“Di fusione in fusione il Gruppo Iren (930 lavoratori circa ndr) taglia posti di lavoro, diminuisce investimenti e ricorre al precarito”. Così si legge su un volantino distribuito stamattina in via Garibaldi dai lavoratori dell’ex Amga. Le tute blu si sono date appuntamento davanti a Palazzo Tursi per partecipare ai lavori della Commissione consiliare che si occupa di Aziende Partecipate, convocata appositamente per discutere della loro situazione.
Dal fronte sindacale sale la preoccupazione per la scarsità di investimenti e i tagli dei posti di lavoro: “ Nel piano industriale, di cui si parla da molti mesi, – commenta Nicolò Bongiovanni della Rsu aziendale – non ci sono risorse per Genova, indispensabili per mantenere uno standard di sicurezza per cittadini e operai. Appaltare i lavori a ditte esterne significa perdere posti di lavoro e professionalità, ma anche qualità dei servizi erogati ai genovesi”. Dal momento che l’azienda si dimostra sorda al confronto con le organizzazioni sindacali, conclude il sindacalista, oggi i lavoratori chiedono al Comune una mediazione.
Ma Iren non ci sta. Non intende sottrarsi al confronto e commenta così: “Non è in discussione alcun esubero di personale per i lavoratori delle società del gruppo. Si tratta più semplicemente di una riduzione di personale prevista dal piano industriale che verrà raggiunta esclusivamente attraverso un piano di esodo agevolato volontario, con parziale ripristino del turn over. La necessaria razionalizzazione organizzativa, e una parziale esternalizzazione di attività a minore specializzazione, non pregiudicheranno in alcun modo i livelli di sicurezza e qualità del servizio alla cittadinanza”. La parola passa poi, nella veste da paciere, all’assessore al Ciclo delle acque, Carlo Senesi: “Il primo obiettivo dell’amministrazione è quello di riallacciare i rapporti tra lavoratori e l’azienda. Non va però dimenticato che la legge impone ai Comuni la cessione delle quote di partecipazione nelle aziende come Iren”. Sul banco degli imputati, sembra dire l’assessore, deve prendere posto chi a livello locale chiede più autonomia ma, a livello centrale, vota una legge che imporrà agli enti locali di non possedere più del 30 per cento delle quote societarie: “Se fosse già stata applicata questa normativa, fatta dal passato governo e, temo, non modificata dall’attuale – afferma Senesi - il Comune di Genova non potrebbe incidere in alcun modo sulla situazione, perché sarebbe socio di minoranza”.
Pur non brillando in investimenti sul territorio, Iren è stata costretta dalle logiche di mercato ad utilizzare imprese esterne per fare i lavori stradali per la posa delle tubature. “Dobbiamo gestire questa società evitando che perda il radicamento sul territorio. Si tratta – conclude Senesi - di mantenere questa posizione in cui c’è un controllo tecnico, ma anche un rapporto di fiducia e di collaborazione ”. Una situazione border- line, per dirla come gli inglesi, sulla quale però il Comune fissa due paletti: la qualità del servizio sul nostro territorio e l’occupazione.
Dal fronte sindacale sale la preoccupazione per la scarsità di investimenti e i tagli dei posti di lavoro: “ Nel piano industriale, di cui si parla da molti mesi, – commenta Nicolò Bongiovanni della Rsu aziendale – non ci sono risorse per Genova, indispensabili per mantenere uno standard di sicurezza per cittadini e operai. Appaltare i lavori a ditte esterne significa perdere posti di lavoro e professionalità, ma anche qualità dei servizi erogati ai genovesi”. Dal momento che l’azienda si dimostra sorda al confronto con le organizzazioni sindacali, conclude il sindacalista, oggi i lavoratori chiedono al Comune una mediazione.
Ma Iren non ci sta. Non intende sottrarsi al confronto e commenta così: “Non è in discussione alcun esubero di personale per i lavoratori delle società del gruppo. Si tratta più semplicemente di una riduzione di personale prevista dal piano industriale che verrà raggiunta esclusivamente attraverso un piano di esodo agevolato volontario, con parziale ripristino del turn over. La necessaria razionalizzazione organizzativa, e una parziale esternalizzazione di attività a minore specializzazione, non pregiudicheranno in alcun modo i livelli di sicurezza e qualità del servizio alla cittadinanza”. La parola passa poi, nella veste da paciere, all’assessore al Ciclo delle acque, Carlo Senesi: “Il primo obiettivo dell’amministrazione è quello di riallacciare i rapporti tra lavoratori e l’azienda. Non va però dimenticato che la legge impone ai Comuni la cessione delle quote di partecipazione nelle aziende come Iren”. Sul banco degli imputati, sembra dire l’assessore, deve prendere posto chi a livello locale chiede più autonomia ma, a livello centrale, vota una legge che imporrà agli enti locali di non possedere più del 30 per cento delle quote societarie: “Se fosse già stata applicata questa normativa, fatta dal passato governo e, temo, non modificata dall’attuale – afferma Senesi - il Comune di Genova non potrebbe incidere in alcun modo sulla situazione, perché sarebbe socio di minoranza”.
Pur non brillando in investimenti sul territorio, Iren è stata costretta dalle logiche di mercato ad utilizzare imprese esterne per fare i lavori stradali per la posa delle tubature. “Dobbiamo gestire questa società evitando che perda il radicamento sul territorio. Si tratta – conclude Senesi - di mantenere questa posizione in cui c’è un controllo tecnico, ma anche un rapporto di fiducia e di collaborazione ”. Una situazione border- line, per dirla come gli inglesi, sulla quale però il Comune fissa due paletti: la qualità del servizio sul nostro territorio e l’occupazione.