad aumentare: ben 4 mila sono iscritti a scuola.
In fasi di mutamento come questa, la tutela è assolutamente necessaria. «I bambini sono i soggetti deboli. Il Consolato ha la responsabilità di tutelarli e, per quanto gli compete e nel rispetto delle leggi italiane, lo fa».
Le migrazioni, dice, sono un processo storico, un fenomeno di carattere generale nella storia dell’umanità. «Ogni nazione è passata per una migrazione; ognuno di noi ha “un’altra origine”».
Invita a tenere conto di questo di fatto, la rappresentante dell’Ecuador, e ad appoggiare la proposta Unicef.
All’esterno della Sala del Consiglio è visibile una mostra fotografica di Zoila Bajaña, oggi cittadina italiana laureata in Servizio Sociale: 18 ritratti di splendidi bambini genovesi di nazionalità ecuadoriana, scelti tra quelli per cui è previsto un trattamento diverso da quello riservato alla maggior parte dei loro coetanei. Bambini appartenenti a quella popolazione di cui racconta “Il rap del diverso”, intonato al microfono in lingua spagnola da un giovanissimo studente di una delle nostre scuole.