Mentre nel primo pomeriggio il Consiglio Comunale è in corso con l'esame degli art. 45, nell'atrio davanti alle porte che introducono il pubblico e la stampa nella Sala Rossa, il leader degli “anti-moschea”, Felice Ravalli parla con i giornalisti e sostiene, con toni agitati, che l'opposizione alla moschea è anche una scelta di sicurezza non solo per il quartiere del Lagaccio, ma anche per gli stessi musulmani. «Lo sanno loro – urla – che lì non si può costruire, che è pericoloso, che la costruzione scelta è su un pezzo di roccia e oltre non si può andare! Non ce l'abbiamo con voi – dice poi rivolto a un ragazzo – ce l'abbiamo con chi non capisce!». Questo lo guarda e sussurra: «Io capisco che questa diventa una guerra dei poveri diventa...».
Poco più in là l'imam di Genova Husein Salah emerge da un gruppo di uomini e di donne – molte coperte come impone la religione islamica - si avvia verso la bouvettina inseguito dagli scatti a raffica e dai flash dei fotografi.
Si ferma a rispondere a qualche domanda, con tono calmo e deciso. Il consiglio comunale deve ancora affrontare la discussione sulla moschea e c'è tempo per capire come andrà a finire.
Un bilancio dell'incontro che ha avuto a mezzogiorno con i capigruppo consiliari in vista della seduta di oggi? Quali impressioni ha ricavato?
Direi che è stato in incontro molto costruttivo. Ho illustrato il nostro percorso e le nostre motivazioni: a mio pare sono stati compresi. La situazione è chiara: abbiamo scelto un percorso di dialogo e di condivisione con la città, e questo darà i suoi frutti al più presto, entro marzo.
Lo ha capito dalle risposte che ha avuto dai capigruppo?
Loro mi hanno fatto delle domande, non hanno dato risposte. Qualcuno si è sbilanciato facendo capire che preferiva scelte alternative al Lagaccio, ma io penso che questa sia una scelta ormai fatta, non si può tornare indietro. D'altro canto ogni volta che si individua un posto c'è qualcuno che dice che la mosche va fatta ma non lì. Mi sembra un modo mascherato per dire sempre di no. Invece il tempo per fare delle scelte è stato abbastanza; se si può fare una scelta alternativa a questa in maniera rapida, che si concluda entro un mese io non chiudo la porta, ma dubito che possa succedere.
Quindi alla fine lei insiste sul Lagaccio.
Non ci sono i tempi per fare altro.
I tempi sono dettati da cosa, da quali scadenze?
Innanzitutto dalla scadenza di un iter amministrativo, che non mi pare cosa di poco conto...
La contestazione abbastanza vivace che alcuni cittadini del Lagaccio hanno portato qui a Tursi, non le fa pensare che la contrarietà della gente a questa soluzione sia reale?
No. Sono le stesse cinquanta persone che protestano, da sempre... In una città democratica ci sta che uno non sia d'accordo con la maggioranza. Stamattina sono stati ascoltati i rappresentanti delle associazioni del Lagaccio, che sono rappresentative di diverse categorie, e sono invece d'accordo con la costruzione della moschea.
Quindi lei è tranquillo, non teme marce indietro?
Assolutamente tranquillo.
Poco più in là l'imam di Genova Husein Salah emerge da un gruppo di uomini e di donne – molte coperte come impone la religione islamica - si avvia verso la bouvettina inseguito dagli scatti a raffica e dai flash dei fotografi.
Si ferma a rispondere a qualche domanda, con tono calmo e deciso. Il consiglio comunale deve ancora affrontare la discussione sulla moschea e c'è tempo per capire come andrà a finire.
Un bilancio dell'incontro che ha avuto a mezzogiorno con i capigruppo consiliari in vista della seduta di oggi? Quali impressioni ha ricavato?
Direi che è stato in incontro molto costruttivo. Ho illustrato il nostro percorso e le nostre motivazioni: a mio pare sono stati compresi. La situazione è chiara: abbiamo scelto un percorso di dialogo e di condivisione con la città, e questo darà i suoi frutti al più presto, entro marzo.
Lo ha capito dalle risposte che ha avuto dai capigruppo?
Loro mi hanno fatto delle domande, non hanno dato risposte. Qualcuno si è sbilanciato facendo capire che preferiva scelte alternative al Lagaccio, ma io penso che questa sia una scelta ormai fatta, non si può tornare indietro. D'altro canto ogni volta che si individua un posto c'è qualcuno che dice che la mosche va fatta ma non lì. Mi sembra un modo mascherato per dire sempre di no. Invece il tempo per fare delle scelte è stato abbastanza; se si può fare una scelta alternativa a questa in maniera rapida, che si concluda entro un mese io non chiudo la porta, ma dubito che possa succedere.
Quindi alla fine lei insiste sul Lagaccio.
Non ci sono i tempi per fare altro.
I tempi sono dettati da cosa, da quali scadenze?
Innanzitutto dalla scadenza di un iter amministrativo, che non mi pare cosa di poco conto...
La contestazione abbastanza vivace che alcuni cittadini del Lagaccio hanno portato qui a Tursi, non le fa pensare che la contrarietà della gente a questa soluzione sia reale?
No. Sono le stesse cinquanta persone che protestano, da sempre... In una città democratica ci sta che uno non sia d'accordo con la maggioranza. Stamattina sono stati ascoltati i rappresentanti delle associazioni del Lagaccio, che sono rappresentative di diverse categorie, e sono invece d'accordo con la costruzione della moschea.
Quindi lei è tranquillo, non teme marce indietro?
Assolutamente tranquillo.