Non poteva che iniziare con un’invocazione alla Dea Fortuna il 2012 di Genova e del Carlo Felice. Dopo le tormentate vicende del 2011, il teatro e la città ripartono dalla potenza espressiva dei Carmina Burana di cui “O Fortuna”, prologo e finale dell’opera, certamente il brano più conosciuto e apprezzato della cantata di Orff, rappresenta un augurio per l'anno nuovo più speranzoso.
Anziché proporre un classico come La marcia di Radetzky, l’Aida o il Bel Danubio Blu per il concerto di Capodanno 2012 è stata scelta un’opera molto nota anche ai non aficionados, nel tentativo, perfettamente riuscito, di avvicinarli alla musica colta.
E chi meglio poteva riuscire a rianimare il carattere di una città colpita come Genova, se non Fabio Luisi, genovese di Rivarolo, direttore d’orchestra di fama internazionale recentemente nominato Guest Director del Metropolitan Opera House di Manhattan? Nato a Genova nel ‘59, frequenta il Liceo Colombo e si forma musicalmente al conservatorio Paganini di Genova. Nell’83 diviene direttore d’orchestra. Il suo nome, in pochi anni, risuona nei grandi teatri d’Europa, soprattutto in Austria e Germania, fino a culminare nella direzione, dal 2011, di una delle istituzioni musicali più importanti nel mondo sulla scia di Arturo Toscanini, ultimo italiano a dirigere la prestigiosa orchestra newyorkese dal 1905 al 1915.
Dietro i suoi occhialini da economista anglosassone che gli conferiscono un’aria distinta e seriosa, il maestro lascia trasparire un’energia travolgente capace di espandersi a tutti gli orchestrali e di tirare fuori da loro il meglio di sé. Impossibile non notare la mano e il piglio di Luisi che hanno regalato una versione dei Carmina Burana particolarmente brillante dal punto di vista acustico, con fiati e violini in grande evidenza, che il pubblico ha molto apprezzato.
Un Carlo Felice strapieno ed entusiasta ha concesso lunghi e scroscianti applausi chiedendo a gran voce il bis e magari un brano di De Andrè, vista la recente reinterpretazione in chiave classica di alcune sue canzoni da parte della London Sinphony Orchestra, ma così non è stato.
“A Fabio Luisi che, attraverso le proprie radici liguri, ha offerto con generosità al mondo intero, fin oltre oceano, i fiori della sua straordinaria creatività, distinguendosi non solo per le sue capacità di artista, ma anche per le sue qualità di uomo”: con queste motivazioni, a termine del concerto, il Sindaco Marta Vincenzi ha consegnato nelle mani del maestro il “quartaro d’oro”( una riproduzione di un’antica moneta genovese), il ricoscimento dedicato alla memoria del compianto cantautore genovese, che intende premiare chi, nei diversi rami della cultura, contribuisca a far conoscere la tradizione ligure al di fuori dei confini regionali.
L’assessore alla Cultura del Comune di Genova Andrea Ranieri, nel ringraziare Luisi, ha voluto evidenziare il sottile legame che unisce la poetica dei Carmina Burana a quella di Fabrizio De Andrè: «I Carmina non sono che canti laici scritti dai chierici viandanti del tredicesimo secolo. Si tratta quindi di poesia popolare e per questo motivo De Andrè può essere considerato l’ultimo dei chierici viandanti».
Luisi dal canto suo è apparso visibilmente emozionato a dimostrazione della sua genovesità e prima di ripartire per New York, dove lo attende “Il crepuscolo degli dei” di Wagner, ha voluto ringraziare affettuosamente tutto il personale del Carlo Felice dicendo: «Grazie ai sacrifici di chi ci ha permesso di essere qui, ai miei amici orchestrali, al coro, alle maestranze del teatro e al pubblico che nei momenti difficili, per la verità non ancora terminati, ha aiutato il teatro. Per voi ci sarò sempre. E perché il teatro continui a funzionare servono accuratezza, modestia entusiasmo ed energia».
Anziché proporre un classico come La marcia di Radetzky, l’Aida o il Bel Danubio Blu per il concerto di Capodanno 2012 è stata scelta un’opera molto nota anche ai non aficionados, nel tentativo, perfettamente riuscito, di avvicinarli alla musica colta.
E chi meglio poteva riuscire a rianimare il carattere di una città colpita come Genova, se non Fabio Luisi, genovese di Rivarolo, direttore d’orchestra di fama internazionale recentemente nominato Guest Director del Metropolitan Opera House di Manhattan? Nato a Genova nel ‘59, frequenta il Liceo Colombo e si forma musicalmente al conservatorio Paganini di Genova. Nell’83 diviene direttore d’orchestra. Il suo nome, in pochi anni, risuona nei grandi teatri d’Europa, soprattutto in Austria e Germania, fino a culminare nella direzione, dal 2011, di una delle istituzioni musicali più importanti nel mondo sulla scia di Arturo Toscanini, ultimo italiano a dirigere la prestigiosa orchestra newyorkese dal 1905 al 1915.
Dietro i suoi occhialini da economista anglosassone che gli conferiscono un’aria distinta e seriosa, il maestro lascia trasparire un’energia travolgente capace di espandersi a tutti gli orchestrali e di tirare fuori da loro il meglio di sé. Impossibile non notare la mano e il piglio di Luisi che hanno regalato una versione dei Carmina Burana particolarmente brillante dal punto di vista acustico, con fiati e violini in grande evidenza, che il pubblico ha molto apprezzato.
Un Carlo Felice strapieno ed entusiasta ha concesso lunghi e scroscianti applausi chiedendo a gran voce il bis e magari un brano di De Andrè, vista la recente reinterpretazione in chiave classica di alcune sue canzoni da parte della London Sinphony Orchestra, ma così non è stato.
“A Fabio Luisi che, attraverso le proprie radici liguri, ha offerto con generosità al mondo intero, fin oltre oceano, i fiori della sua straordinaria creatività, distinguendosi non solo per le sue capacità di artista, ma anche per le sue qualità di uomo”: con queste motivazioni, a termine del concerto, il Sindaco Marta Vincenzi ha consegnato nelle mani del maestro il “quartaro d’oro”( una riproduzione di un’antica moneta genovese), il ricoscimento dedicato alla memoria del compianto cantautore genovese, che intende premiare chi, nei diversi rami della cultura, contribuisca a far conoscere la tradizione ligure al di fuori dei confini regionali.
L’assessore alla Cultura del Comune di Genova Andrea Ranieri, nel ringraziare Luisi, ha voluto evidenziare il sottile legame che unisce la poetica dei Carmina Burana a quella di Fabrizio De Andrè: «I Carmina non sono che canti laici scritti dai chierici viandanti del tredicesimo secolo. Si tratta quindi di poesia popolare e per questo motivo De Andrè può essere considerato l’ultimo dei chierici viandanti».
Luisi dal canto suo è apparso visibilmente emozionato a dimostrazione della sua genovesità e prima di ripartire per New York, dove lo attende “Il crepuscolo degli dei” di Wagner, ha voluto ringraziare affettuosamente tutto il personale del Carlo Felice dicendo: «Grazie ai sacrifici di chi ci ha permesso di essere qui, ai miei amici orchestrali, al coro, alle maestranze del teatro e al pubblico che nei momenti difficili, per la verità non ancora terminati, ha aiutato il teatro. Per voi ci sarò sempre. E perché il teatro continui a funzionare servono accuratezza, modestia entusiasmo ed energia».