In piazza della Nunziata il lungo corteo si è fermato. Per l'ultimo tratto di strada don Gallo è stato portato a spalle. Il sindaco lo ha seguito fino alla chiesa del Carmine dove ad attenderlo era il gonfalone di Genova, accanto a quello della Regione Liguria.
Applausi e visi chiaramente commossi hanno salutato l'uscita del feretro di Don Gallo dalla chiesa del Carmine. Così gli "ultimi", gli "amici fragili" gli "invisibili" hanno salutato per l'ultima volta il loro "prete di strada". Prima della benedizione della bara da parte del cardinale Angelo Bagnasco il saluto di Don Luigi Ciotti, che lo ha voluto ricordare con le parole di Papa Francesco: "no ai cristiani da salotto". "Lui era - ha detto il fondatore di Libera - innamorato di Dio, saldava la Terra con il Cielo". Don Ciotti ha sottolineato, tra gli applausi, l'importanza dei simboli "in cui don Gallo credeva maggiormente: la Bibbia e la Costituzione".
Sul sagrato della chiesa il sindaco Marco Doria, prima di Moni Ovadia, ha ricordato la profonda coerenza che, in don Gallo, hanno sempre legato il sacerdote, il cittadino e l'uomo. "Provo timidezza a parlare di una persona come lui", ha esordito Doria, che ha poi citato parole dette o scritte dallo stesso don Andrea. Il prete fedele al Vangelo, il cittadino ispirato alla Costituzione, l'uomo dalla fede fortissima che non imponeva modelli ma incoraggiava l'altro a trovare la propria strada. Don Gallo intendeva la chiesa come ecclesia, comunità, era profondamente sacerdote e amava la Chiesa ispirandosi al Concilio. Non sopportava le etichette e, a questo proposito, ricordava il giudizio di un grande vescovo conciliare, il brasiliano Camara, il quale aveva osservato: "se distribuisco piatti di minestra ai poveri mi dicono santo, se chiedo le cause di quella povertà mi dicono comunista". Doria ha ricordato che l'impegno per la giustizia sociale era anche la ragione del suo essere cittadino e la Costituzione, nata dalla Resistenza nella quale fu coinvolto da ragazzo, ne costituiva il riferimento fondamentale.
Oltre al sindaco Marco Doria, alla cerimonia hanno preso parte il prefetto di Genova, Giovanni Balsamo e il presidente della giunta regionale, Claudio Burlando. I movimenti no tav, i "camalli" del porto, e personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport.
Applausi e visi chiaramente commossi hanno salutato l'uscita del feretro di Don Gallo dalla chiesa del Carmine. Così gli "ultimi", gli "amici fragili" gli "invisibili" hanno salutato per l'ultima volta il loro "prete di strada". Prima della benedizione della bara da parte del cardinale Angelo Bagnasco il saluto di Don Luigi Ciotti, che lo ha voluto ricordare con le parole di Papa Francesco: "no ai cristiani da salotto". "Lui era - ha detto il fondatore di Libera - innamorato di Dio, saldava la Terra con il Cielo". Don Ciotti ha sottolineato, tra gli applausi, l'importanza dei simboli "in cui don Gallo credeva maggiormente: la Bibbia e la Costituzione".
Sul sagrato della chiesa il sindaco Marco Doria, prima di Moni Ovadia, ha ricordato la profonda coerenza che, in don Gallo, hanno sempre legato il sacerdote, il cittadino e l'uomo. "Provo timidezza a parlare di una persona come lui", ha esordito Doria, che ha poi citato parole dette o scritte dallo stesso don Andrea. Il prete fedele al Vangelo, il cittadino ispirato alla Costituzione, l'uomo dalla fede fortissima che non imponeva modelli ma incoraggiava l'altro a trovare la propria strada. Don Gallo intendeva la chiesa come ecclesia, comunità, era profondamente sacerdote e amava la Chiesa ispirandosi al Concilio. Non sopportava le etichette e, a questo proposito, ricordava il giudizio di un grande vescovo conciliare, il brasiliano Camara, il quale aveva osservato: "se distribuisco piatti di minestra ai poveri mi dicono santo, se chiedo le cause di quella povertà mi dicono comunista". Doria ha ricordato che l'impegno per la giustizia sociale era anche la ragione del suo essere cittadino e la Costituzione, nata dalla Resistenza nella quale fu coinvolto da ragazzo, ne costituiva il riferimento fondamentale.
Oltre al sindaco Marco Doria, alla cerimonia hanno preso parte il prefetto di Genova, Giovanni Balsamo e il presidente della giunta regionale, Claudio Burlando. I movimenti no tav, i "camalli" del porto, e personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport.