Genova è notoriamente città che mugugna, ma non è afflitta da vittimismo demagogico. Quindi può dirselo chiaro, dieci anni dopo: ciò che ha ricevuto, in termini di risorse pubbliche, nella fase preparatoria di allestimento del vertice G8 del luglio 2001, è ben di più rispetto ai danni subiti a causa delle violenze.
Resta certamente il trauma, tanto dolore, un senso d’inquietudine perché la città fu laboratorio in quei giorni di commistioni improprie fra la destra di governo e gli apparati dello Stato preposti all’ordine pubblico. Ma la pacatezza del sindaco Pericu, insieme alla rettitudine di magistrati e avvocati genovesi, hanno aiutato la città a elaborare quel trauma senza perpetuarlo.
La furia squadristica dei black-block, ce lo ricordiamo bene, riuscì a sovrapporsi su un movimento no-global variegato e ricco di implicazioni culturali molto stimolanti, nella sua critica a una governance mondiale dominata dalla finanza speculativa. Due mesi dopo, l’11 settembre a New York, un trauma ben maggiore di quello vissuto a Genova soffocò il dibattito in cui i manifestanti pacifici avrebbero voluto coinvolgere i potenti della terra.
Il vertice del G8 genovese è per me legato a un ricordo personale: segnò l’inizio dell’avventura professionale de La7 come strumento d’informazione al di fuori degli schemi precostituiti dal duopolio monopolistico italiano, dominato dal “padrone di casa” Berlusconi.
Le nostre dirette dall’interno e dall’esterno della “zona rossa” conseguirono ascolti elevati e suscitarono un allarme nell’allarme. Tanto è vero che di lì a poco i nuovi azionisti subentrati nella proprietà, ci sollecitarono a rinunciare a quel piano ambizioso, definendolo velleitario e politicamente impraticabile.
Dieci anni dopo, noi ci stiamo togliendo delle belle soddisfazioni. Un po’ come i genovesi che in quei giorni mostrarono pazienza e spirito profondamente democratico. Potete andarne fieri.
Resta certamente il trauma, tanto dolore, un senso d’inquietudine perché la città fu laboratorio in quei giorni di commistioni improprie fra la destra di governo e gli apparati dello Stato preposti all’ordine pubblico. Ma la pacatezza del sindaco Pericu, insieme alla rettitudine di magistrati e avvocati genovesi, hanno aiutato la città a elaborare quel trauma senza perpetuarlo.
La furia squadristica dei black-block, ce lo ricordiamo bene, riuscì a sovrapporsi su un movimento no-global variegato e ricco di implicazioni culturali molto stimolanti, nella sua critica a una governance mondiale dominata dalla finanza speculativa. Due mesi dopo, l’11 settembre a New York, un trauma ben maggiore di quello vissuto a Genova soffocò il dibattito in cui i manifestanti pacifici avrebbero voluto coinvolgere i potenti della terra.
Il vertice del G8 genovese è per me legato a un ricordo personale: segnò l’inizio dell’avventura professionale de La7 come strumento d’informazione al di fuori degli schemi precostituiti dal duopolio monopolistico italiano, dominato dal “padrone di casa” Berlusconi.
Le nostre dirette dall’interno e dall’esterno della “zona rossa” conseguirono ascolti elevati e suscitarono un allarme nell’allarme. Tanto è vero che di lì a poco i nuovi azionisti subentrati nella proprietà, ci sollecitarono a rinunciare a quel piano ambizioso, definendolo velleitario e politicamente impraticabile.
Dieci anni dopo, noi ci stiamo togliendo delle belle soddisfazioni. Un po’ come i genovesi che in quei giorni mostrarono pazienza e spirito profondamente democratico. Potete andarne fieri.